E tornato Nerone Panterone. Se ne sta accucciato come un giacchino di velluto precipitato dallo stenditoio, e dorme profondamente. Sarà in compagnia degli angioletti adesso, nonostante le sue notti brave. Mi dà gioia vederlo e lo lascio riposare.
Cosa racconterebbe al suo risveglio, potendo lui parlare?
La vita esteriore è il percorso che tutti noi, materia organica e inorganica, compiamo. E il racconto quindi, cosa sarebbe se non il nostro nuotare su un fondale ben scandagliato dalla luce e riesumato in superficie? Per quanto ci sforziamo di rendere pulsante e parlante il mistero, esso dimorerà sempre nella luce dell'ombra che pure è la torcia accesa nelle notti in burrasca. Per quanto ci sforziamo, il racconto è la penna radente il ciglio di un percorso in bilico tra il presente e il nulla in cui cadremmo senza alcun impegno profuso nella volontà di raccontare e di trasporci oltre.
Nei luoghi che sanno di te
Vorrei vederti riposare
e inanellare tra loro i tuoi sospiri
come fuscelli di erba preziosa.
Respirare il tuo silenzio
che trasporta tra le nubi siderali.
La poesia è il tuo viaggio
nel mistero che pure mi trova presente
nel tuo luogo smarrito.
Tra le onde di un mare che non si tocca,
vorrei seguirti,
e che grazie a te,
posso solo immaginare.
Mi chiedo,
appartiene a me tutto questo?
O è parte del tuo procedere solitario
tra le valli della vita?
Mi racconterai di questo tuo andare
lontano e immaginario,
al destarsi del giorno,
e del mio essere in te
nell'oscurità che ci è amica
e ci sospinge
incontro al presente che viene.
Ippolita Sicoli