C'è anche il mio cuore in questa Italia tirata su dalle macerie prima che io nascessi. C'ero io come già tanti che ancora nasceranno e che si guarderanno intorno spauriti per ciò che troveranno. C'è un cuore dove gli altri vedono una squallida opportunità di guadagno o un bel vestito nell'atrio del teatro.
Se il mondo andrà oltre con occhi brucianti, sarà merito di chi ha dato corpo e melodia a note scalcinate, lontano dai riflettori che accendono l'inconsistenza. Hanno fatto della cultura una summa di slogan, un'enciclopedia compendiosa di tanti nonnulla e sciocchezze. Si sono chiusi dentro perché hanno confuso il non senso con la bellezza, rendendosi custodi e proprietari di quanto non ha alcuna ragione di essere, né contenuti credibili.
La cultura non è sedersi in poltrona, ammirare personaggi lanciati in corsa dai potenti. Leggere Camilleri o organizzare matinée nelle scuole. La cultura è avere cuore e cura per chi siamo e quello che abbiamo costruito. Dire la verità è il dovere della cultura messa nell'angolo da chi ha imbandito tavole di commozione a seguito delle menzogne che hanno stracciato i fatti e ritracciato le trame della storia.
La cultura non esiste più. È fallita con tutti noi, perché chi si accomoderà nei teatri o si sistemerà in fila all'ingresso dei musei contribuirà a distruggerla, calpestando il cuore dei geni perché diversi, che hanno seminato lì dove gli altri stanno provvedendo a srotolare tappeti di spine.
C'è anche il mio cuore
C'è il mio cuore qui dentro.
Un universo buio
a cui ho acceso la luce.
Ci sono io e quello che con te,
per te ho costruito.
C'è il noi che non conta nulla
in una società che cambia
e non vuole guardare indietro.
È un binario interrotto.
Una strada che finisce
nel mezzo di un bosco
che io ho abbellito.
Non conto nulla,
ma io ho innalzato pareti di colori
dove gli altri pensano a cogliere e a seminare pietre.
È un rapporto che finisce,
una storia chiusa all'interno di un libro
che guarda sll'umanità che cambia.
Ci ho messo il cuore.
Tu niente.
Raccogli le spine
di quelle rose che io ho seminato e
tu hai fatto morire.
Ippolita Sicoli