L'attesa è un gatto alla finestra. Guarda e vede ciò che noi non sappiamo. Ecco l'illusione degli occhi. Per questo è mistero e fascino. È una donna ben vestita che cammina ai bordi della vita frenetica che va rotolando sulla strada. È una porta chiusa su un giardino profumato.
Siamo esclusi dall'attesa. Possiamo guardare, esplorare e ritrovarci. In parte riconoscerci in quel sogno privato, narrato, dipinto o orchestrato. Ma l'attesa resta per pochi e per nessuno. È un fiore che sboccia nell'oro del mattino e si confonde col barbaglio di luce. Sorprende solo chi è preparato.
L'attesa sciupa. L'attesa riempie. È il sogno di un luogo che non esiste. L'attesa è l'angoscia dell'amore. Ci possiede senza rumore. Ma più del dolore ci sconvolge e non ci fa più guardare indietro.
Sono vento
L'amore è una profondità
che guarda l'abisso.
Non sono più lì, vedi?
È tutto immutato sulla strada.
Bada. Non cercarmi.
Non sono più lì dove mi aspettavi.
Sul ciglio, ai bordi del tangibile,
c'è un formicolio tra le foglie
flesse dal mio passo.
Dov'ero io, il profumo
e poi un'assenza che precipita nel silenzio.
Non aspettarmi sul ciglio.
Non sono più io.
Solitudine e la cappa del silenzio.
Non sono più io.
Scorro tra le dita.
Sono vento.
Ippolita Sicoli