La nostra vita è percorsa di prolungati silenzi. Sono altro dai silenzi di riflessione. Sono la propaggine, l'ultima eco di quanto sta tramontando per scomparire definitivamente.
Ci soffermiamo a pensare su quanto nella Natura resti in vita dopo i passaggi obbligati della crescita che si vivono e anche in modo sofferto. La pianta che getta le gemme la prima volta, la radice da cui parte il germoglio, l'età dell'adolescenza che ci porta ad aprire gli occhi su altre meraviglie che riguardano il mondo esterno e portano sempre più lontano dalla madre. Oppure, anche il senso di smarrimento che prova l'animale che smarrisce nell'olfatto l'odore della madre, questo filo labile che mantiene in vita il legame ombelicale.
Si diventa grandi smarrendo. Si supera se stessi smarrendosi per poi ritrovarsi. Smarrirsi senza alcun approdo è la condizione di chi non supera l'acquisizione della consapevolezza di essere un'identità a sé stante dalla madre.
Senza accorgerci il tempo livella e scava. L'evoluzione umana è incominciata nel momento in cui l'uomo cacciatore ha compreso che la grotta era troppo piccola in rapporto alle sue nuove necessità. Partiamo da un punto fondamentale, ossia che l'evoluzione della civiltà va compresa in rapporto al corredo di archetipi che tutelano le primitive prerogative umane. Guardare oltre, cercare al di là del proprio ambiente racchiuso ha il suo risvolto anche nella ricetca di una sempre più evoluta soddisfazione alimentare. Il passaggio dalle grotte alle capanne o palafitte richiama a nuove esigenze e a un rapporto nuovo con l'ambiente esterno. Fondamentale si è resa la comprensione che il raccoglimento è necessario ma dev'essere controbilanciato da un nuovo tipo di approccio e rapporto con l'esterno. Ciò ha comportato l'evoluzione del linguaggio articolato in vera e propria lingua. Il distacco dalla primitività animale è coinciso nell'uomo con la separazione dalla grotta. La grotta nell'uomo si è mantenuta come simbolo che ha reso continuativo il primordiale legame con il ventre materno. A dimostrazione di ciò, troviamo che le prime divinità ben delineate della cultura mediorientale sono nate nella grotta. La religione cristiana parte da questo inizio tentando di affrancarsi dalla religione ebraica che però ritorna tra richiami e divaricazioni nella parola di Gesù.
L'identità di una religione comincia dalla grotta e anche dove questa non fosse espressamente presente, la necessità tipica delle figure sacre induiste di ricondursi a sé stesse con le pratiche di meditazione per poi sganciarsi da ogni legame con la realtà fenomenica, la richiama. La separazione in ogni caso comporta sofferenza come ogni tipo di passaggio e non tutti sono pronti a viverla nel giusto modo. Qui si rende evidente la necessità di un maestro accompagnatore e guida che segua in tutto e per tutto i vari processi dallo svincolamento all' acquisizione di nuove consapevolezze. Non si finisce mai e a questo il fisico risponde. La malattia è il segnale della necessaria morte. Esse nella prospettiva induista e orientale legata alle pratiche yoga or non sono che la piena rivelazione che tutto è compiuto nella sfera della contingenza e che è giunto il momento di partire definitivamente al di là di ogni passaggio vissuto.