La Pasqua è passaggio. Pass-Qua è andare verso in un incontro. È proiettarsi nella luce dell'Aldilà non solo con tutto sé stessi ma portando dentro coloro che amiamo, affinché la nostra luce possa coinvolgerli.
Il Paradiso non è un luogo come ce lo aspetteremmo. È pura luce. Il giardino è la metafora della fioritura delle anime nella luce. Ogni fiore è un piccolo sole che rinasce all'alba, ricordandoci di abbeverarci al tempio della luce che è in Cielo. Fiore è Foro e Fuori. È un buco di petali che nasconde la magia del suo mondo nascosto che solo le entità angeliche e fatate conoscono. È esplosione di un mistero radicato nel suo centro e che risale dalla terra e dalla sua energia procreatrice. È il risultato di un percorso che in noi in questa esistenza terrena si compie con la Pasqua.
Il fiore come gli animali che escono dal letargo invernale, ci portano a considerare la vita come proiezione. È la proiezione che parte dal gradino esistenziale e si afferma dopo. È la proiezione del cielo che fa fiorire tutte le anime sulla terra. Il fiore c'insegna la maturità nella proiezione. Ossia a distinguere il desiderio o obiettivo inverosimile, dalla proiezione che ci cala nell'immaginario, lì dov'è giusto che andiamo. Non esiste proiezione che non obbedisca a una chiamata interiore inoltrataci dal nostro Sé. Ci porta a vedere dove andremo con le nostre giuste potenzialità. Nulla ci viene dato in di più. Tutto il nostro bagaglio natale serve a portare a compimento noi stessi, necessario a realizzare il grande salto da qui all'oltre.
La Pasqua è questo. La festa di una via indicataci ma non rivelata. Ciò che ci aspetta oltre è chiuso nel suo mistero. Ogni cosa e ogni anima hanno i loro tempi e la maturazione è una delle responsabilità naturali che il Maestro Gesù ci ha insegnato attraverso le parabole del seme e della vite.