Viviamo costantemente di sorprese senza che ce ne rendiamo conto. Siamo fatti di attese inutili che ci rapiscono la vita e non ci fanno cogliere l'intensità raccolta nelle cose. Siamo fatti di fantasmi che passeggiano sulle nuvole in cerca di appigli che mai esisteranno, e calpestano tutt'intorno i prati che fioriscono.
Dimenticare è a volte non accorgersi di quanto accade e ci risveglia. E' essere lontani dalla vita e da se stessi, dando luogo a una disarmonia prodotta da strumenti scordati.
Attendere, a volte, è il contrario di sorprendersi. È vedere sorgere una vecchiaia interiore che ci estirpa dalla vita e ci conduce a un ineludibile tramonto.
Nei sogni che non si aspettano
Voglio quel tempo
in cui non siamo stati.
Fiabe stampate sul corso
dove passeggiano i giorni
e i nostri fiori,
sulla cenere delle notti,
che riaffiorano all'alba.
Vedo ombre per quelle vie
dove si abbracciavano i nostri avi
aggrappati alla furia dei giorni.
Sorrisi, campane che svettano
sul fiume che scorre sotto
le gambe dei ponti
e quell'odore che mi sommerge
quando sono sul punto
di addormentarmi,
di spegnermi in un sonno apparente.
Non so quali alberi resistano ancora
in quel luogo dove non sono più tornata.
Non so quanti ne compariranno
a custodire i segreti narrati
dalle pietre del selciato,
pianti dai muri delle case.
Non so se quel silenzio
tra buche e svolazzi di petali e voci
ci appartenga ancora.
Espiro un sospiro
a quel luogo che ricompare
altrove, dove mi trovo ora
a calcare
i vicoli di questo presente
che mi chiede di esistere.
Ippolita Sicoli