C'è un silenzio di tomba fuori, nel giardino. Dove sei, Micia Dorata, dove sei??
Hai seguito la libertà e ti hanno dato la morte?
C'è un silenzio di tomba fuori, nel giardino. Dove sei, Micia Dorata, dove sei??
Hai seguito la libertà e ti hanno dato la morte?
A volte le foglie cadute e smosse dal vento hanno l'aspetto di labbra mancate o del tutto sprecate, o ancora messe da parte. Diventano membra di pensieri delicati, uno spasmo di velluto adagiato sull'anima. Nei simboli tutto si ritrova e nell'uno noi ritroviamo noi e la parte mancante di cui il desiderio e la nostalgia si fanno richiami senza voce.
L'oggettività si perde quando amiamo. Chi il nostro cuore sceglie, si confonde con chi siamo. Insieme diventano uno e i nostri occhi guardano e fissano e comprendono come fossero anche gli occhi di chi amiamo. Cercano se stessi e cercano noi coppia, quegli occhi. Nonostante la coppia non esista più o non ci sia mai stata, quegli occhi vedono ciò che appartiene a loro, anche a distanza.
All'improvviso la luce appare. È il balenio di una presenza cara, avvertita soltanto, che mette a tacere i turbamenti e spinge l'anima in salita, verso il cielo e la leggerezza.
Pulsano di sangue e aria. Sono seta che si adagia con una carezza sulla pelle di chi amiamo. Sono palpebre stanche nelle case all'imbrunire. Sono racconto di legno o acciaio nelle mani operose degli uomini dal cuore d'oro. Sono immacolate come il mantello di Maria che culla il Salvatore. Materne sillabe delle donne in dolce attesa.
Aggrapparsi all'aria è segno di arrendevolezza, oppure il risultato della comprensione profonda che tutto passa per ritornare nuovamente stabile. Abbiamo radici in cielo. Non tutti ne sono consapevoli e la grazia di un nuovo inizio proviene dai campi aperti che ci sovrastano e dalle loro isole, grani di luce.
La sera dilata e distende. Accorcia ciò che è pulsante sogno, rendendo presente a ogni singolo mondo il mistero.
Le labbra, il sopra che si chiude per baciare il sotto. Una visione all'orizzonte che sbiadisce con la sera. La bocca è la fugacità di un incontro verbale o carnale, la rappresentazione compiuta di forme che si richiudono o aprono all'altro.
Sentiamo nell'aria prima di vederlo quanto sta tornando, portando il cambiamento. Annusiamo prima di vedere e tastare con mano ciò che torna recando il nuovo. La vita è un continuo tornare che coincide con un andare verso nuovi passi e la primavera ce lo rammenta.
Chi amiamo è in noi e ovunque. È il ritratto di Dio che si fa uomo e ogni singola creatura animata e inanimata del Creato. Chi amiamo abbatte la struttura delle distanze. È il braccio di Dio che s'inarca dal cielo in terra con tutti i colori del Creato. Ricordandoci che c'è ed è comprensivo di tutto.
Il tempo è distrazione e costruzione. Nel tempo ci svolgiamo come nastri che si srotolano verso il cielo e s'inventano al fiume caldo della vita. Siamo corrente in ascensione che cammina separandosi dal resto in una compunta o rarefatta identità.
I miracoli accadono e rompono l'ordinario. Il miracolo è quanto già scritto e non noto che buca il presente stravolgendone il senso. Non esiste miracolo lontano dall'amore. È quanto si compie senza forzature, realizzando un destino scritto altrove, su un foglio sotterrato e mai immaginato.
Siamo nel sonno, nella piena età della logica. Siamo nel sonno e le porte fatte per aprire e chiudere, per comunicare e far comunicare tempi e ricordi tra loro, ora sono luoghi che catturano e non fanno più uscire. Siamo adulti in un tempo che ha estinto la sua fiammella e di sacro ci ha lasciato poco ed è ciò a cui voltiamo le spalle o schiacciamo col nostro passo da gigante.
Sono vetrate le ore in cui ci facciamo presenti a noi stessi. Vetrate trafitte da fendenti della luce, o semplicemente da momenti che lasciano scorrere l'impurità che portiamo dentro. Il grigio allora è un colore che lascia intravedere nel torbido un alone di luce e sbiadisce, devia in un chiaro d'uovo che annaspa nel cielo sgombro.
Là dove il paesaggio è scarno, il cielo riempie. È tutto. La leggerezza la associamo al vuoto e invece la leggerezza colma il passo del poeta e lascia impronte di levità che solcano gli animi sensibili. Imparare la leggerezza per non urtare e farsi del male e per comprendere e attuare un grande insegnamento: che il dolore lacera chi per primo il male ha procurato.
Fiorisce tutto ciò che è inaspettato. È la sorpresa della luce nella pioggia. Regaliamo fiori per sorprendere in positivo chi amiamo e come gesto di buon augurio per una vita degna di essere vissuta. I fiori sono sorprese che ammantano di calore i giorni gelidi. Sono la primavera che fiorisce nella vita di tutti i giorni. I fiori e la sbocciatura legano a sé la vita e le sue molteplici forme, ricordandoci l'appartenenza che governa tutte le cose e si esprime in amore.
Alla fine ricordiamo solo l'anima e il suo profumo. Li ripeschiamo nei giorni che come un velo sdrucito ci scivolano di dosso lasciandoci un nudo pianto. Ricordiamo l'anima, la nostra e quella di chi abbiamo incontrato, avuto o mai assaporato. Il ricordo si ricopre di nullità come un sepolcro imbiancato in solitaria.
Il Natale era un profumo fino a ieri. Ora, la nostalgia ha il volto sconosciuto di chi ci ha preceduti e ci intona i suoi racconti. La speranza non è più il volto di chi amiamo orlato di luce mentre ci porta una lampada nuova. Sono gli insegnamenti tracciati che resistono ai diari della storia ancora indecifrati. Sono i pianti di uomini e donne che in noi si destano come ululati alla luna che presto sorgerà sulla foresta marmorea d'inverno.
Mia terra amata, che ne sarà di noi fino all'estate prossima? Sei tu, mia consolazione eterna, patria dei luoghi immutati, come lo sono i ricordi cristallizzati nel tempo. Sotto la coltre di apparenti increspature e movimenti che è la vita, alberghiamo noi con il nostro vissuto, misero eppure ebbro di tutto.
In una pozzanghera ti tuffi tu e si specchia il cielo.
E se entrassi tu. Allora la mia stanza diventerebbe il cielo, l'eternità col resto mancato. Rimango immobile per non turbare il passaggio delle nuvole, le loro braccia che ti allevano come un baco da seta. Per renderti qui, presente e visibile come non lo sei stato mai.
È privato ciò che non fa rumore e dipinge solenni sfumature sul cuore. Il privato è calda tenebra che vira in accecante luce quando si tuffa tra gli altri. È un mondo a sé che non conosce preclusioni ma serietà e verità che altrove non troverebbero spazio.
Il profumo è incontro e dall'incontro matura la conoscenza. Trova spazio in noi solo ciò che incontriamo e si ricolloca in noi trovando nome e affermazione. È così che riemergono dalle oscurità tracce di vita sepolte prima a noi sconosciute. È così che chi amiamo, attraverso l'odore ci riconsegna immagini e suoni, i complessi segreti della vita.
Nel tempo dimentichiamo anche noi stessi, chi e cosa eravamo. Dimentichiamo l'aria che ci appartiene e diventiamo pesanti, ingolfati da una finta pienezza che in realtà è concretezza. Si dimentica il volto bambino e la natura prende altre strade in noi, lontane da quegli orizzonti alle nostre spalle divenuti cenere.
Vorremmo tutti aver vissuto di più i luoghi e le persone che poi ci hanno lasciato. Quel tempo... ma non possiamo essere in due e più posti contemporaneamente e questo ci lascia insoddisfatti. I luoghi ci chiamano nel passare delle stagioni e degli anni. Ci vorrebbero riportare a sé come se nulla fosse cambiato o mai dimenticato.
Viviamo costantemente di sorprese senza che ce ne rendiamo conto. Siamo fatti di attese inutili che ci rapiscono la vita e non ci fanno cogliere l'intensità raccolta nelle cose. Siamo fatti di fantasmi che passeggiano sulle nuvole in cerca di appigli che mai esisteranno, e calpestano tutt'intorno i prati che fioriscono.
Dimenticare è a volte non accorgersi di quanto accade e ci risveglia. E' essere lontani dalla vita e da se stessi, dando luogo a una disarmonia prodotta da strumenti scordati.
Gli opposti seguono linee simmetriche che smarriscono la corrispondenza di riflessi da noi ammirata nelle immagini speculari. La specularità è dell'amore, delle stelle gemelle che ruotano in una danza felice, mantenendosi unite nonostante la distanza. Fino a quando il legame non si spezza, continuano ad appartenersi, dopo di che ciascuna si slega per prendere ad andare per conto proprio alla deriva di un universo divenuto di colpo sconosciuto.
C'è desiderio e desiderio. Non tutti i desideri sono uguali, nonostante la parola del cielo sia effusa nella polvere siderale che si spegne sulla terra portando a compimento se stessa. C'è il desiderio che rinviene dalla notte dei tempi a un richiamo di appartenenza e contiene il senso del proprio esserci, e il desiderio che è perdizione nell'attimo che si estingue. Il desiderio che è capriccio di un bambino che urla e pretende .
È tutto danza e brusio la vita. Una danza soffusa e dolce che abita il cuore e ci coinvolge, ad esso fa ritorno. L'estate è la stagione delle forze che danno vita a espressioni eclatanti suscitando emozioni sfacciate.
Il due è una costruzione complicata che ha per tetto le fondamenta del cielo. È una casa che ogni tanto scricchiola, con una tegola posta sulla sommità che dà slancio e regge il tutto. Il due è armonia nelle imperfezioni e l'accordo speciale, unico, prezioso che mantiene vivo il senso dell'unione.
Siamo alla finestra sul far del nascere e di ogni alba che ci travolge. Venire al mondo è ritrovare la luce, è riappropriarsi in altre forme di ciò che abbiamo conosciuto lassù e che ci lascia la mano per farci a lui ritornare.
Certe mancanze non tramontano. Sono lune impresse nel cielo anche di giorno. Sono sonni che non rubano alla realtà, animati come appaiono di scaltrezza inutile. Sono lacune che noi riempiamo di ricordi e di ripensamenti che ci fanno esistere e intravvedere un dolce oblio oltre la soglia.
Non sempre l'amore è conoscenza. Spesso è una via libera che accende il presente di senso. Siamo amati e spesso senza alcun merito. Gloria e regalo dell'Universo che mantiene riserbo e fascino è l'amore. Succo e sapore che in noi imprimono un mistero illeggibile.
La pandemia e quanto ne deriva ci stanno portando a selezionare e a salvarci tra le braccia di chi non conosciamo. A scompaginare le vie dei ricordi dove ritrovare noi stessi su sentieri battuti, falciando tutto il resto e quel contorno tanto famigliare e divenuto d'un tratto un fardello da non voler più sopportare.
C'è anche il mio cuore in questa Italia tirata su dalle macerie prima che io nascessi. C'ero io come già tanti che ancora nasceranno e che si guarderanno intorno spauriti per ciò che troveranno. C'è un cuore dove gli altri vedono una squallida opportunità di guadagno o un bel vestito nell'atrio del teatro.
Siamo spettri che allontanano chiunque viva tra gli ori e gli stucchi dorati. Incutiamo timore non per la bruttezza, ma per il dolore che schiuma tra le nostre labbra. Sofferenza inascoltata o inespressa, comunque incompresa.
Questa è una delle foto che amo di più e non per la foto in sé, bensì per ciò che mi ricorda. È del 27 dicembre 2019. Ricordo quella sera non perché fossi particolarmente felice, ma per la serenità che avevo dentro. Ti ho sentito vicino e ho sentito vicina me stessa. Di lì a poco il mondo sarebbe cambiato fuori e dentro di me, ponendo una pietra tombale sui luoghi di accesso tra me e il nuovo.
Incontriamo chi non conosciamo e qui è il vero senso di ogni incontro, a prescindere che sia momentaneo o il preludio di una relazione profonda. Conoscere è quindi riappropriarsi di uno sconosciuto a noi tanto caro a monte del tempo. Ritroviamo noi e loro nei sogni, anime dimenticate perché traslate in luoghi in cui ci sembra di naufragare al presente per miracolosi frangenti.
L'amore esprime il desiderio d'inglobare l'altro. Di riempimento che diviene esplorazione di nuovi spazi, slancio verso quella totalità che solo il sentimento più puro e più elevato consente di raggiungere. Con l'abbraccio alla persona cara circuiamo il mondo e le infinite possibilità che contiene. Abbracciando coinvolgiamo e slanciamo l'altro attraverso il contatto diretto con noi che lo fa essere non ospite, ma sostanza piena della nostra intimità.
Il cielo d'autunno ci fa volare verso l'alto con lo sguardo e nel contempo ci riconduce alla terra che si fa nei giorni sempre più variopinta. Sembra allora di inoltrarsi in una galleria oscura quanto magica che attende incontri meravigliosi.
È l'amore il paradiso e la persona che si ama lo sprazzo di cielo che lo racconta. Amiamo e ci concentriamo, ma anche amiamo e ci astraiamo. Nella conta dei giorni l'amore è accecamento e visuale nitida che le lacrime cristallizzate nei ricordi lavano. Sei cielo e ti abbraccio. Se non è questo un miracolo! L'amore è la pelle del firmamento che riluce e brucia. Luce e tenebra che scende nel concreto e si fa realtà.
Bisogna calarsi nel buio di se stessi per comprendere ciò che la luce confonde.
La mia anima è la mia forza. È la mia parte più nobile che accarezza i pendii irsuti della vita. È il Signore che è in me. Non sorge e non tramonta ma invita alla pienezza del tempo che scorre via precipitando a valle in rigagnoli di montagna. Mi eleva l'anima dalle nefandezze e dal fango mi ritrovo cielo da dove ogni realtà si mostra minima nella misura in cui scalfisce il lato nobile di ogni cosa.
Nel dedalo della società odierna svariate sono le immagini e altrettanti svariati i significati. Uno solo è l'alfabeto ed è legato all'anima oggi tanto in disuso. Siamo per questo in balia di alfabeti disfunzionali annidati tra i gangli delle connessioni, all'ombra delle finitudini.
Come la vita la libertà è un dono, da molti tradotto in grazia rilasciata da chi si arroga il diritto di essere superiore. La libertà va educata e allora porta buoni frutti. Non esiste libertà senza Dio perché di aria nutriamo l'anima.
Il due è un mondo. Una circonferenza piena che va oltre il sogno. È dono e costruzione di un abbraccio. È la concretezza dell'aurora che impregna di vita ogni cosa. Il due è un sogno ascoltato, mai imparato, che ci portiamo dentro come una foglia che non osiamo staccare dal ramo.
Amo l'Occidente perché il nuovo giorno dal Dio bambino che siede sul trono della Natura esce. Qui da noi, l'alba è sui monti e intona le trombe dell'Altissimo. Dio sembra chinarsi dal cielo e tracciare la curva della Natura sotto la sua fiammante ala. Nel silenzio si conclude il giorno e una rara pace si solleva nell'aria.
Puoi aspettare pur tutta una vita quella persona, quel momento, quella situazione. L'importante è che tu ricordi di vivere comunque e in ogni caso, attimo per attimo. Se la vita ti chiederà di cambiare, fallo, purché non a tue spese. Guarda sempre oltre il momento, tieni sempre un passo nel futuro e affacciati al balcone del domani.
Il verde è il sacro tempio di Dio e io, Calabria mia, ho il cuore in ginocchio.
Oggi è il mio compleanno astrale. La caduta delle stelle è il principio di ogni incominciamento, che ci portiamo segretamente nell'anima.
L'amore cammina oltre il cuore. Va oltre se stesso per infilarsi nella sorgente dei tempi e da qui scivolare sui cristallini campi stellati. L'amore porta via e riempie. È un flusso continuo. È il ritmo della vita.
Siamo figli della stessa meraviglia. Non proprio. Esistono le stirpi anche in base all'anima e alla provenienza celeste. Esistono stirpi che gravitano attorno alle proprie stelle nel vuoto cosmico che è un vuoto pieno. Esistono stirpi precipitate sulla terra e altre sorte qui secondo precisi scopi. Ci sono stirpi nate per morire e altre per condurre oltre la propria esistenza.
Colonne di fuoco si ergono sulle colline intorno e la puzza di fumo entra in casa. Penso alla terra martoriata e all'inferno per animali e piante causato dall'uomo. E sono in pena per le uova divorate dalle fiamme e per il pianto delle mamme delle tenere creature che più rivedranno.
Il dio è l'idea inestinta. Ciò che riempie e ci riempie e mai tradiamo nel presente. L'idea è il dio generato che a sua volta genera noi muovendo il nostro agire. Tradire se stessi è tradire il proprio dio e l'idea: il tesoro dentro di noi sorto dalle nuvole, eterno prima di incontrare la materia. È pulito ciò che scorre in noi e ci nutre dandoci la vita.
La luna che spunta radiosa dalla mia terrazza. Il ricordo che conserverò di questa estate.
La vita non è tutta solo nostra e questo insegna il mare. Il nostro è fin lì dove si posa lo sguardo, poi l'infinito ha inizio. Oltre l'orizzonte, il passato e il domani si sovrappongono a ricordarci che l'individuo è un punto di una costellazione di vite che s'intersecano e si legano.
Essere insieme. Tesse l'illusione la lontananza. Sentire è già sogno e illusione a cui spesso segue il presente con la sua amarezza. È della luna il potere di resuscitare in noi sempre ulteriori illusioni tradite in modo dolce e lesivo al contempo. Ci assorbe e riassorbe in noi, inducendoci a dimenticare la sua rotondità nel momento in cui riflette nel suo volto lo specchio delle nostre aspettative.
Nella piccolezza c'è la compiutezza. In un osso, i sedimenti della roccia sono rifugio di un cuore morbido. La chiocciola va, portando il peso di ere geologiche e di immemori messaggi mai urlati così forte e per questo poesia dei cuori sensibili.
Il dolore è nel fiore della bellezza che si schiude. La felicità traboccante commuove ed è parte del dolore più sottile e verginale. È la seta della profondità che non conosce confini tra sensazioni e sentimenti. La felicità trasfusa nelle emozioni è bellezza imperante, ma anche incontenibile dolore per l'indefinibile grazia che percorre le nostre fibre.
Nei racconti ascoltati, nelle parole descritte dalla nostra anima custodiamo un giardino nel recinto raccolto. Qui siamo anima e non forma, che saluta e bacia altre anime che giungono a visitarci. Le pareti di casa sono piante regalateci da amori passati e ancora sognati. I mobili sono persone dal tatto dolce che ci fa sentire eterne e sempre a una festa.
Siamo noi a fare i luoghi. I luoghi ci possiedono e riflettono la nostra luce. Locus e Lux si appartengono nella radice e sono ciò che emerge di noi stessi, chi siamo al di là di noi e del nostro fluire.
Ci avvitiamo su di noi per contrarci e per espanderci. È una danza che dall'Uno porta al Due e da qui al Tre e dà luogo alla vita. Una danza infinita nella volta del Cielo e nello Spazio in cui siamo, che si rinnova di continuo. È qui il valore della lettera V che suggerisce espansione dalla radice in basso.
Siamo qui, oscillazione perenne tra vita e morte, sogno e materia. Siamo spiriti prestati alla carne che ci assorbe, facendoci dimenticare la nostra vera casa. La sogniamo e sogniamo di volare come il cielo sui giorni, ma abbiamo paura di cadere e la vita ci riporta dove siamo.
L'abitudine nasconde molte insidie. La notte è degli avventurieri, sempre accorti su tutto e guidati dalla voce del proprio petto. È degli avventurieri amare la luna che reclama la concentrazione tutta su di sé. Desiderarla e cercarla. È il faro dei primi attori e dei regnanti.
Di sera tutto si purifica e il fuoco acquista tonalità turchesi sacre all'anima. In certe sere si rivà lontano con i pensieri e mentre l'aria si fa leggera, l'anima si rende presente e potente al punto da toccare cuori lontani.
È questo il periodo delle scintille tra i prati. A ricordarci che nel piccolo c'è la stupefacenza del mistero dell'Universo e che la volta stellata ha senso se scivola in noi. Nel suo farsi piccola, rimanendo immensa nella sua penetranza.
Resta il mare a consolarmi. Resta il mare e il tuo odore disciolto tra le lacrime che ho versato a fiotti.
Il mare non è qualcosa che resta, è la cosa che è e asciuga tutti i drammi. Chi muore nel mare è raggio di sole assorto a nuova vita. Nel mare si ritrovano tutte le lacrime del mondo. Ogni goccia è un'anima.
Dove un gatto riposa, si siedono gli angeli.
L'attesa è un gatto alla finestra. Guarda e vede ciò che noi non sappiamo. Ecco l'illusione degli occhi. Per questo è mistero e fascino. È una donna ben vestita che cammina ai bordi della vita frenetica che va rotolando sulla strada. È una porta chiusa su un giardino profumato.
Un soffio di luce sfiora le nubi appena sopra l'orizzonte. Sono labbra che si chinano a baciare il fiore della notte e poi subito si richiudono nel loro velluto privato. Gli occhi sfiorano e prendono il nettare delle immagini, che subito fugge dopo aver colpito lo sguardo. Ci colpisce ciò che poi scolpiamo in noi e ci definisce. Abbiamo bisogno di prendere per definirci e dare luce a noi stessi. Apprendere per formarci, e in questo si svolge il disegno sublime della gratitudine.
Non c'è testo sacro che non sia stato scritto rivolto alla donna e alla sua fonte di magnetica esaustività che presiede ogni forma materica. Non c'è poesia elevata che non si esprima come vellutato tributo alla donna e ai suoi segreti più vividi che alimentano l'enigma affascinante delle multiforme espressioni di vita.
La geografia che colpisce non è più quaggiù. Si svolge al di sopra, congiunta alla nostra nudità bianca, interiore. Il cielo è lo sposo dell'anima. Le nuvole, i veli nuziali che avvolgono e seducono nella bellezza che altrove non ritroviamo più. Osservo il cielo e ti ritrovo. Ritrovandoti, riabbraccio me e ciò che ancora aspetta di essere. Sei tu e sono io nella caducità del tempo che in alto ci sostiene immortalandoci nella luce come maldestri funamboli che arrancano nella realtà del mondo.
Siamo luoghi di ombre o di poesia che si accendono grazie ai sentimenti. Siamo geografie che illustrano il nostro cuore e che grazie all'amore prendono vita, fisionomia e colori.
Il dolore è muto e diviene aulico stridore tra i versi. La solitudine è del poeta e di chi possiede un'anima che sfugge alla superficialità del mondo. Ognuno ha la propria nicchia in cui si ritira col proprio dolore. Eppure è del poeta, esule tra le folle, rivolgersi al Cielo e mostrare ferite nascoste o troppo profonde. Crudamente care.
E tornato Nerone Panterone. Se ne sta accucciato come un giacchino di velluto precipitato dallo stenditoio, e dorme profondamente. Sarà in compagnia degli angioletti adesso, nonostante le sue notti brave. Mi dà gioia vederlo e lo lascio riposare.
Ogni volta che accade qualcosa, è Dio che viene tra noi.
La magia è tutto ciò che già esiste. Nell'accadere c'è la promessa e la destinazione di un progetto. L'evento che si compie è la concretizzazione di un'idea che è già la traccia di una compiutezza. L'accadere è la vita che si fa sorpresa e sta a noi accogliere. L'accadere è la venuta di Dio che si fa nuovo di volta in volta come nuovi ci facciamo noi continuamente, alberi che cambiano le foglie e riconfermano nel nuovo le radici. Ogni novità è di fatto una riconferma che spunta e nell'annuncio che la precede è riposta la sua eccezionalità.
Il sentiero è la via a riparo dei sensi che distraggono. Il sentiero è la via che scegliamo con gli occhi chiusi rivolti all'interno. È la via del nostro sentire che è il tutto, mentre la ragione è solo una nostra parte. Sentiero e Sentire si appartengono quanto apparteniamo noi al tunnel che c'immette nella vita.
Nasciamo grandi e ci pieghiamo poi alla vita. C'incurviamo per aprirci ed estenderci e ci flettiamo per riavvolgerci e contenere, prima di perdere tutto alla fine del viaggio. La curva è il ventre e la curva è improvvisa via di fuga. È la sorpresa del destino che vuole la partita vinta su tutto e ci sprona a sfidarlo.
La forza di un animale maschio è la vita della luce. Il senso d'impotenza davanti alla ferocia della vita è il sole che si ripiega in se stesso e si riavvolge nell'anima che assiste e piange. C'è incomprensione e tanta inermità dal duro sapore di una sconfitta in questo mondo. Il cielo si fa grande e la terra al di sotto geme, mentre una forza oscura ci chiede di continuare.
Ciò che arriva è la linea di confine tra il non ancora nato e il nulla. Gli odori... imbrattano il naso di altre vite che già vivono dentro di noi, altrimenti non le avvertiremmo. Avvertire è già riconoscere senza aver posto un nome. È qualcosa che spunta come un neonato arrivato or ora.
Lisciottone Mio sta sistemando per le feste il sopraggiunto Fog dal collarino verde. Si fa valere quale degno figlio del Gatto Grigio.
Da un pò di tempo non vedevo i gatti nel giardino. Poi ieri, il ritorno di Nerone Panterone mi ha fatto ben sperare. Se ne stava mogio e immobile sul suo muretto preferito, mentre il Gatto col Collarino a tratti compariva sul suo balcone. Chissà se si ricorda di me... se mi pensa... sono portata a chiedermi. La vita continua e va avanti e ciò che è stato si dissolve in una nuvola azzurra che sprigiona inaspettatamente e all'improvviso il suo profumo.
Sentiamo l'odore di chi abbiamo nell'anima e non ci abbandona mai. L'odore è presenza ed è il presente. Ciò che abbiamo lasciato è una pagina mai ultimata che scriviamo affacciandoci dal cuore per ritrovare noi stessi e il giusto luogo tra gli spazi verdi del mondo. L'aurora è colore, così la seta perlacea dell'imbrunire. Un'immersione nelle cose ci fa essere suono e profumo. Ritorniamo a noi tra le scale che piegano verso la terra e si schiudono al cielo.
Certe sere indossano una calma silenziosa cucita ai drappi delle stelle. Un mondo si riavvolge dentro il sipario delle cose, si accuccia come un bambino e qualcosa di bello sembra affacciarsi dalla china del colle o dal contorno sfumato della luna. Le nuvole appaiono filamenti d'argento e un odore giunge come una visita inaspettata a sedersi nel grembo delle cose.
I colori sono memoria latente eppure fertile di ciò che è stato. Sono il nostro universo nell'universo del tempo. Altro gli odori. L'odore è singolare e trascende le coordinate spaziotemporali. S'imprime e ci fa scegliere chi siamo e cosa portare dentro di noi. Gli animali si scelgono in base all'odore che crea la forma e definisce, diversamente da noi per i quali l'odore è l’infinito non circoscrivibile in alcun amplesso.
Vediamo solo ciò che si rende presente a noi, ma ciò che è presente a noi ora, non è spuntato qui dal nulla. È in quanto era già prima, e nulla ha a che fare con i nostri occhi bendati. L'amore cura e l'amore avvelena. Ciò che guarisce è anche medicina. Cambiano le modalità, le situazioni nel quadro delle contingenze che ci rendono presenti e altresì fluttuanti. Allora, in questa delirante complessità, un dono è guardare attraverso ciò che si riceve, protendendo lo sguardo verso altri orizzonti ad espandere quel gesto che altrimenti morirebbe in sé.
La sera è pienezza nello svuotamento. È e in quanto tale ci riempie come fa la notte con le arcate del cielo che la luce del giorno appiattisce. La sera è una nuvola piena o una macchia d'inchiostro sull'abito delle cose soffiate in lontananza. È inclinazione verso l'anima che abbraccia e in questo ci trasporta.
Siamo memorie e il frutto di trasposizioni. Pur restando ancorati al luogo dove risiediamo, possiamo tingerci di luce, come anche imbrigliarci nel fango e nel dolore. E mai sapremo, quanto chi amiamo è realmente parte del nostro presente dove siamo a seguito dell'aver trasvolato, o intimo passato che ritorna. La creatività in questo si sprigiona. Nel nostro rendere speciale e unico ciò che la vita ci rimanda allo scopo di donarci noi a nostra volta e di donare altre possibilità.
La Natura c'insegna il valore della privacy e della individualità. Se ognuno non fosse che la copia degli altri, che senso avrebbe l'amore in quanto assaporamento della unicità altrui? Chi saremmo se non viandanti soli in un amalgama indistinto? Nella Natura l'amore è fertilità che dona bellezza e colori insegnando il valore della stima per se stessi che significa, quando occorre, mettere delle barriere tra il noi di copia e gli altri. Viscido altrimenti apparirebbe il tutto, senza la capacità di soffermarsi anche solo per cogliere una rosa tra le balle di fieno.
Ho sempre amato questo essere non secondo a nessuno. Tanto umile da portare sulla schiena il sole. Nella sua calma, la concentrazione della Natura.
La vita si ripete ma quando qualcosa ne cambia il verso, troviamo solo spaesamento intorno e dentro di noi. Cosa ci fa essere in un paese, ossia nella condizione di familiarità col nostro ambiente che è il nostro tutto? Sono gli oggetti, corpi con un'anima propria e riflessa, ad accolgerci ogni giorno con lo sguardo.
Ritorna come un getto di acqua fresca il ricordo di atmosfere vissute che hanno marchiato il passaggio dall'infanzia al dopo. Ogni ricordo si fa vero nel momento in cui riconduce all'infanzia, riaprendoci gli occhi e l'olfatto. Ritroviamo noi come eravamo nei contenuti più grandi e profondi. E ritroviamo i nostri cari nell'impronta che ci hanno lasciato, lieve e indelebile sulle spoglie della vita.
L'amore è presagio di festa. E quale stagione realizza il tempo della festa più della primavera? Ogni festa si accompagna a un ritorno e le rondini sono presenze di luce che spuntano dalla notte dell'inverno per tagliare la criniera del sole con le frecce dei loro corpi. La vera festa è il passaggio alla primavera che risuona dell'alba raggiunta. Si fa promessa di colore tingendo i prati di fiori nuovi e l'arcobaleno coniuga il cielo alla terra. L'equinozio è congiunzione di questo abbraccio che perdura da sempre e sempre si rinnova apportando cose belle.
Non sappiamo mai quali dimensioni acquisirà il dolore che procuriamo all'altro anche solo per un piccolo gesto mancato. E allorquando noi maturassimo e se maturassimo la percezione di quanto causato, non sappiamo se si attuerebbe un cambiamento che non necessariamente assumerà carattere eclatante. Ciò che non risuona all'esterno e rimane concentrato in noi, matura lentamente, ma nel tempo porta buon frutto. L'attesa è una condizione interiore di chi si offre a un cambiamento non solo finalizzato a lui stesso ma che includa gli altri, in particolare chi ci è più prossimo.
Non è mai un gioco la morte, ma spesso capita che si muoia per aver aderito a qualcosa che appariva come un gioco. È anche vero che spesso e lo sappiamo, la vita ci tradisce lasciandoci con l'amaro in bocca. Sembra crudele e ingorda. In realtà, il suo obiettivo è quello di formarci e indurci a capire.
E' proprio questo il senso dell'amore. in tutto ciò che fluendo svanisce, ci ricorda della nostra esistenza. Chi siamo e il nostro valore. Il significato che portiamo qui su questa terra attraverso il corpo che ci ricopre. Quando amiamo, siamo in noi come non lo saremmo mai, nonostante l'euforia. Ma è proprio questo l'euforia d'amore. Ci fa scoprire attimo dopo attimo significati prima invisibili e sepolti da strati di chiacchiere e di cose inutili.
Ogni giorno è una scoperta. La vita ci invita a perlustrare. A salpare per nuovi lidi che non ci chiedono necessariamente di andare lontano. Tutto ciò che serve e di cui abbiamo bisogno è intorno a noi. Intorno significa tante cose. Strati su strati, veli sopra veli, tende e tappeti. Ogni giorno il miracolo è in ciò che si compie a portata di mano e che noi non cogliamo perché viziati da una visione sofisticata della vita.
Prima si soffre e poi s'impara. La sofferenza è legata allo scontro con la realtà dei nostri desideri che vanno in caduta libera. Questo è quanto tutti riteniamo accada, sorvolando sul fatto che anche la luce ha la sua gabbia.
E' falso il mondo dell'apparire, eppure è qui che c'incontriamo e ritroviamo. La giustizia allora non è forse obbedienza a un mondo ordinato che a sua volta rispetta regole precise e prestabilite che sfuggono alla nostra comprensione razionale? La Bellezza guarisce e questo è il suo compito nel mondo. Guarire significa elevarsi dal pattume creato e determinato dall'uomo.