Le mani nel presepe
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Le mani nel presepe

Amore e Psiche
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Fabbro ferraio sassone. MS illustrazione
Fabbro ferraio sassone. MS illustrazione

 

Ciò che è piccolo è curato, limato, coccolato dalle mani. Mani e nani vanno di comune accordo e forse dalla radice greca di nano, piccolo, deriva anche mano. La mano è un grappolo disteso in cui ogni acino fa la sua parte e collabora con gli altri.

È tipico degli esseri minuti, pensiamo ad esempio alle formiche, agire in gruppo o secondo una struttura sociale ben organizzata. È quanto accade alle società legate alla terra, luogo di esilio per Adamo ed Eva e per i loro discendenti.

I nani descrivono la laboriosità del mondo di sotto. I nani appaiono piccoli e grassottelli, con le mani robuste atte a prendere e a dare. È la forza della natura che agisce dal di dentro che in essi si esprime, ricalcando la venerabilità delle mani di Dio che dal niente ha creato tutto, partendo dalle strutture più semplici.

Estrarre per produrre è delle mani utili all'uomo primitivo per aggrapparsi e per scavare. Comunque, per rendere consono alle proprie esigenze il mondo verginale. La qualità che colpisce dei nani è la loro gioiosa laboriosità che si esprime nel canto. La vita vissuta con canti di gioia fa superare lo scoglio della fatica ed è di esempio all'uomo intenzionato a portare a compimento se stesso.

C'è molto di medievale nella configurazione dei nani e molto anche della filosofia di vita di San Francesco di Assisi. I nani rappresentano il servizio e l'umiltà, virtù di chi pregando e lavorando scala la montagna della terra per ricongiungersi al cielo.

Camminare nel buio scortati dalla lanterna è dei nani che tra tutti gli esseri fiabeschi sono i meno magici. Devono di fatti lavorare e rendersi attivi perché la loro luce si diffonda. Sono uomini in miniatura rappresentando in rapporto agli organismi vitali i mattoni con cui si è strutturata la complessità del tutto. È la vita che parte dal basso per scalare la distanza che ci separa dal Padre ed è questo uno dei tanti messaggi che ci trasmette l'immagine del presepe. Qui, l'attesa della nascita del Bambinello illumina le attività che nobilitano l'uomo, che sarebbero a detta di tutti le più semplici. Dio nasce e tutto si ferma. Non proprio. Dio nasce e il sentore della sua venuta cambia prospettiva al mondo lanciandolo verso un nuovo ordine e verso un nuovo destino. È quanto succede ai Magi che si mettono in viaggio al seguito della stella che percorre i cieli e li richiama distogliendoli dai loro vecchi propositi.

Il Natale è fare nuove tutte le cose e ciò è reso possibile mettendo in relazione l'intelligenza con le mani. Festeggiare la nuova venuta con una ritrovata laboriosità santifica ogni parte di noi e non ultimo le mani. Queste entrano in contatto con tutto ma si aggraziano e purificano quando l'uomo si ritrova in sintonia con quanto produce, una forma questa di sottile relazione con sé stesso e con Dio.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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