La geografia che colpisce non è più quaggiù. Si svolge al di sopra, congiunta alla nostra nudità bianca, interiore. Il cielo è lo sposo dell'anima. Le nuvole, i veli nuziali che avvolgono e seducono nella bellezza che altrove non ritroviamo più. Osservo il cielo e ti ritrovo. Ritrovandoti, riabbraccio me e ciò che ancora aspetta di essere. Sei tu e sono io nella caducità del tempo che in alto ci sostiene immortalandoci nella luce come maldestri funamboli che arrancano nella realtà del mondo.
Vorrei essere solo un sogno con te e guarda, mi tremano le mani. Si sfaldano per ritrovarsi niente, anch'esse parte di quella leggerezza che contemplo e mi fa essere parte dell'etere. Siamo immagini in transito su questa terra, per riportare alla luce del cielo quanto avverrà dopo di noi e quel futuro abietto che già si snoda sotto i nostri occhi. Ci salveranno le immagini e con le immagini salveremo dal mare implacabile i nostri giovani, la prole di nessuno che a stento si tiene a galla e che non riconosce il sapore delle nuvole. Il colore della nebbia. E solo vede il buio fuoco delle ciminiere che attrae e ottunde.
Passeggiando con le nuvole
Scorrendo le pagine del cielo
sono labbra le nuvole,
ciglia che si allungano
come bava di mare.
Ritrovo te e noi
nel multiforme spettacolo del cielo.
Glorioso e fantasioso
come l'estro di un genio nascosto.
Resta la volta degli angeli
e mi sciolgo nell'amplesso dei tuoi occhi
che aprono a tutto questo.
Resta il cielo
e la sua stupefacente mutevolezza
in un mondo nutrito di parole
che stancano e assorbono.
E in cui io non più mi riconosco.
Ippolita Sicoli