La caratteristica del ponte è in genere il camminamento in altezza che unisce o separa due sponde, due pareti rocciose o altro. Il carattere di altezza lo ritroviamo in relazione al ponte, in inglese "bridge", che ci conduce alla radice di Brigit, la dea della Sapienza, col significato di "alto, sovrastante". È questo uno degli attributi del ponte levatoio.
Il fiume che scorre, lava e purifica lo troviamo associato al ponte ma anche al punto. Nell'antico gaelico gallese "ponte" si dice "pont" recuperando la radice indoeuropea che ritroviamo nel latino "ponte pons pontis" e che richiama oltre al "punto: point in inglese" il termine "sponda". È curioso come "sponda" e "ponte" pur se alla lontana, li ritroviamo nell'etimo "spalla". A tal proposito si usa "spalletta" anche al plurale in rapporto al fiume. Questo, traslato alla configurazione del corpo umano risulta essere la spina dorsale che mette in relazione per lunghezza e flessuosità il fiume al serpente. Questi passaggi di associazione di immagini sono molto radicati nelle culture induista, buddista e orientali in genere dove gran valore è stato attribuito alla narrazione iconografica riconducibile al luogo che è il Sé riconquistabile attraverso le pratiche di yoga e di meditazione. Tutto in Oriente si risolve nel Sé che trasforma l'individuo in punto di luce. A tal proposito va detto che l'anima isolata da alcuni scienziati (e per isolata intendo inquadrata nella sua assolutezza attraverso le indagini sulle variabili e tra queste il peso) sarebbe un'aura bianca o indaco o di altre tonalità chiare o brillanti, a seconda della qualità dell'individuo che l'ha ospitata. Conclusosi il viaggio terreno, l'anima del deceduto può ripresentarsi sotto forma di horb, cerchio di luce.
Il valore di compiutezza assegnato al punto è dato proprio da questo in relazione al punto d'incontro. Il punto d'incontro ci definisce e determina oggi più che mai, assolutizzandoci nella confusione del via vai generale. C'è a riguardo un gioco che nella completa spensieratezza facevano i bambini di una volta, quando s'incontravano per strada e attraverso il corpo imparavano ciò che a posteriori avrebbero compreso. Provare piacere nel fare qualcosa di consentito, sul momento anche inconsapevolmente, insegna. Il gioco a cui mi riferisco è quello dei "Cinque cantoni" in cui la posizione di ogni bambino è definita da uno dei cinque cerchi, al cui centro sta un bambino che deve necessariamente impadronirsi di uno dei cerchi.
Il cerchio ci definisce, così come è vero che un cerchio senza punto al centro non ha valore. È da questa immagine che è stata concepita la ruota che ci pone in relazione con l'acquisizione di coscienza del punto da nero a luminoso nel momento in cui scatta la riflessione su dove l'individuo è. Camminare, cioè vivere, aiuta ad acquisire la fondamentale relazione di coincidenza individuo luogo dove quest'ultimo sta per meta e realizzazione. A volte purtroppo, nelle persone smarrite, per portare a frutto questa relazione, non basta una vita.