Non è mai un gioco la morte, ma spesso capita che si muoia per aver aderito a qualcosa che appariva come un gioco. È anche vero che spesso e lo sappiamo, la vita ci tradisce lasciandoci con l'amaro in bocca. Sembra crudele e ingorda. In realtà, il suo obiettivo è quello di formarci e indurci a capire.
Non c'è vita che regga senza il tempo, il suo amante o potente alleato nel quale si riconosce e a cui noi la sovrapponiamo fino a renderli tutt'uno. Eppure, il tempo che a volte si mostra più dolce in quanto guaritore, ci rivela verità che noi sul momento non abbiamo voluto o non siamo stati capaci di cogliere, in quel presente ormai superato. Ci porta a vedere ciò che non avevamo allora considerato, rimettendo in gioco le nostre certezze che può anche accadere siano sconvolte in bene.
Si può comprendere e imparare, rimanendo se stessi, senza alterare comportamenti e usanze. Si può mutare apparentemente o per sempre. E spesso non per propria scelta. Certo nel presente rimane traccia del vissuto che ci ha insegnato ad essere diversi , a superare e a superarci, andando oltre.
Sul finire del gioco
C'era amore e non lo sapevo.
C'era amore quando chiudevi
e alzavi lo sguardo
seccato e angosciato.
È strano eppure accade
che si rimanga frastornati
da una lettura ignorante dei fatti.
È strano come la vita ci raggiri
per poi fermarsi
pari a una trottola sul finire
del suo giro,
che si riappropria della sua identità.
Affinché noi impariamo a vedere.
Perché vedere è considerare.
Affinché noi sappiamo.
Ippolita Sicoli