Sul legame tra l'ebbrezza e il Sacro mi sono già occupata ampiamente, prestando attenzione, laddove fosse opportuno, a contestualizzare le posizioni e gli atteggiamenti osservati, di cultura in cultura.
Quello dell'ebbrezza è un tema delicato perché fortemente connesso all'irrazionale che sconfina negli ambiti illeggibili del Sovrannaturale. L'ebbrezza è dell'artista e del poeta che lascia parlare la vena del cuore. Ma non sempre l'irrazionale è legato alla sensibilità.
L'uomo arcaico ciò che non poteva sperimentare con i sensi esterni, verificava attraverso il gusto e l'ingerimento. L'assimilazione di sostanze va associata anche all'altra definizione di assimilazione che vede un richiamo di unione tra esseri o ambiti diversi e distanti tra loro. "Assimilare" vuol dire introdurre nell'organismo sostanze dall'esterno ma anche trovare aspetti in comune con chi è esterno. C'è in ogni caso, in entrambe le prospettive un rapporto di confronto virtuoso e attivo che attraverso il processo di assimilazione ha portato l'uomo ad avvicinarsi all'altro senza porre i dovuti paletti di rispettosa distanza. L'assimilazione ha portato quindi l'uomo a prevaricare sul proprio simile, così come sull'ambiente.
"Assimilare" è stata anche l'operazione condotta nella sfera sacra dall'uomo che ha avvicinato a sé quanto percepito di Superiore e Primordiale, proiettando all'esterno le proprie definizioni anche sul piano della forma. L'uomo è a immagine di Dio, ma innanzitutto, prima che il pensiero si strutturasse in sistema organizzato, è stato proprio l'uomo a conferire a Dio più aspetti della propria personalità, dando vita al politeismo. Dio è la globalità di tutto, e sul suo principio di espansione nella sfera della probabilità s'innesta il tema della potenza divina.
Noi siamo qui ora e razionalmente l'essere è legato alla struttura definita su un impianto spazio temporale che riflette la logica della fisica. Se assumiamo sostanze allucinogene, l'essere non è più legato alla percezione stabile e definita sulla base delle leggi sperimentate dalla fisica. Siamo in un luogo indefinibile anche per noi stessi e questo non luogo viene arbitrariamente rapportato alla sfera di Dio. Ciò che all'uomo sfugge e non può essere colto per Dio è sostanza. Su questa posizione si è sviluppata l'ingerenza della Chiesa sulla società, e prima ancora delle religioni ufficiali, affinché l'uomo non accostasse le proprie devianze alla religione e alla fede e al tempo stesso, affinché non diventasse pericoloso per se stesso e per gli altri.
Grande preoccupazione ha destato in passato il legame tra il suono e la pronuncia del nome e la relazione uomo Dio. Possedere il nome di Dio equivaleva a entrare in possesso delle sue straordinarie qualità. Altresì voleva dire predisporre l'uomo a razionalizzare e a intervenire con la propria mente che è un riflesso dell'infinita magnificenza divina, su campi che non gli competono. L'uomo è il Sé, ma il sé non può essere indagabile perché terreno di Dio. Su queste basi le Civiltà nel corso dei secoli hanno vagliato un calendario necessario alla regolamentazione del Sacro in rapporto alla sfera irrazionale, dando libero sfogo all'uomo in un definito arco di tempo. I Saturnalia, le feste bacchiche e dionisiache, così come il Carnevale erroneamente definito festa laica, servivano proprio a questo. La ritualità di queste feste ribadiva il valore Sacro. La ritualità che ritroviamo anche nella parola "ruota" indica la ripetitività della ricorrenza all'interno dello stesso anno o di anno in anno, partendo da una concezione ciclica del tempo. È impossibile parlare di ritualità se non si ha come figura di riferimento la circonferenza o il cerchio.