Le prime forme di osservanza religiosa e di culto da tramandare le riferiamo alla civiltà degli agricoltori successiva a quella di coglitori e piantatori relative al primo Neolitico. Alla stessa facciamo risalire termini che costellano la nostra e non solo tradizione religiosa e il termine stesso "religione".
"Religione" significa proprio "osservare" inteso come "rispetto dei precetti" così come, in rapporto al verbo latino "lego: raccogliere", educarsi al Sacro. Allo stesso etimo fa riferimento il nostro verbo "relegare" ossia "confinare" e la stessa parola "legge" dal messaggio eloquente secondo gli antichi per i quali chi sa leggere e possiede di conseguenza gli strumenti della scrittura, sa raccogliere e raccogliere significa passare al vaglio della propria coscienza ogni informazione acquisita.
Soffermiamoci sul verbo "confinare" che ci introduce a conclusioni interessanti in rapporto al significato di "religione". La religione è sulla base di quanto ora riportato, quell'area a cui si dedica l'uomo ed è a parte rispetto alla dimensione quotidiana. È lo spazio di comunicazione con Dio sulla base dei precetti istituzionalizzati da parte di una cerchia di potenti chiamati a condurre e a curare la religione su quanto stabilito dalle Istituzioni. Quest'area riservata dall'uomo a Dio è una dimensione a sé su cui le istituzioni vigilano in quanto figurata e regolamentata dalle stesse. È quindi un dominio nel dominio, esercitato sempre dall'uomo che si arroga il diritto di agire per conto del dio di riferimento. Già il termine "confine" però, stabilisce un limite che impedisce alla religione di interagire con quelli che sono i precetti fondanti l'etica dell'uomo che a sua volta discende dal valore sacro della libertà. La religione è uno spazio di comando gestito dall'uomo e per l'uomo, che va a influenzare e a ingerire con gli altri ambiti dell'esistenza umana. Altro è il valore del Sacro che dovrebbe impregnare la vita umana istante dopo istante.
Sulle basi di quanto detto capiamo bene il perché delle guerre scatenate dalle religioni e perché la religione non è mai solo un semplice pretesto per scatenare guerre. È una realtà concreta e condizionante al punto da indurre l'effetto di un ateismo diffuso tra coloro che non accettano di essere circuiti.
La religione è la Legge secondo i governi teocratici come ad esempio quelli islamici. Regolamentare il Sacro attraverso l'istituzione religiosa significa appropriarsi in tutto della libertà dell'altro. Pertanto, la religione diventa nei casi estremi un sistema di controllo totalizzante che vincola e porta l'inferno sulla terra. È quanto la storia ci ha trasmesso anche in rapporto al nostro
Medioevo e al successivo Seicento con il tribunale dell'Inquisizione.
Come nei regimi assolutisti, chi è sul podio dell'istituzione religiosa e la governa, ha la libertà e la ricchezza che agli altri è negata o limitata. È l'uomo che si sostituisce a Dio.
Il termine Sacro viene concepito nel momento in cui l'uomo antico si accosta alle religioni. È un processo graduale di distacco che procede di pari passo con l'avanzamento nella strutturazione sociale e l'allontanamento dalla tradizione unica e vera, delle origini. Le religioni, ciascuna in tempi diversi a seconda del progresso civile e sociale della realtà di riferimento, sostituiscono all'obbedienza l'ubbidienza e alla tradizione autentica quella da lei imposta con regole e dogmi che sta ai fedeli accettare in nome di una fede che attende risposte.
Il termine "Sacro" viene coniato dai primi Romani di contro ai primi culti religiosi istituiti e ha come significato quello di "maledetto", attributo rivolto come ben possiamo comprendere, verso quel sentimento autentico che trasporta l'uomo verso Dio attraverso la riverenza sincera mostrata verso la Natura e le sue creature. Alla radice di "Sacro" si riconducono gli aggettivi "acre" che ritroviamo in "acero" dal sapore amaro, così come "acerbo". Quest'ultimo aggettivo ci fa comprendere come venisse considerato il sentimento primitivo dell'uomo contraddistinto da un rispetto timoroso che poi è stato filtrato e acquisito e interpretato dal mondo ebraico nei confronti di Adonai. È il sentimento dell'uomo che omaggia e riconosce la potenza dell'Uno in tutte le cose e si concentra sulla propria piccolezza. È nella riverenza dell'umile il Sacro, di contro all'opulenza di chi gestisce e regolamenta la religione.
Alla luce di quanto detto capiamo il senso di rivalsa di Greci e Romani verso le divinità arcaiche come Pan e i Fauni e i Satiri che sfuggono alla logica di un sentimento di fede istituzionalizzato in religione. Dioniso stesso viene avversato e fatto rinascere attraverso il re dell'Olimpo Zeus, affinché venisse accettato per evitare scontri civili e conflitti nella la Grecia antica e tra questa e i popoli confinanti dell'Asia Minore.
Nelle rappresentazioni pittoriche romane Bacco che è il Dioniso latinizzato, compare spesso con fauni e ninfe a testimoniare un mondo perduto di ebbrezza e trasgressione che riposa all'ombra dei Miti.