Vorremmo tutti aver vissuto di più i luoghi e le persone che poi ci hanno lasciato. Quel tempo... ma non possiamo essere in due e più posti contemporaneamente e questo ci lascia insoddisfatti. I luoghi ci chiamano nel passare delle stagioni e degli anni. Ci vorrebbero riportare a sé come se nulla fosse cambiato o mai dimenticato.
Il ricordo è legato al cambiamento. A ciò che c'era e continua a esistere ma lontano dalla tangibilità delle cose. Ci sembra di non aver vissuto abbastanza dove vorremmo ritornare, ma è anche vero che, nei momenti in cui il grigiore sposa la tenebra e ci avvolge tutti, desideriamo ritornare lì dove siamo stati felici e appagati da un qualcosa che poi ci ha lasciati delusi e d'un tratto spogli e frastornati.
Esiste un prima e un dopo nell'evoluzione costante della vita, e catene che s'interrompono. Esiste un prima e tutto lì scorreva nella consuetudine in case che poi abbiamo chiuso e in cui non siamo più tornati. Esiste un tempo roseo in tanta luce, quella luce che poi si è sciolta lasciandoci arresi a pensare. Abbiamo vissuto, non ci dimentichiamo di quanto è stato intenso seppur breve nello scorrere della consuetudine.
È colpa del grigio ripensare. È l'autunno nella mia vecchia stanza accesa che nel mormorio della pioggia mi porta a frugare attimi di pienezza. Quegli attimi che di colpo non esistono più. O forse è il languore del cielo, la sua avvolgenza di scialle a tenerci coperti e protetti, impedendoci di migrare dove potremmo farci del male. E allora il ricordo si fa certezza e rifugio ovattato. Ci rende possibile ciò che nella logica della vita non può esserlo più. Ci porge l'odore familiare di un'esistenza piena, di colpo finita. Nel ricordo e nel suo abbacinante dolore possiamo essere qui e in quel luogo remoto dove continua a brillare la luce, e a bussare la pioggia senza rumore sul patio e sul balcone.
La luce, la casa, i ricordi
Sono io e mi vesto di bello.
Una mostra, una serata, un convegno.
Sono io che parlo.
La mia casa ha un odore
di cose nuove e ancora taciute.
Un rotolo di leccornie che si adegia
sulla tavola.
Era un tempo, era novembre
con cose nuove da scoprire,
cose consuete da accudire.
Era la mia vita e mi sarebbe bastato un treno
per rituffarmi laggiù.
La mia casa, la mia città
nel cielo uggioso di novembre
con tante cose belle da fare e da incontrare.
Incontri di persone nuove e familiari,
di luoghi antichi
che mormorano e nutrono
e sono case.
Convegni, mostre, convivialità.
Basterebbe un treno,
ma era quello un cielo di cartapesta
e ora nulla è più.
Non c'è più quel treno,
o meglio,
ci sarebbe ancora
ma non è più il mio.
Non sono più libera di andare e di tornare.
Sono ancora in tempo,
solo per ricordare.
Ippolita Sicoli