Ci sono simboli che non possono essere preclusi e diventano parte integrante di una comunità rappresentandola in tutto.
La voce del Sacro oggi latente ha connotato l'antichità, giungendo a noi attraverso il sentimento del Medioevo che, per quanto contrassegnato da eventi tragici e percorso da sangue e violenza, ha fatto sì che leggende e miti arrivassero a noi oggi, aprendoci a una ritrovata e rinnovata percezione del Sacro.
Siamo soliti oggigiorno confondere ciò che è andato perduto con ciò che perviene in ritardo. La precisione e l'esattezza odierna ci rapportano a uno stile di vita che non lascia spazio alla riflessione sugli aspetti emozionali e magici del Creato. Gli ingranaggi perfetti sono le nuove gabbie dell'uomo odierno e sono state preparate con cura dai decenni precedenti. Potremmo dire dall'era della nuova industrializzazione che coincide con l'avvento dell'era tecnologica. L'accessibilità di tutti all'orologio da polso ha difatti inaridito il concetto di tempo, rendendo questo subordinato agli imprevisti di ogni tipo, che hanno cambiato il processi mentali alla base della percezione del tempo, penalizzando così i rapporti umani.
Un tempo il tempo era in mano alla Natura che lo gestiva per adempiersi e compiersi. Il tempo era un aspetto della Natura con cui questa mostrava alle varie creature i sentieri da seguire. Oggi l'uomo è diventato signore del tempo inteso questo come strumento di potere con cui piegare la Natura alle sue esigenze.
L'umore dell'uomo e degli esseri tutti è condizionato in buona parte dal ritmo della Natura scandito per bene dalle fasi lunari. Nel Medioevo e già molto tempo prima con la comparsa del religioni patriarcali il tempo era scivolato nelle mani del dio supremo che ne aveva preso il possesso, come ci comunica anche la Teogonia di Esiodo. Dio è tempo e spazio per gli Ebrei e a proposito di spazio la coincidenza con Dio viene ribadita dal Cristianesimo attraverso la croce.
Nel Medioevo si accentua e radicalizza una visione che avevamo già incontrato in rapporto agli antichi Romani e alla loro suddivisione sociale tra patrizi e plebei. Ossia si verifica una spartizione curiosa del tempo tra Dio e chi comanda. Abbiamo visto come il castello che troneggia nel feudo sia un microcosmo e questo microcosmo vviene regolato sulla base di leggi proprie che trovano applicazione nel presente attraverso il tempo. Il Medioevo è frastagliato, eppure tenuto compatto attraverso gli stessi meccanismi di potere che però nello specifico si autoregolamentano. Vi sono quindi vari microcosmi, ciascuno in riferimento alla propria tipologia che a sua volta, scendendo nello specifico, si adegua all'impostazione di un codice di regole. I monasteri ad esempio hanno le proprie regole che a loro volta si definiscono specificatamente a seconda della regola madre di provenienza. E comunque, laddove non comanda il domino, comanda il priore o l'abate o il superiore. Di conseguenza il tempo, caso per caso, assume determinati aspetti che qualitativamente vengono misurati dall'operato dell'uomo. Laddove non è la natura a imprimere i suoi ritmi, interviene il padrone a dilatare o a restringere la percezione della vita, diventandone lui il detentore. Ciò comporta una visione del tempo subordinata al principio di diritto e di libertà. Il padrone è il boia che dispone della facoltà di sopprimere un soggetto alle sue dipendenze per l'accusa di tradimento non sempre accertata. Il binomio domino demonio comporta una traslazione di significato che conduce a una serie di alterazioni psicosociali alle quali non tutti intendono sottomettersi. La regola rigorosamente osservata nei microcosmi sacri diventa la scure del boia all'interno del feudo, portando a parallelismi sconvolgenti che dagli ambiti di fede scendono di livello, coinvolgendo tutte le categorie sociali.
Il tempo si trova quindi ad essere spartito attraverso i vari incesellamenti sociali, sfuggendo alla visione primaria che lo vedeva congiunto unicamente a Dio. Complice è anche la tripartizione della Trinità nelle tre persone che, come abbiamo già visto a proposito della scansione operata dal teologo Gioacchino da Fiore, giustifica la protezione di Dio su ogni età della storia dell'uomo. Dio è azione e attraverso le sue azioni interviene nella vita dell'uomo. Se non lui direttamente, attraverso le persone a lui più vicine in quanto sante e beate, protegge l'uomo dalle avversità e dal maligno. A questo punto occorre specificare cosa s'intende per proteggere nel Medioevo. Per proteggere s'intende volgere il tempo da brutto a bello. Da qui la tendenza nei secoli successivi a scegliere nelle rappresentazioni pittoriche e artistiche in genere frutti e fiori rigogliosi non per puro gusto estetico, ma come riflesso del concetto di tempo sopra espresso. Preservare l'uomo significa preservare l'esistenza sua e della comunità che si svolge nel tempo e da qui rispettare quanto è nella logica delle cose, sulla base di scelte e regole corroboratesi nell'antichità. Su questi presupposti l'inverno era concepito anche nel Medioevo come il tempo dei racconti e della casa. Alla pace della neve corrispondeva il riposo delle armi, salvo casi eccezionali. Si determinava così una corrispondenza profonda tra l'ordine impresso nei cieli e nella natura e le attività umane, riproponendo la struttura ciclica del tempo conservatrice e protettiva.