Pregare è riscoprire il senso della comunione. Nella comunione esiste il presente e la preghiera riporta al centro del cuore chi non è più con noi in questa vita. Attraverso la preghiera scavalchiamo le barricate del tempo e riassaporiamo il valore dell'unità.
Ci ritroviamo attorno a un fuoco che splende e richiama ciascuno dalla propria dispersione. Ecco pertanto il senso del cerchio che ci mantiene uniti e traccia il percorso della fede vissuta nel silenzio della propria intimità e nella coralità con gli altri.
La preghiera nella sua circolarità è collegata alla luna. È la luna la vera signora dei riti e dei culti perché senza offendere la vista, splende e non smorza la lucentezza delle stelle. La luna è un cerchio perfetto e la ritroviamo nella sua integrità durante l'Eucarestia. La luna è la Chiesa ispirata da Dio che ne è il centro. Appare senza spigoli e suggerisce l'immagine dello spirito di fratellanza e di comunione che non ammette e non conosce i conflitti. Anche il sole come ogni astro e pianeta è rotondo, ma la ferocia del suo abbaglio crea la geografia delle luci e delle ombre che ci fa essere al di sotto della sua potenza.
Ovunque ci sia la luna c'è un fuoco che si consuma e assicura fertilità alla terra. Questa immagine della luna e del fuoco così remota, ci parla della dimensione agreste per molti versi dimenticata o offuscata dalla modernità e richiama da lontani altari l'antico culto di Vesta, la dea protettrice del fuoco del tempio e del focolare domestico. Ella è ben più antica dei Lari, i custodi del cuore della casa, dei che sono propriamente romani. Vesta che risale al mondo latino ed etrusco, già nel nome rimanda al primitivo rapporto dell'uomo col fuoco. "Vesta" deriva difatti dalla radice sanscrita che ha originato il termine "swastika". "Swaste" era l'espressione che gli antichi indù prearappa usavano quando lo sfregamento tra i due legni riusciva sprigionando la prima scintilla. È l'equivalente di "ha preso".
Quando parliamo di fuoco compiamo un giro lungo tutta la terra e nel tempo, ritrovandoci con anime antiche senza volto, che nel corso dei secoli e dei millenni hanno depositato in noi l'eco della loro presenza. Il fuoco non ci fa sentire mai soli. Narra la storia che è dentro ciascuno di noi e si trasmuta in preghiera nella danza delle sue fiamme.
Pregare è questo. Ritrovare il senso di unità perduta che ancora ci viene concessa attraverso il fuoco che splende. È questa la ragione per cui gli antichi bracieri erano di forma circolare e i camini avevano la bocca a spicchio di arancia, a sezione di circonferenza. Il cerchio e il fuoco appartengono alla storia dell'uomo e al suo cammino che si snoda lungo due percorsi, l'uno terreno e l'altro spirituale. Nel cerchio e nel fuoco il mito incontra Dio e viceversa, in una congiunzione che non lascia spazio alla morte e ci rende eterni.