Siamo spettri che allontanano chiunque viva tra gli ori e gli stucchi dorati. Incutiamo timore non per la bruttezza, ma per il dolore che schiuma tra le nostre labbra. Sofferenza inascoltata o inespressa, comunque incompresa.
Siamo ombre e orridi zombie non nel male per scelta o invocato, ma per il male che siamo chiamati a sopportare nel nostro cuore, rifugio degli uccellini. Siamo diversi e inattesi, in un mondo che bada all'inconsistenza edulcorata di trine e vezzi e che si spaventa davanti a chi si guarda allo specchio e coglie attraverso il prorio riflesso la crudezza del vero.
La crudezza del vero
Attendo
il fiorire delle cose
nell'altalena dell'autunno.
Su un cielo
che è marmo bigio e lastra di gelo.
Sono qui e sono un'ombra anch'io.
Ho l'odore della fuliggine
su un camino spento
e l'anima delle cose che mi pesa dentro.
Sono qui, scura
come un'alba nel seno di una nube.
Tetra e minacciosa
come un cuore ferito,
un fiore appassito
nel furore di maggio.
Eccomi,
sono io.
Un'ombra gelante
per il dolore che ho dentro.
Ippolita Sicoli