L'anima gemella prescinde dall'attrazione fisica ed è su questo che le culture di ogni tempo si sono confrontate, cercando di trovare giustificazioni plausibili anche ai tradimenti.
Essere prestante per un uomo significa dimostrare innanzitutto a sé stesso di essere in grado di sviluppare l'attitudine al tradimento ed è questo un punto su cui le civiltà meridionali hanno sempre insistito, spingendo le relative culture al contrasto tra i due sessi, anziché al raggiungimento di una posizione conciliante.
Il corno è collegato al cuore per forma e radice etimologica. È simbolo di vita, amore e fortuna. Le corna al plurale sono in antitesi all'Uno e rimandano alla libidine erotica che disgrega l'individuo e andrebbe pertanto saputa gestire. "Fare le corna" con le dita rivolte verso l'alto significa tradire, richiamando il fallo maschile in posizione eretta. Al contrario, con le dita rivolte verso il basso sono di buon augurio in una esistenza governata da fattori illeggibili e ingestibili.
Le corna verso l'alto collocano l'uomo e la donna su posizioni inconciliabili. Per l'uomo tradire è una virtù, per la donna è un'onta ingiustificabile. Per la donna questa impostazione negativa e punitiva è stata rafforzata nella cultura giudaico cristiana dall'induzione a peccare commessa da Eva verso Adamo che, avendo ciecamente ubbidito, si è trovato nella condizione di essere in parte scagionato dalle culture successive. Il tradimento di Eva considerato triplo perché verso se stessa e verso Adamo e verso Dio, ha posto la donna nella condizione di dover servire l'uomo e di assecondarlo ciecamente. La sottomissione all'uomo ha fatto sì che il tradimento amoroso fosse considerato imperdonabile. Su questo nodo è intervenuta la Chiesa moderna cercando di porre sullo stesso piano le colpe maschili e femminili, riportandosi al mito dell'Eden e facendo sì che il tradimento sentimentale e passionale fosse in egual misura condannabile. Questa operazione culturale di revisionamento non ha prodotto ricadute sociali apprezzabili in positivo. Si è creata difatti una scissione tra l'esegesi del mito dell'Eden e l'inconciliabilità socioculturale di uomo e donna. La tradizione culturale maschilista è proseguita e tuttora incalza stimolata dalla controcultura della parità di genere che lavora non tanto sul piano dell'uguaglianza di dignità ma sulle pari opportunità, spostando l'attenzione su un piano di superficie che tende a inasprire le posizioni dominanti acquisite nei tempi dall'uomo.