La luce è bocca e occhio. Come spesso accade nel mondo reale, il ribaltamento dei simboli introduce a una nuova comprensione. È quanto si verifica anche a proposito della relazione tra sguardo e parola. La bocca inaugura l'alba della creazione. È l'inizio del lavoro del Pantokrator.
È lo sgusciamento del Principio dalle sue stesse tenebre che annunciano la rivelazione attraverso il Creato. A questo segue l'azione riflettente della Natura che obbedisce all'ordine divino esteso a tutte le cose, riportandosi al cielo. Gli occhi del Creato sono gli specchi d'acqua che rilucono di quanto si compie in Alto. "Come in Cielo, così in Terra" e gli alberi sono l'elemento d'incontro tra i regni di cielo e terra. Le colonne naturali che sospingono l'uomo a incrociare attraverso l'esperienza esistenziale le due dimensioni.
Al contrario di quanto avviene nel processo della Creazione, gli occhi nell'uomo agiscono prima della bocca. Gli occhi osservano, scrutano e comprendono. A seguito della comprensione agisce la bocca attraverso la parola che si rende emissione della conoscenza e quindi, attraverso la lingua, comunicazione. È il processo che si compie nei bambini nei primi mesi di vita. Gli occhi si schiudono prima che essi imparino a parlare. Il linguaggio segue una sua logica e una sua espressività universali in tutti i neonati. È fatto di corpo, sguardi e suoni che le madri insieme e chi sta loro più vicino colgono e comprendono.
Nelle grandi civiltà del passato il maestro è colui che prima vede e comprende e a quel punto parla, gettando le basi ai discepoli affinché comprendano. È quanto ci arriva dalle testimonianze delle scuole filosofiche greche e attraverso l'esperienza terrena di Gesù. Costui "Si è fatto uno di noi", affinché tutti potessimo comprendere i suoi insegnamenti. E prima di tutti gli altri, Egli ha compreso quando fosse il suo momento di lasciare le cose di questo mondo. Capire quando è il momento, è di chi ha completato la rosa delle esperienze, petalo dopo petalo, a cui è stato chiamato in questa vita. La rosa, più di ogni altro fiore, suggerisce un movimento che dall'esterno va verso l'interno, ossia verso la comprensione più profonda, al contrario del movimento seguito dal Pantokrator che trasla la propria interiorità nell'Universo, partendo dai legami più profondi e intrinseci che determinano la materia sottile e da qui, via via si sposta a quella sempre più solida. Inversamente a questo processo, gli illuminati sono coloro che si distaccano dal mondo empirico, approcciandosi a realtà sempre più sottili. È quanto si compie nei mistici e nel Siddartha. Il mondo empirico è il mezzo che trasporta alla comprensione del Tutto, per chi decide di staccarsi dalla dimensione profana. È di queste anime che raggiungono la perfezione o la luce di diamante, comprendere la chiamata interiore al passaggio nell'altro mondo. È una percezione che arriva da dentro e non è ostacolabile.
"È giunta l'ora" dice Gesù, ascoltando il comando del Cristo che è in lui e attende di fiorire attraverso la morte dello storico Gesù. Le spoglie del corpo materico sono rappresentate dal lenzuolo trovato nel sepolcro dalle tre Marie nel giorno di Pasqua. A seguito di quanto trovano e vedono, corrono a dare il lieto annuncio della Resurrezione. Gesù sa che il tempo della morte lui solo e qualcun altro sul suo esempio è in grado di conoscerlo e più di una volta tra le pagine delle Scritture ammonisce a prepararci perché il tempo è nelle mani di Dio. Per questa via comprendiamo la grande festa che viene dopo il giorno dei Morti e segue all'Immacolata, anticipando la venuta nel mondo del Cristo. Mi riferisco alla festa di Santa Lucia legata al culto solstiziale e a quanto sta per realizzarsi nel mondo con la vera Luce che fa nuove tutte le cose partendo dall'interno della grotta. La figura di Santa Lucia la troviamo nel Vangelo rappresentata dalle vergini che attendono il loro signore con le lucerne accese.