È del gatto saper chiedere con dolcezza. È del gatto farci assaporare il ritorno a casa, questa concepita come riparo dalla frenesia del mondo. Il gatto è un mondo a sé in cui ci ritiriamo a contatto con noi stessi. Dove l'uomo non è ancora andato, un gatto già c'è stato.
Se c'è una radice inviolabile questa è la lingua. La pietra miliare di un'identità. A differenza di oggi, la lingua nei tempi antichi era concetto e filosofia. Formazione in tutto. Dalla lingua e dal suo studio discendono le Lettere e la Letteratura. "Storia della lingua italiana" così come "Lingue e letterature straniere" ci fanno capire il valore di un popolo e quanto trasmette all'esterno. Dalla lingua si spiega il libro dell'identità di un popolo e proprio su questo concetto agisce la tradizione odierna che insiste sulla cultura della contaminazione. Va anche bene il fenomeno di osmosi linguistica, purché si spplichi il distinguo fondamentale nel tramandamento tra la propria individuale cultura da ciò che viene appreso o imposto.
La lingua è collegata alla pietra. C'immette nei contenuti. Non a caso è presente all'interno del cavo orale. Ci permette di gustare o di respingere. Baciare con la lingua è al di là della pervasiva e sovrastrutturale cultura volgare, rendere l'altro partecipe della propria intimità e non andrebbe fatto con chiunque.
C'è una differenza abissale tra labbra e lingua. Le prime segnano il confine tra l'ombra e la luce. "Slabbrare i contorni" significa rendere il limite confuso. La lingua è il tesoro nascosto. La pietra da cui partire con la tradizione. Pietra filosofale e lingua si appartengono, così come sglossare la lingua e sgrossare la pietra.
Dovremmo imparare a filtrare quanto ci proviene dal di fuori, per non macchiare quanto è nostro. La torre di Babele insegna quanto il tentativo di dare vita a una cultura contaminata sia di per sé antiumano. Crolla ciò che è imposto e ogni tipo di sovrastruttura applicata, si mantiene vivo quanto è basilare. Pensiamo al monolite musulmano adorato a La Mecca.
Che senso avrebbe adorare una pietra? La pietra è la solidità rappresentativa di un insieme che riassume religione e cultura, l'insieme dell'anima di un luogo che si traspone nella sua gente. Da Babele derivano il comune onomatopeico "Bla bla bla" così come anche l'aggettivo "barbaro" applicato dai Greci inizialmente a chi parlasse in modo incomprensibile in quanto esterno ai propri territori. Il termine è diventato nel tempo sinonimo di incivile e appunto, barbaro.
La lingua applicata al linguaggio la ritroviamo nelle rappresentazioni architettoniche in rapporto alla pietra di base da cui si eleva l'intero edificio. Il lavoro di carpenteria già nella civiltà egizia era ben remunerato in quanto dalle fondamenta dipendeva la solidità dell'edificio. L'indebolimento della lingua a causa delle varie contaminazioni tra i popoli ha parallelamente portato all'infragilimento delle opere architettoniche. Inattaccabili dal tempo restano le grandi testimonianze delle antiche civiltà che hanno posto le basi non a caso alla lingua ancora in uso da noi moderni.
La lingua corrisponde ai piedi. "Leccare i piedi a qualcuno" nella profanità volgare significa ingraziarselo in modo subdolo. Nei riti fetish il piacere del gusto si accompagna a quello erotico espresso attraverso la trasgressione del gesto in sé. Ai piedi in passato si rivolgeva una grande attenzione strutturale prima che estetica ed estatica, queste ultime senz'altro consequenziali in un discorso di forte radicamento culturale. La sontuosità delle sculture faraoniche parte proprio dall'attenzione verso i piedi scolpiti con meticolosità e spesso in un rapporto sproporzionato per grandezza rispetto al resto del corpo. La solidità del Mosè di Michelangelo e della statua di San Pietro nell'omonima piazza del Vaticano ci parlano della solidità di una figura impostata sulla forza delle proprie radici, in cui la lingua ha avuto un ruolo determinante.