Certe mancanze non tramontano. Sono lune impresse nel cielo anche di giorno. Sono sonni che non rubano alla realtà, animati come appaiono di scaltrezza inutile. Sono lacune che noi riempiamo di ricordi e di ripensamenti che ci fanno esistere e intravvedere un dolce oblio oltre la soglia.
È il dolore a farci essere e nuotiamo nella menzogna in cerca di boccate di respiro.
Siamo dell'oceano e lo eravamo ancor prima di essere. Un oceano buono, per questo perduto come perduto è il senso di pienezza reso inafferrabile e inspiegabile da questa vita.
E si fa subito notte
Mi sono staccata da te,
mia costola,
in quel giorno.
Non sapevo di amarti
nel guscio raccolto
del nostro nido,
perché eri la completezza oltre ogni orizzonte.
Presente, passato e futuro.
Tutto era in noi
e in quell'albero gravido
a cui eravamo appesi,
sospesi nel tempo
come un'amaca sul ciglio
di un monte.
Poi niente,
nulla è durato e ci siamo svegliati,
o forse addormentati,
sedati in questa vita
che ci separa
con muri invisibili.
Lo spazio e il tempo
non sono forse solo percezioni
distorte di un vivere
distinti?
Ti cerco e ti ritrovo,
amore mio,
nel curvo riflesso del mio volto
trapunto di stelle.
E sussulto e rinasco
a una scena che trafigge il presente,
un'aurora che piange
al languore esordito,
e si fa subito notte.
Ippolita Sicoli