Dentro ogni numero di telefono ci sono una, tante storie. Storie di vita e di affetto. Di abbracci lontani , dati e sepolti. Ci sono numeri che componiamo di rado perché la vita cambia e si porta vie le persone.
Dentro ogni numero di telefono ci sono una, tante storie. Storie di vita e di affetto. Di abbracci lontani , dati e sepolti. Ci sono numeri che componiamo di rado perché la vita cambia e si porta vie le persone.
Approfittare senza sfruttare è sostenersi. Appoggiarsi come fa la Natura nei suoi molteplici esempi. Il bastone è anche questo. Essere di bastone a qualcuno è guidarlo e allo stesso tempo reggere su sé stessi il peso del mondo.
Il serpente associato all'Uovo è il simbolo della rigenerazione. Lo accostiamo pertanto e alla formula massonica del Vitriol, e al Cristo Risorto. La via di tramite è la lettura ermetica dell'Inri, l'iscrizione sulla Croce.
La Pasqua è passaggio. Pass-Qua è andare verso in un incontro. È proiettarsi nella luce dell'Aldilà non solo con tutto sé stessi ma portando dentro coloro che amiamo, affinché la nostra luce possa coinvolgerli.
Ogni rinascita è sempre preceduta dal silenzio. Nel silenzio trova radice ogni mistero. Il silenzio che anticipa la rinascita prepara al mistero inviolabile che è custodito nelle cose ed è il tesoro di ogni divina creatura. Il silenzio è quanto non dice ma parla e in questo lo leghiamo al Sacro Mistero. È il Cristo che riposa lavato di ogni affanno nel sepolcro e si prepara a ritornare al Padre.
La vera liberazione è dal corpo e ogni liberazione ha in sé un mistero.
Chiamiamo luoghi quegli spazi che possiedono un'anima e che sono dentro l'anima. Spazi in cui si entra e si esce attraverso la luce e che non conoscono la tenebra. Gli altri sono solo posti, circoscrivibili all'interno di paesaggi anche solo umani, in cui andarsi a svagare o amabilmente a rilassare.
Dal tempio pagano al tempio cristiano
La dott.ssa ippolita Sicoli, Responsabile delle rubriche di Arte Cultura e Spettacolo de "il Centro Tirreno" invita i suoi lettori il 24 novembre alle 17:00, presso la sede Uniter di Lamezia Terme in via Misiani 4bis, al suo incontro "Dal tempio pagano al tempio cristiano".
Quando pronunciamo la parola "corpo" ci riferiamo a qualcosa di integro e completo. Abbiamo già visto l'attinenza che unisce integro a compiuto. Il corpo è ciò che non presenta sbavature ma che nelle anime sante splende di luce e riflessi.
Il termine "corpo" si presta a diversi significati e interpretazioni. Abbiamo visto che scomponendo il termine otteniamo "cuore" e "palude o periferia" che determinano difatti la sostanza di una città. Il corpo è anche il nemico dell'anima nella contrapposizione tra fisicità e invisibile. La dicotomia di corpo e anima è alla base delle altre forme di diade come ad esempio Amore e Psiche.
Sul significato di "corpo" ci sarebbe molto da dire. Esso difatti si presta a svariate interpretazioni anche per la derivazione incerta. L'etimo "corpo" dovrebbe ricondurci alla radice sanscrita KRP che ritroviamo in "creare" e in "comporre".
La lingua inglese oltre ad essere avvantaggiata da una struttura grammaticale semplice, si presta ad essere acquisita in virtù del suo carattere onomatopeico che conduce a un'assimilazione rapida. La velocità con cui oggi immagazziniamo dati e informazioni deve essere sorretta da una lingua scorrevole e guizzante che stimoli la metabolizzazione di un fatto in tempo reale.
Tutto nasce dal giallo sembra urlarci la Natura. Il gallo sembra ricordarcelo rivolgendo la nostra attenzione sul tuorlo dell'uovo che racchiude il seme della nuova vita. Alla domanda se è nato prima l'uovo o la gallina, forse la saggezza antica infusa nei giochi industriosi della lingua italiana ci consiglia di rispondere "nessuno dei due".
Siamo echi di una sorgente di luce lontana che richiamiamo a noi coi suoni delle parole. Le parole come agglomerati di suoni sono quanto ci resta di chi siamo stati. Sono i campanelli che ci risvegliano dal torpore antico.
Da quando hanno smesso di testare i farmaci sugli animali, hanno iniziato con le persone. Mi viene da pensare che questa cultura di esagerato rispetto per gli animali venga manipolata dall'alto a fini torbidi, destinati a macabre ricadute sul genere umano che porterebbero a uno sfoltimento della popolazione mondiale.
La vita è un continuo riemergere dalle zone in ombra e allora si prova sollievo. È un rimanere giù negli abissi senza riuscire a vederli e a guardarsi dentro. La vita vera è in quei frammenti incalcolabili in cui afferriamo il respiro di ciò che ci viene nascosto perché ancora non per noi.
La giornata di San Valentino dovrebbe essere l'occasione per tutti di riflettere sul significato di Amore e su quello che ognuno a riguardo è disposto a dare e a ricevere. Andando ben al di là dell'isola felice e delle cene da favola che molte coppie di accingono a ricrearsi.
"Anfora" significa "con due anse" ed è, come da me già riferito, la rappresentazione della donna in rapporto alla sua funzione. I due manici sottolineano l'ampiezza del recipiente e i fianchi della donna che un tempo erano particolarmente apprezzati per la loro rotondità.
"Portogallo" significa "porto dei Galli". I Galli ( Galati) antico popolo della Gallia ( attuale Francia) erano noti per essere strenui difensori del loro territorio, nonché abili conquistatori. L'italiana Senigallia prende di fatto il nome da loro.
Il vaso anfora ricorda la donna per conformazione. Nell'anfora invece che nel vaso venivano inseriti i liquidi puri e destinati all'abbeveramento, oppure olii preziosi. Nell'interno dell'anfora c'è quanto va protetto e l'acqua e il vino, quest'ultimo poi trasferito nei successivi otri ricavati dalla cucitura delle pelli di capra che ha ispirato le zampogne.
"Fame" ha la stessa radice di "fiamma" e di "femmina". Avere fame di vita significa desiderare di godere intensamente della vita nei suoi aspetti soprattutto più libidinosi. La femmina è associata al sesso e a tutto ciò che spinge l'attività umana sul piano orizzontale.
L'anima gemella prescinde dall'attrazione fisica ed è su questo che le culture di ogni tempo si sono confrontate, cercando di trovare giustificazioni plausibili anche ai tradimenti.
Testo significa "vaso" perché raccoglie e conserva contenuti. Anche la parola "testicolo" ha la stessa origine. I testicoli erano considerati vasi piccoli che contengono semi. La desinenza latina "culum" ha il suo valore relativo non tanto al diminutivo che rappresenta ma alla provenienza.
La morte rivela quello che siamo riconducendoci all'essenziale. È quanto ci rivela lo scheletro prosciugato di muscoli e carne. Lo stesso fa il teschio la cui radice etimologica ci fa approdare e al testum: "vaso di coccio" e alla più plausibile "teca" sempre col valore di contenitore.
Maria conserva dentro di sé e medita. Per capire l'atteggiamento della Madonna dalla nascita del Figlio, dobbiamo innanzitutto considerare che lei mettendo alla luce Gesù che si rivelerà il Cristo, chi lei ben sa, è assurta a divinità, adempiendo il contrario di quanto si verifica al Padre Celeste incarnatosi nel Figlio.
Il vaso è la base da cui tutto è partito. Nel vaso che è rappresentazione del Cosmo, Dio ha trasferito se stesso. La prima conformazione di vaso è quella semplice, panciuta. Il vaso anfora subentra successivamente con i due bracci che ricalcano i fianchi rigonfi della donna fertile. Il vaso è il principio di Dio che traspone se stesso nella creazione.
L'incontro tra il re Pescatore e Parsifal è descritto nel romanzo di Cretienne de Troyes. Il nome Cretienne era molto diffuso nelle Francia medievale, come variante di Christian. In molti ravvisano una relazione tra il nome Cretienne e il dispregiativo italiano "cretino".
Pescatore e pesce si equivalgono. Il mare bagna chi lavora a contatto con esso e anticamente questo faceva sì che il pescatore fosse considerato anticamente una figura sacra. Il pescatore è colui che non si separa mai dal liquido amniotico che lo preserva dall'impurità della vita terrena. È come se fosse in contatto con un altro cielo, fluido e misterioso.
Sul legame tra l'ebbrezza e il Sacro mi sono già occupata ampiamente, prestando attenzione, laddove fosse opportuno, a contestualizzare le posizioni e gli atteggiamenti osservati, di cultura in cultura.
Non è un caso che Santa Brigida patrona d'Irlanda ricorra l'1 febbraio, il giorno prima della Candelora. L'accostamento della Sapienza alla luce lo ritroviamo non solo nell'attributo di eccelsa riferito alla santa in questione, ma anche nella derivazione del nome secondo la radice greca che unisce la sapienza alla luce.
In celtico Ambrogio è Emrys tradotto anche come Merlino. Ambrogio è il celta mago Merlino traslato a vescovo cristiano. In gaelico Emrys è Myrddin che significa appunto "mago" dalle radici im-mi (imago da cui immagine) e rddin: vedere.
La dea Vesta è strettamente connessa già nel nome al rito di accensione del fuoco. La parola Vesta la connettiamo al termine Estate che ha il suo significato in Essere così come in Bruciare. Siamo presenti con la consapevolezza più piena di noi stessi, nel momento in cui bruciamo la dimensione del tempo.
L'identificazione del vuoto col nulla è quanto accade ai nostri giorni. La mente umana si sta talmente raffinando da sconnettersi da tutto il sapere antico che aveva l'impronta di certezza. Il vuoto implica il concetto di dilatazione ed espansione attraverso cui si compie l'azione creatrice di Dio.
Sul concetto di vuoto s'innesta il dibattito medievale sul fronte etico e teologico. Più che in termini di metafisica, in rapporto al Medioevo dovremmo esprimerci con termini di derivazione teologica in quanto ben chiaro è il riferimento al Dio della fede.
È del male odierno associare il vuoto a una condizione di inermità asfissiante. Il vuoto interiore si traduce nella forma di nichilismo che vivono tanti artisti ed è stimolata dall'impossibilità di trovare un varco nella solitudine. Il vuoto è il nonsenso esteriore venuto a galla nella dilatazione della società sorretta da legami sempre più lenti e ossidati.
Chi legge, è figlio degli alberi. Ha braccia tese ovunque, non per proteggersi o attaccare, ma per estendersi. È bella l'associazione del finito che cerca di costruirsi le sue aperture e di tracciare nuove vie di respiro per sé stesso e per gli altri.
Prima dell'anno Mille, il Medioevo era molto legato allo spirito paleocristiano d'ispirazione bizantina. Il contatto con le stelle e gli astri sono manifestazione diretta della venuta di Cristo e della presenza di Dio che pervade la vita nel Cosmo.
L'uomo, illudendosi di arrivare a conoscersi, ha cercato di circuire Dio. Circuire Dio è equivalso a limitare la propria libertà espressiva.
Se il ricordo è precipitare in sé stessi, la nostalgia è mantenersi sulla corda di confine tra la dimensione prima del tempo e quella in cui siamo. Esiste la soglia in ogni caso, ad accomunare entrambi e la soglia guarda verso l'interno del fuoco, nel primo caso. Su un paesaggio bellissimo nel secondo, in cui lo sguardo si perde.
Dove c'è Dio c'è l'amore e il cuore è il suo centro. Il cuore con la sua simmetria a foglio che si ripiega raccoglie le storie vissute interiormente e le conserva, a volte le tramanda in terza persona, per sottrarsi a pettegolezzi e invidia attraverso il ricorso all'universale.
Lo spirito indipendentista dell'Inghilterra lo ritroviamo ben evidenziato nella decisione impugnata di slegarsi dall'autorità papale. Lo scisma d'Occidente e l'istituzione della Chiesa Anglicana nasce però da radici più profonde.
Vedere l'altro come rifugio è un'ingenuità che nel Medioevo i meno accorti commettevano. Come una medaglia la luce aveva il suo triste opposto che spesso nei rapporti umani non mostrava. Il mito era il luogo del raccoglimento dove tutto si rendeva possibile e dove era possibile costruirsi una dimensione lontana da padri e mariti padroni.
Anche la nostalgia è una forma di rimembranza. Ci chiama ciò che ci appartiene già sottoforma di impronta, ombra di luce e che a tratti ci lascia sussultare, spingedoci a travalicare il tempo e ci fa sentire qui e lì contemporaneamente e a questo non sappiamo dare spiegazione.
Ogni epoca s'impone puntando sulla propaganda che a sua volta si basa su un doppio registro: ufficiale e ufficioso. Il Medioevo non fa eccezione e l'apparato iconografico tende a rimandarci il suo aspetto ufficiale. Come già detto, l'azione mantiene l'uomo nella dimensione di purezza, come l'etimologia suggerisce ("purezza" dal greco "pur-puros=fuoco).
Convertire l'ebbrezza delle emozioni e l'estasi estetica in santità è la prerogativa del Medioevo restio a concepire i piaceri legati alla dimensione umana e quindi, non necessariamente sbagliati. L'uomo è la bestia se non contiene i suoi istinti primari di istigazione ai peccati.
L'Avvento è il periodo che ci prepara alla venuta dell'Emmanuele, di Dio tra noi. Venire è altro da tornare. E' l'incontro che si rende palese insieme allo spirito di comunione. L'Avvento prepara a questo, ad accogliere chi viene per noi.
La vita è ciò che ci sfugge proprio mentre lo viviamo. Essere presenti equivale ad essere assenti e la morte è il sorriso della vita. È la rosa che ci invita sotto le sue spoglie di bellezza a cogliere e comprendere prima che tutto precipiti in vaghezza e nell'oblio.
La rosa è un simbolo vissuto. Nel Medioevo è promessa di amore per l'eternità. Tra le varie compagnie dell'epoca menzionate ancora oggi c'è la Compagnia della Rosa Bianca simbolo di purezza. La rosa ha una costruzione a incastro dei petali che convergono verso il centro, suggerendo il ciclo di incarnazioni in cui le anime gemelle si tengono per mano prima di raggiungere la luce di Dio.
È curioso come proprio nel Medioevo le distanze fossero colmate dal sentimento del Sacro capace di avvicinare persone distanti. E in questo trova compimento la rilettura dei nostoi omerici.
L'autorità divina si esprime nel mantello che ritroviamo tra i motivi iconografici del Centro Nord Europa. Il dio germanico e norreno Mani evidenzia la doppia realtà delle mani e proprio sul doppio è incentrata la cultura simbolica medievale.
Il presente è il luogo della preghiera e dell'incontro con Dio.
Pregare e Ora si appartengono, perché con la preghiera siamo nel Presente, ossia in noi stessi. L'ora è il momento che tutto raccoglie, l'eredità e chi siamo, ponendo le basi del nostro futuro.
Il mantello è un accessorio dell'abbigliamento tradizionale dei popoli montani. Lo ritroviamo riferito ai briganti, ai pastori e agli zampognari. Il mantello rimanda al triangolo superiore dei monti e suggerisce l'esigenza di protezione.
Non esiste cavaliere che si rispetti che non abbia il mantello. Il Medioevo eredita dal vecchio Impero Romano l'importanza attribuita al mantello indossato dagli alti uomini di stato. Chi è insignito di un'investitura sacra o di un titolo prestigioso indossa il mantello che venne consegnato a Gesù insieme alla corona di spine, a mo' di scherno.
Il mantello appartiene al patrimonio iconografico calabrese, in quanto mistico e ascetico impregnano questo territorio da tempi immemori. Non sempre l'ascetismo e il misticismo sono attributi esclusivamente cristiani. Li ritroviamo in ogni religione e in chi superi il concetto di religione stessa.
Anticamente il rumore era associato al caos e il caos a sua volta riconduceva o alle guerre o alla violenza perpetrata dalla Natura tramite cataclismi ed eventi estremi. Erano soliti i nostri predecessori inginocchiarsi e poggiare l'orecchio al suolo per cogliere il rumore dei soldati in arrivo e preparare le loro abitazioni alle orde di vandali e saccheggiatori.
La sottomissione della donna al marito ha sicuramente contribuito allo sviluppo delle virtù della donna celebrate dallo Stilnovismo. La discrezione, la grazia e la pazienza differenziano le nobildonne dalle popolane.
La calligrafia immette nella concezione di bellezza legata alla scrittura. Il concetto di bella scrittura risale all'antichità, a prima che la scrittura per come la conosciamo oggi facesse la sua comparsa sulla scena del mondo.
L'uomo vivendo spiritualmente in contatto con Dio ricrea il tempo e si ricrea nello spazio. È quanto succede nel Medioevo. I luoghi e il tempo diventano quelli in cui ci si ritrova ricalcando le grandi gesta di eroi e divinità, queste ultime rapite dai loro contesti e rivisitate nell'ottica del dio cristiano.
In rapporto al discorso fatto sul tempo, possiamo ben comprendere che la luna nel Medioevo non è percepita come creatura a sé stante ma come specchio della luce di Dio. Il nostro satellite si trova così nella condizione di perdere la sua autonoma regalità, e di conseguenza, l'insieme di riti che la vedevano protagonista con il calendario lunare viene ad essere ribaltato.
Ci sono simboli che non possono essere preclusi e diventano parte integrante di una comunità rappresentandola in tutto.
Ciò che divide unisce e i simboli non sembrano fare alcuna eccezione a questo principio. L'arte esprime il mezzo con cui purgarsi dalle brutture del mondo e l'immagine del fiume sembra calcare questo bisogno. Il fiume scorrendo lava, facendosi esso stesso ponte tra principio e fine.
La caratteristica del ponte è in genere il camminamento in altezza che unisce o separa due sponde, due pareti rocciose o altro. Il carattere di altezza lo ritroviamo in relazione al ponte, in inglese "bridge", che ci conduce alla radice di Brigit, la dea della Sapienza, col significato di "alto, sovrastante". È questo uno degli attributi del ponte levatoio.
ll Natale ci regala atmosfere uniche anche per l'atmosfera che effonde di una penombra di luce che sa rilasciare con l'albero o il presepe. Questo effetto di caldo tepore ci collega al racconto riportato nelle Scritture relativo all'ombra di Dio che avvolge la Madonna resa sua sposa.
Stiamo perdendo il senso delle cose. Gli odori dell'inverno e i suoi silenzi. Non è libertà ciò che uccide il carattere delle cose e la vivida oscurità che le abbraccia. Siamo contenuti in bolle di atmosfere ciascuna legata a ciascun momento sospeso nel morbido fruscio del vento che se li porta via.
Fiamma e femmina si appartengono. La fiamma attrae e procura desiderio. "Vecchia fiamma" sta per una passione ormai estinta. La fiamma del fuoco traduce la sua espressione vitale che leghiamo alla radice "hum" che indica fertilità. La fiamma legata al Sacro Cuore di Gesù ci introduce al significato cristiano del camino che associa lo spazio ristretto di un angolo alla preghiera.
E quando manca il focolare, la tavola rotonda col centrotavola rotondo anch'esso, lo supplisce. La tavola dal formato rotondo non solo mette tutti i commensali a proprio agio, invitandoli all'armonia, perché senza spigoli, ma proverbialmente azzera distinzioni e gerarchie.
Pregare è riscoprire il senso della comunione. Nella comunione esiste il presente e la preghiera riporta al centro del cuore chi non è più con noi in questa vita. Attraverso la preghiera scavalchiamo le barricate del tempo e riassaporiamo il valore dell'unità.
Pregare più che chiedere è una forma di esaudimento. Diciamo "Prego" di risposta al grazie, a conclusione di una richiesta indiretta o velata, comunque raggiunta.
È già una vera fortuna poter dire di averle vissute infanzia e vecchiaia, perché tanti si ritrovano adulti già da bambini e altri ancora si spengono che sono giovani gemme. È una fortuna poter dire ho vissuto questo e sono diventato quest'altro.
I nani lavorano mentre noi dormiamo. Sono gli ingranaggi delle nostre cellule che mentre riposiamo svolgono il loro minuzioso e minuto lavoro. Ciò che è estremamente piccolo ci conduce all'invisibile.
Ciò che è piccolo è curato, limato, coccolato dalle mani. Mani e nani vanno di comune accordo e forse dalla radice greca di nano, piccolo, deriva anche mano. La mano è un grappolo disteso in cui ogni acino fa la sua parte e collabora con gli altri.
I primi esempi di colonna sono rappresentati dai tronchi degli alberi. Ciò spiega la loro forma circolare montata su un basamento quadrato che riproduce il contrasto operato dal disordine delle radici. Nell'albero si traduce la varietà delle forme che ritroviamo nel mondo empirico, dove ogni elemento partecipa all'armonia del tutto e ad essa riconduce.
I profumi che ritornano hanno un sapore dolce e tanto struggente. Sono il dolore che non vorremmo mai lasciare, come un sogno antico. Definiamo col termine "antico" non ciò che appartiene al passato, questo si definisce vecchio, ma quanto c'è di profondo, di ancorato alle radici, e trionfa sul tempo.
Dove andrei, in quale goccia di fremito mi rifugerei, se non ci fossi tu?
Solo quando viviamo un sano rapporto d'amore assaporiamo nel vero la libertà. La libertà è un volo che ci porta nella gioia a superare i nostri stretti limiti, unendoci alla bellezza del Tutto di cui siamo parte. L'amore vissuto totalmente è tensione verso l'infinito che cogliamo come qualcosa di intimo e non fonte di dispersione.
Se non ci fosse l'ordine, ci sparpaglieremmo alla deriva dell'Universo. Nulla ci insegna più dell'osservazione del Creato in solitaria, o comunque, mentre siamo concentrati sulla sua eloquenza. Perché il Creato ci eleva dal nostro piccolo ad abbracciare l'Universale che respira dentro e oltre noi.
Che cos'è la lontananza se non quanto ci separa dalla dimensione delle origini che assaporiamo durante l'infanzia? Tutto il resto è dimenticanza e smarrimento, quest'ultimo la nuova dimensione in cui siamo costretti a vivere.
Le prime forme di osservanza religiosa e di culto da tramandare le riferiamo alla civiltà degli agricoltori successiva a quella di coglitori e piantatori relative al primo Neolitico. Alla stessa facciamo risalire termini che costellano la nostra e non solo tradizione religiosa e il termine stesso "religione".
La luce è bocca e occhio. Come spesso accade nel mondo reale, il ribaltamento dei simboli introduce a una nuova comprensione. È quanto si verifica anche a proposito della relazione tra sguardo e parola. La bocca inaugura l'alba della creazione. È l'inizio del lavoro del Pantokrator.
L'Autunno c'insegna che le foglie sono farfalle che danzano prima di incurvarsi e donarsi alla terra. Che c'è un nodo inestricabile quanto sensibile a tenere unite tutte le forme di vita e che ognuno è un raggio di sole che si compie brillando nell'insieme.
Stupisce come sia il nome del dio greco Zeus, sia quello del corrispettivo latino, Giove presentino una declinazione irregolare con doppia radice. A riguardo dell'origine etimologica del nome Zeus mi sono già occupata ampiamente.
A proposito di scolpire e tagliare la pietra, c'è un simbolo presente come lettera greca che ritorna in più religioni. Mi riferisco al Tau che ritroviamo anche nella religione cristiana come croce francescana.
Il fuoco è la rappresentazione fisica che più associamo al sogno. È accensione e vaghezza. E come il sogno, lo distruggiamo solo consumandolo. Non ha forma e non è palpabile, per questo è la prova cruciale di diversi riti di passaggio. Per questo forse, dimostrazione inconfutabile della bravura di tanti artisti che si cimentano nella sua raffigurazione.
Dove c'è il fuoco io mi fermo. È un legame atavico, importante. Riscopro identità perdute in un mondo che si va spogliando di tutti i suoi riferimenti.
Quando sentiamo la parola "fascio" subito ci riportiamo al periodo del Fascismo. Raramente colleghiamo il suddetto termine a "fascino" nonostante la familiarità, e ancor più raramente lo accostiamo alla tradizione ormai caduta in disuso di fasciare i neonati.
A una certa età non si ha voglia di nulla, se non di famiglia. E anche le feste assumono una luce diversa. È quanto accade nella maturità oltre la quale gli orizzonti si fanno sempre più vicini. Ciò non vuol dire invecchiare, ma cambiare atteggiamento verso la vita ancora lunga da vivere.
Ciò che respingiamo attrae o richiama, per condurre su altre posizioni. È quanto accade alle personalità complesse o conflittuali. Attrazione e rifiuto sono da sempre la molla su cui s'instaura il gioco erotico descritto con finezza impeccabile ed eleganza da alcuni tipi di ballo, non ultimo dal tango. La passione tra uomo e donna si snoda su un doppio binario.
La melagrana retta dalle mani di Gesù Bambino nell'opera di Botticelli "La Madonna della melagrana" rimanda all'altro valore del medesimo frutto, a metà strada tra il Sacro e il temporale, reso dalla coroncina all'estremità del frutto stesso.
Un foglio, una pelle stropicciata diventa una rosa. L'accostamento della donna alla rosa supera il tempo e ciò porta la rosa a comparire sulla soglia divina. La rosa è il sorriso della luna che trova il suo trionfo sul tempo e rosa e luna piena le troviamo insieme nelle pieghe dell'oscurità dell'immaginario gotico.
In alcune regioni italiane c'è la tradizione di chiamare babbo il papà. A rendere conosciuta questa usanza ha contribuito senza dubbio il comico Benigni con le sue macchiette. A Firenze così come a Bologna, nelle Marche... e un po' in tutto il Centro Italia i bambini ma non solo chiamano i papà col nome generico di babbo. Il più celebre di tutti resta Babbo Natale che ci riporta al leggendario regno delle renne.
"Dono" deriva da "dare" e il mese conclusivo dell'anno è costituito di date che elargiscono doni. Non si tratta di ricorrenze qualsiasi, in relazione anche al fatto che il mese di dicembre conclude l'anno.
Il sole che ritorna a crescere rappresenta la luce che parte da dentro diffondendosi tutto intorno. Il Bambinello nella grotta trasuda luce che lascia risplendere nella semplice vita di ognuno e nelle attività quotidiane che sempre dovrebbero accendersi dell'intimità domestica e che dovrebbero accompagnarci sempre, ovunque si vada.
Il prodigio è fare nuove tutte le cose. Tutto in natura segue i versi della croce: dall'alto a discendere e da destra verso sinistra. E viceversa. Dio oltre a questi ha impresso due nuove direzioni che in senso trasversale suggeriscono le strade intraprese dagli apostoli per diffondere ciascuno la parola di Cristo e portare il Sole sulla terra.
La rabbia spesso nasce dall'ignoranza. Gli ideali per essere definiti tali devono venire suffragati dai fatti ed è questo un punto che andrebbe oggigiorno rigorosamente approfondito riorganizzando il discorso a partire dal significato di viaggio.
Purtroppo un ruolo forte nei rapporti sentimentali svolge la dimensione del sogno a cui segue l'inevitabile caduta nella delusione. Il sogno innalza spingendoci all'indietro, fino alla culla dell'integrità dell'anima, ci riporta a prima che vi fosse ogni divisoria distinzione.
La compattezza della pietra la ritroviamo anche se con consistenza e peso diversi nella materia grassa. "Sgrossare", "sglossare" e "sgrassare" si appartengono anche per definizione. "Grotta" e "Grossa" immettono nello stesso significato di copertura. Il grasso anticamente era usato per coprire le conserve di cibo in vista del lungo inverno, affinché non si formasse la muffa e non si guastassero.
"Arco" riconduce ad "Argo" e non solo nel nome. L'arco a sesto acuto è un elemento basilare dell'architettura gotica. Vediamo adesso quale percorso e quali tappe uniscono le voci sopra riportate.
L'incrocio è il destino che l'uomo crea determinandosi e la croce diviene in rapporto alla figura di Cristo, il nome del destino dell'uomo di fede. Tale visione porta all'accettazione di tutto secondo una logica che prevede l'immutabilità delle cose, perché nella volontà di Dio.
Siamo fatti di tempi più che di tempo. C'è un tempo per ridere, uno per riflettere... per scrivere e per imparare. Il tempo si riassume in noi e in noi si espande e caratterizza. Ne abbiamo poco proprio perché a noi spetta renderlo tutto.
Dovremmo imparare ad amare chi c'è realmente e non chi vorremmo ci fosse. Buon Natale a tutti e che Natale significhi vestirsi di quotidianità e non di virtuale.
Lo scollamento tra la realtà che conduciamo e la realtà virtuale favorisce il rapporto di specularità tra noi e la vita. Il fattore di probabilità s'insinua come cosa acquisita facendoci scivolare in una inermità di non bisogno.
È dell'arco come forma in sé produrre vibrazioni nuove allo spazio esterno e nella cassa di risonanza dell'anima che è il torace e da qui tutto il corpo.
La casa è l'autunno. La cantina è l'inverno. Nell'inverno respirano le radici e i germogli a riposo nel silenzio del freddo o sotto la coltre di neve. A queste due stagioni più che alle altre è legato il gatto. Il gatto conduce all'intimità della casa, con cui instaura un rapporto di scambio energetico.
Il messaggio che passa attraverso il Fascismo è che l'uomo attraverso la fisicità e il lavoro arrivi oltre se stesso. Dio è nel passato ma è anche conquista lungo il percorso che si intraprende lavorando su se stessi.
C'è sempre un limite all'infinito e questo limite è ciò che ognuno si porta dentro. Un macigno, un'ombra, una trave. È ciò che gli fa paura. E questo è il suo limite che diventa tale quando lo pronunzia e così, pronunziandolo, il limite diventa eterno perché traccia dietro di sé un'eco quanto una cometa che compie giri e rigiri nei vuoti dell'Universo.
La nostra vita è percorsa di prolungati silenzi. Sono altro dai silenzi di riflessione. Sono la propaggine, l'ultima eco di quanto sta tramontando per scomparire definitivamente.
È del gatto saper chiedere con dolcezza. È del gatto farci assaporare il ritorno a casa, questa concepita come riparo dalla frenesia del mondo. Il gatto è un mondo a sé in cui ci ritiriamo a contatto con noi stessi. Dove l'uomo non è ancora andato, un gatto già c'è stato.
Il termine "Angolo" da "angulus" che ritroviamo in "angusto" , così come nell'animale mangusta tesa a privilegiare gli ambienti oscuri e nascosti, c'immette direttamente in una dimensione d'intimità e raccoglimento tramite cui giungere in contatto con Dio.
La particolarità di un luogo ci esplode dentro col suo mistero e dà alla luce il viaggio interiore. Il dettaglio che colpisce è una spina che penetra il cuore ed è di suggello sacro tra noi e quel luogo che viene ristretto a luogo dell'anima. Gli spazi raccolti racchiudono il nostro tesoro che come un germe lanciato nella terra buona, germoglia e porta frutto.