Siamo echi di una sorgente di luce lontana che richiamiamo a noi coi suoni delle parole. Le parole come agglomerati di suoni sono quanto ci resta di chi siamo stati. Sono i campanelli che ci risvegliano dal torpore antico.
La "r" è la lettera della vibrazione che percorre e scuote. L'abbiamo conosciuta in considerazione a "castrato" per l'effetto che riproduce. È la castrazione di un suono che invece vorrebbe inalberarsi leggero e lontano. Le lettere sono suoni e i suoni risvegliano la persona che siamo in relazione alle vibrazioni rilasciate dal Creatore di cui siamo riflesso. L'immagine per gli antichi era il riflesso che risuonava internamente e che permetteva di cogliere il riferimento a una remota figliolanza la cui matrice è sepolta tra strati di cielo e voragini di luce. La propria espressione colta di sorpresa nell'increspatura del velo di acque di un lago lasciava emergere l'illuminante visione di chi si era e della verità nel fiume che trascorre.
Se il fiume è il tempo irrefrenabile che scorre o scoscende, il lago è lo specchio che Dio concede per guardarsi dentro e non a caso lo ritroviamo nel mito di Narciso.
Soffermandoci sulla voce dei suoni, balza agli occhi l'affinità e la differenza tra "lode" e "ode". L'affinità è nella somiglianza che giustifica il senso di appartenenza dele due parole. La differenza è invece nel significato implementato in "lode" dalla "l" iniziale che trasferisce in Alto, nel Cielo. Se l'ode è destinata al singolo o a una comunità, la lode eleva e va oltre le potenzialità umane. È rivolta al verticale trascendente che si protende verso l'uomo in adorazione, esaltandolo.
L'ode si ascolta e dall'ode si traggono gli insegnamenti e la ritroviamo laddove il poeta vate esprime le esigenze comuni o utilizza un linguaggio che è condivisibile. L'abbiamo vista rientrare nella cultura romantica e proviene dallo stesso bacino culturale del Mito. È una forma di esaltazione umana diretta all'uomo che si distingue per quelle qualità eccelse che rischiano di essere surclassate da una modernità irriverente verso i modelli antichi.
La lode è diretta a Dio. È un omaggio alla sua pienezza che si fa misericordia verso la piccolezza umana. È l'accoglienza fatta a Gesù seduto sul suo asinello nelle mura di Gerusalemme, prima dell'alto tradimento. Alla lode struggente per il tormento dell'uomo maturato in consapevolezza, segue la comprensione divina. Se Dio comprende, l'uomo commisera il suo compagno fratello. La comprensione non può essere che di Dio e di chi avverte dentro di sé il sorriso di una luce più ampia.