Quando sentiamo la parola "fascio" subito ci riportiamo al periodo del Fascismo. Raramente colleghiamo il suddetto termine a "fascino" nonostante la familiarità, e ancor più raramente lo accostiamo alla tradizione ormai caduta in disuso di fasciare i neonati.
Questa, una volta comunissima usanza, ancora oggi ci perviene da una lettura attenta dell'episodio della Natività avvenuta in una grotta o stalla e che vede protagonisti insieme al Bambino Gesù, Maria e Giuseppe.
L'arte di fasciare nasce con l'uomo. Nel Paleolitico quando possiamo iniziare a usare la parola "uomo" in rapporto al genere umano. In quel tempo lontano le piante venivano usate allo scopo di legare gli oggetti o per pulirsi e medicarsi. L'associazione pianta legatura nasce prima che come esperienza esterna, all'interno di noi. I geni sono costruiti sul legame di cromosomi diversi e tutto l''organismo è frutto di un intreccio dallo schema perfetto e pertanto funzionante. Partendo dalla più piccola alla più complessa, ogni forma di vita si tiene unita grazie ai legami rappresentati nel mondo empirico proprio dalle piante. A livello psichico il legame nasce come esperienza doppia e multipla dall'esempio della famiglia che sconfina nel discorso più ampio parentale. La rottura di un oggetto caro in un tempo in cui niente veniva sostituito facilmente, era di preludio a un evento tragico affettivo.
Non ci rendiamo conto, ma la parola "fascino" unisce il mondo empirico alla sfera animica, stabilendo legami complessi e totali tra il fuori e il dentro. Le mani materne che fasciano il piccolo ricalcano il primo esempio di taumaturgia più complessamente rappresentato dalla imposizione delle mani.
Ho parlato nel precedente articolo della relazione semantica che intercorre tra l'atto della fasciatura e l'intervento delle Parche. In merito alla nascita di Gesù, la fasciatura sembra spostare lo sguardo dal Bambino che la riceve alla Madre Maria che tramite essa esterna le sue premure per il pargolo. Questo è un aspetto sicuramente non trascurabile della Nascita di Gesù ma non totalizzante, nonostante la Mariologia contemporanea vi insista. La fasciatura prima che la Madonna, madre esemplare, tocca nel profondo Gesù e sembra seguirlo dal principio fino alla conclusione del suo percorso terreno nel sepolcro. Gesù è il Figlio, Colui che esprime il legame in ogni sua forma nell'esperienza terrena così come tra i due mondi, e le Scritture sembrano ribadirlo. Ciò viene sottolineato anche attraverso il gesto dello spezzare il pane e prima ancora, dalla moltiplicazione dei pani. Gesù è il Figlio, ossia il tramite tra il passato storico dell'uomo risalente all'età patriarcale cacciatoriale all'era nuova dei riti e l'era nuova delle coltivazioni. Pertanto è il Nuovo Adamo. Nella stessa messa da "messe: raccolta" ci sono numerosi indizi che riportano ai culti isiaci e della dea Madre. Simboli e metafore percorrono la sacra narrazione degli episodi relativi alla vita di Gesù. Non ultimo il riferimento al canto del gallo estrapolato dalla civiltà rurale.
Riportandoci all'analisi teologica di Gioacchino da Fiore, potremmo dire che il tempo del Padre che culmina con l'Ebraismo è il tempo della cultura cacciatoriale a cui segue il Neolitico col Figlio e l'età dello Spirito Santo che è di crocevia tra il superuomismo e il Transumanesimo attuale che rischia di portarci alla deriva. A questo terzo grande periodo dovrebbe seguire il tempo dell'Apocalisse con la compresenza di tutti e tre gli spazi temporali e il ritorno di una nuova Eden per tramite del sangue dell'agnello immolato al fine della salvezza dell'uomo. Si ritornerebbe quindi al punto di partenza ma con una nuova consapevolezza, del senno di poi, che ricongiungerebbe l'umanità salva al Sacro suolo delle origini, facendo coincidere all'inverso il sepolcro con la grotta.