Il linguaggio magico delle cattedrali medievali nel senso del Sacro
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Il linguaggio magico delle cattedrali medievali nel senso del Sacro

Amore e Psiche
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Mosè sul fonte battesimale del 1518 a St. Amandus, Bad Urach, Germania, dello scultore Christoph von Urach
Mosè sul fonte battesimale del 1518 a St. Amandus, Bad Urach, Germania, dello scultore Christoph von Urach

 

È curioso come proprio nel Medioevo le distanze fossero colmate dal sentimento del Sacro capace di avvicinare persone distanti. E in questo trova compimento la rilettura dei nostoi omerici.

Nonostante l'attaccamento alla materialità terrena, nel Medioevo il senso della proprietà era fluttuante e questo sicuramente ha influito sulla necessità di accumulare per rinforzare il principio di potere. Non bastava il titolo nobiliare a rendere necessariamente potenti le famiglie in un tempo in cui il potere personale era l'ambizione a cui i rampolli di buona famiglia erano educati e aspiravano.

Saper mantenere alto il proprio prestigio dipendeva non solo dalle scelte personali a seguito di argute valutazioni, ma anche dal cosiddetto destino a cui si imputavano fattori e conseguenze non sempre prevedibili. Le trame del regno erano smosse da più personaggi che nel bene e nel male ruotavano attorno alla figura del signore e che costituivano quanto oggi si definirebbe "corpo diplomatico". Una campagna bellica conclusasi male portava il ricco feudatario a perdere i suoi possedimenti e con essi il tesoro ereditato o accumulato negli anni. Stessa sorte toccava al regnante costretto a cedere al nemico la sua stessa corona. Capiamo bene che l'ereditarietà dei tesori di famiglia non era concepita come bene assoluto ma, insieme alla proprietà privata, era intesa una realtà fluttuante che poteva essere usurpata insieme al titolo per varie cause. A rimetterci erano anche le donne che si vedevano spogliarte delle loro preziose vanità e costrette a cedere finanche gli abiti di rappresentanza. Per non parlare poi dei contratti matrimoniali con uomini del tutto estranei o parenti indesiderati a cui erano costrette.

La religione non bastava ad assicurare protezione e la stregoneria era argomento segreto anche tra gli alti ministri di Dio interessati a mantenere posizione e profitto se non ad accrescerli. Gli scrupoli di coscienza erano per le anime straordinarie e spesso la predisposizione alla concretezza la faceva da padrona aumentando la forbice tra ricchi e poveri.

Il vero sentimento di fede e la correttezza erano propri delle famiglie di costruttori spesso indotti a digerire abusi e soprusi da parte di chi aveva commissionato i lavori. Lavorare la pietra, innalzare edifici li poneva strettamente a contatto col mondo magico di Dio che si esprime attraverso numeri e rapporti di proporzione. A loro il compito di rispettare questo linguaggio che li rendeva strumenti del sapere divino. Le proporzioni tra le parti degli edifici innalzati servivano a conferire stabilità e armonia e ponevano le maestranze dell'epoca a stretto contatto con la tradizione muratoria più antica. Questo era sicuramente un fattore importante che metteva i diretti interessati nella condizione di sentirsi al di sopra del tempo in quanto insigniti di una straordinaria missione che si perpetuava di generazione in generazione. Era sacro nel Medioevo quanto portasse l'uomo ad avvicinarsi all'eternità metastorica e le imponenti chiese e cattedrali ci comunicano ancora questa sensazione.

Costruire nella logica di qualcosa che restasse nel tempo e andasse ben oltre l'orizzonte intuibile era la definizione di Sacro nel Medioevo e per quanto la tracotanza dei ricchi committenti contribuisse ad offuscarlo, la pietra ci ha lasciato esempi di encomiabile grandezza. La pietra come il legno è depositaria della vera anima dell'uomo purificata di ogni nefandezza. Vescovi, papi e cardinali commissionavano mastodontiche opere architettoniche convinti di potersi purificare innalzando omaggi al Signore. Il linguaggio astruso adottato dai maestri scalpellini nella creazione di statue e opere a rilievo aveva il fine di rendere indecifrabile quanto dovesse rimanere appannaggio di pochi eletti capaci di interpretare quel codice visivo che impressionava il popolo, rendendolo succube. L'accostamento a statue di santi di antiche maschere e figure di draghi veniva concepito dai più come di monito a mantenersi obbedienti, onde evitare di cadere nelle punizioni divine.

Ancora oggi in determinate realtà meridionali ma non solo, si usa dire ai bambini di comportarsi bene e di rispettare i sacri precetti perché altrimenti Dio manda loro il diavolo. Questa espressione di natura tipicamente medievale se da un lato mostra l'autorità indiscussa di Dio, dall'altro alimenta la confusione circa una possibile e mai dichiarata cooperazione tra Dio e il diavolo.

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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