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Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci", Milano (MI)
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci", Milano (MI)

 

Il Medioevo è stato caratterizzato dalle figure geometriche del triangolo e del quadrato in rapporto al cerchio, nel Rinascimento troviamo il pentagono. Il numero cinque che contraddistingue i lati di questa figura aprirà a nuovi scenari che si affermeranno nel Seicento in rapporto al pentacolo e alle nuove forme di magia.

Rosa e riso
Rosa e riso

 

La rosa rompe gli schemi. È l'aspetto fragile e meraviglioso della Natura che si concilia con la geometria. L'incastro di triangoli nel cerchio da' luogo una rosa.

[19:14, 26/1/2023] Sicoli Ippolita: L'unità, il tutto e gli equilibri interni

a pace la ritroviamo rappresentata dalla tavola rotonda nel mito di re Artù. La pace è negli equilibri della terra che governa. La pace "peace" consta di cinque lettere ed è legata alla dimensione del microcosmo o casa. La Home è una dimensione più che uno spazio privato. È la condizione del raccoglimento. La "peace: pace" si rapporta al pentacolo o stella a cinque punte con la punta rivolta verso l'alto a rappresentare il.meccanismo relazionale interno all'uomo che muove l'intero organismo. La pace è raccordo e accordo tra il singolo e il tutto ed è in tale senso che agisce la spinta che governa il mondo. La terra è rotonda ed esprime raccordo e unità. I cataclismi che rispondono alle leggi della Natura rompono l'armonia in vista di uno stadio nuovo e superiore in cui ogni cosa torna al suo posto con l'aggiunta di una vibrazione diversa e più elevata che la indirizza con le altre vibrazioni verso un piano superiore.
Anche nella distruzione c'è costruzione. La distruzione è uno stadio degli equilibri alla ricerca di una superiore ridefinizione. La distruzione è il volto oscuro della costruzione che dall'ignoranza viene scisso dal principio unitario della costruzione.
L'estrapolazione di un tassello rispetto al tutto deve avvenire senza turbare la totalità rimanente. L'uomo dovrebbe attenersi a questo principio sacrosanto che rientra nella legge del Wyrd, secondo il patrimonio culturale celtico. Sulla base di questo concetto capiamo che il termine "piece: pezzo" ha il valore di unità in rapporto al tutto e non di frazione. La porzione o razione da "ratio" prende in considerazione l'aspetto di qualità attraverso la quantità. Pone a confronto l'irrisorieta' del piccolo con il tutto ed è quanto appartiene alla nostra prospettiva. Per i popoli nordici la parte è già un compiuto e questa visione apre a nuovi significati sul valore della dignità. L'opulenza che rintracciamo nelle culture mediterranee, ai popoli nordici non si confà. All'opulenza si preferisce una intensificazione del simbolo che nella sua elementareita' è compiuto e spinge l'osservatore verso ideali di elevazione e di perfezione. Quanto detto si ripercuote anche nelle età culturali dell'uomo. La scansione tra Medioevo, Umanesimo , Rinascimento. .. che osserviamo in Italia in Inghilterra non esiste. La storia dell'uomo è un fluire unico scandito da tappe importanti segnate da pietre miliari. La parte mancante di un tutto è l'isola che ha lasciato il sjo spazio vuoto unico e insostituibile che nessun altro potrà colmare.
Abbiamo parlato della terra e della sua consistente sfericita'. Lo stesso discorso va applicato alla luna quando non è piena e pertanto all'occhio razionale può apparire imperfetta. In realtà la parte c'è ma non si vede e ciò che non si vede non è mancanza ma aggiunta che pone l'uomo in stretto rapporto col potere della creazione.
[19:16, 26/1/2023] Sicoli Ippolita: https://images.app.goo.gl/PYDF2drVtLmnymKS6

[08:57, 26/1/2023] Sicoli Ippolita: La Bellezza e il suo sperduto lontano

La bellezza è un richiamo e il conseguente ritorno al regno perduto. Il castello incantato che ritroviamo nelle fiabe ha questo significato. Lo splendore che affascina chiunque assume poi nello specifico meravigliose caratteristiche. Questo fa sì che la bellezza venga concepita come sentimento. In molte culture è così e non ultima in quelle nordiche. Questa impronta che cogliamo al di fuori come traccia di verità, caratterizza i luoghi in cui la cultura è percepita come tempio sacro. Le civiltà nordiche e parallelamente quelle orientali in cui la bellezza è percepita come emanazione diretta che giunge dalle anime travestite da persone. È questo un connotato nobile che lima la personalità e l'aiuta a crescere in quelle aree estremo orientali dove ancora forte è il binomio discepolo maestro e in cui il ruolo di sensale rientra in questo discorso incentrato sul significato vivo di Bellezza.
L'immagine dell'arcobaleno rappresenta su un piano connotativo rispetta alla realtà empirica quanto suggestiona a uno stadio illusorio e ci vorrebbe ricondurci all'essenza luminosa più o meno scintillante, a seconda, riposta nell'essere vivente. Quanto appare vivido nel cielo ma irraggiungibile, lo si ritrova nell'anima nella misura in cui la trasparenza avvertita e percepita dal di fuori permette di cogliere il fiotto iridescente. Siamo finestre spalancate su paesaggi magnifici che non tutti riescono a cogliere e a interpretare.
L'interpretazione della bellezza subentra nel momento successivo alla sua inconsapevole travolgenza. Non si spiega perché spiegando precipitiamo nel tempo, allontanandoci dalla radice perduta a cui la bellezza ci ha ricondotti.
Siamo sentimenti tappezzati di pennellate dei colori che ognuno porta dentro di sé. Perduti sono coloro che si fermano all'apparenza e il ruolo del maestro e della maestra in Oriente tende proprio a trasmettere le radici profonde della loro cultura che affondano nella concezione della bellezza concepita dall'anima. Il fiore quindi non è un ritratto mortale ma un dipinto reale che si inserisce nell'anima, diventando eterno anche una volta sfiorito o appassito.
Il pantano melmoso da cui si eleva il fior di loto ha lo stesso valore della nebbia che avvolge l'uomo avvicinandolo all'ignoranza, dalla quale può essere riscattato dalla visione del loto nella sua atemporalita'. In quest'ottica la bellezza non può prescindere dal suo risvolto etico. Etica ed Estetica si accompagnano in una visione docile di rigenerazione del mondo.

[10:06, 26/1/2023] Sicoli Ippolita: https://images.app.goo.gl/6hr2uS9RPqu4EPzw8

[07:29, 26/1/2023] Sicoli Ippolita: La bellezza nell'unicita' di tutto

L'uomo scompare nel corso fluido delle cose e nelle trame dell'Universo. L'uomo è uno stadio in cui il tutto prende forma. È dunque il Figlio e questo presupposto giustifica il termine inglese Man: Uomo. La radice Hum da cui Humus: terra fertile, è attinente alla cultura anglosassone secondo cui la Natura è di per sé luogo vitale ma non solo in senso biologico. Essa esprime la volontà di determinazione che giustifica l'evolversi anche del tessuto animico umano che come ho già evidenziato, non può essere estrapolato dal tutto e visto solo in un'ottica unidirezionale.
Nei freddi luoghi scandinavi e russi l'inverno toglie respiro ai colori e la neve assume le fattezze dell'illusorja apparenza che però non è slegata dal senso delle cose. Per senso intendono la capacità di autodeterminazione insita in ogni elemento compiuto della Natura, animale e vegetale. Il senso di compiutezza non toglie respiro alla creatività e questo viene evidenziato dalla tendenza a scavare nell'anima per carpire il vero. La verità e quindi degli animali che trovano rifugio nelle tane e riemergono dal loro sonno invernale ai orimi tepori, un tempo secondo meticolose cadenze temporali. Oggi che il clima subisce ovunque forti scossoni termici, i cicli del letargo sono ancora più considerati perché riportano a quell'armonia ancestrale che tende ad essere esautorata. Ecco pertanto il durevole e persistente interesse rivolto alle creature del sottobosco mitologico che, a differenza delle nostre, sono poco antropomorfiche e caratterizzate da una bellezza che non è esteriore ma apre alla magia. Proprio sulla Bellezza e le sue accezioni si concentra la maggiore differenza tra noi e i popoli germanici e scandinavi ma anche delle aree russe. La Bellezza è conservazione del mistero intrinseco all'autenticita' che caratterizza tutti gli esseri viventi. Assegnare all'essere il proprio luogo significa cogliere l'unicità preziosa dell'individuo che non sovverte l'ordine del tutto. Trae e conferisce valore con uno scambio animico, ossia vibrazionale, per mezzo della trama di rapporti che esiste e purtuttavia persiste nell'Universo.

[07:30, 26/1/2023] Sicoli Ippolita: https://images.app.goo.gl/pchb1EkcosiG8Ee56

I bari, Michelangelo Merisi da Caravaggio
I bari, Michelangelo Merisi da Caravaggio

 

Il tema dell'incredulita' di San Tommaso apre nel Rinascimento a scenari importanti. Da un lato rappresenta quella fetta di popolazione scettica nei confronti delle Scienze perché legata e sedotta dall'insieme di superstizioni che si ramifica ancora, persistendo alla nuova mentalità razionale e umanistica.

[18:46, 25/1/2023] Sicoli Ippolita: La pace nell'incastro tra interno ed esterno, nella cultura anglosassone

Il bosco c'introduce alle nervature dell'essenza che determinano grovigli di trame, ma anche quelli che noi definiamo grovigli seguono un loro ordine ben preciso che ritroviamo riprodotto nella complessa struttura di nervature che sostiene il cielo delle cattedrali gotiche. L'ordine pertanto non è un concetto che va inteso osservandolo dall'esterno, dagli occhi di chi guarda, ma è la struttura portante dell'Universo. Proprio su questo concetto che ammiriamo nello spirito nordico si innesta la marcata differenza tra chi vive ad alte latitudini e noialtri.
L'ordine è pace e la pace la cogliamo dall'interno. In latino Pax ci riporta alla struttura del triangolo delle tre lettere tra le quali manca il senso di corrispondenza. La vera pace si fonda sulla percezione che ogni tassello del reale è un microcosmo e questo vale anche per quanto attiene al rapporto individuo - diverso o altro da "alius" da cui deriva il termine Alieno. Questo termine significa più di "straniero". È il diverso col quale non c'è alcuna origine in comune e l'origine è data dall'Essere. Il presente greco Eimi indica "io sono me" dove il me è in perfetto equilibrio con l'io. L'equilibrio inteso come ordine nel mondo greco è retto dal Logos che traduce razionalmente l'approccio dell'uomo alla realtà tramite i mezzi conoscitivi. L'identificazione nell'inglese "I am" avviene per via sensibile tramite una forma di apprendimento stimolata dall'ambiente. I luoghi non sono vuoti da riempire tramite l'uomo, ma realtà diverse e complesse nella loro originaria semplicità, con le quali l'uomo interagisce al fine di trovare accordi di vibrazioni comuni. La forma ossia "shape" non è una definizione ingabbiata, ma lo stadio di una evoluzione profonda che obbedisce a un richiamo interiore a sua volta in armonia col resto del Creato.
Al termine "Creato" i nordici preferiscono "Nature" in cui ogni cosa ha un'intrinseca forma di realizzazione che la rende libera pur essendo parte di una struttura mandalica.
Il termine "Pax" è convertito in "Peace" che è in relazione con "piece: pezzo". La pace è una condizione estensiva che abbraccia più individui e più realtà ma ognuno è un elemento definito e autonomo di questo mosaico leggero quanto indelebile, che s'incastra con gli altri in un discorso di armonia che si riflette anche all'esterno.

[18:49, 25/1/2023] Sicoli Ippolita: Prospettive, duomo di Milano. Foto di Nicola Scanga.

[09:32, 25/1/2023] Sicoli Ippolita: La cultura nordica e la luce delle cose

Il cuore della casa nei popoli nordici corrisponde al camino nelle abitazioni più lussuose presente in ogni stanza. "Fireplace" è la definizione di camino odierna che subito catapulta nell'idea che ogni cosa in casa abbia un luogo, così come ogni suo abitante. Questo concetto è legato a un'idea di ordine che a noi sfugge. Per noi italiani e mediterranei la parola ordine la associamo a un concetto di veduta e di presentabilita' della casa. Per i Nordici "ordine" significa assegnare un luogo a tutti e la presentabilita' nel regime dell'apparenza viene scavalcata dalla presenza conferita a quanto è in casa e a ciascun individuo. A questo sicuramente contribuisce il rigore del clima che ha portato la popolazione a concepire modelli di vivibilità per tutti, a iniziare dagli indigenti. "Casa" e "Cosa" si ritrovano, in un'idea che concepisce la consapevolezza del luogo in rapporto all'essere. Ogni oggetto è il riflesso di un'anima e in più possiede un'anima propria. Questa forma di sentimento determina un gioco di interazioni che riflette la legge del Wyrd concepita dal popolo celtico e alla base dell'identità della cultura nordica.
Quanto detto si riflette nella letteratura primo Novecento a carattere introspettivo. Ogni oggetto viene richiamato in vita dal ricordo in quanto con una propria collocazione all'interno del vissuto di chi conduce le redini del racconto svolto in prima persona. È la luce delle situazioni che riaffiorano a richiamare in vita gli oggetti, ma è anche vero il contrario, in virtù del fatto che gli oggetti stessi hanno una loro anima oltre a quella riflessa e concepita come luce. Esiste una luce apprente e una luce intrinseca che cogliamo come ombra o di colore nero, associata alla notte e proprio su questa affermazione insiste la cultura romantica collegandosi al tema del mistero spesso interpretato in chiave soprannaturale perché non concepibile razionalmente.

[09:44, 25/1/2023] Sicoli Ippolita: https://images.app.goo.gl/kPE9pHMtT37TGqQP8

[18:43, 24/1/2023] Sicoli Ippolita: Il popolo anglosassone e l'intimità della casa

Il l termine inglese "house" deriva da "casa". È interessante come in Inghilterra lo spazio interno della proprio casa sia definito "home". Questa differenziazione è significativa e perché ci pone di fronte al carattere riservato del popolo anglosassone, e perché ci spiega il carattere di ciò che li si usa deginire col termine "privato". È privato ciò che è intimo e la condizione di intimità caratterizza la letteratura inglese, in particolare quella di fine Ottocento e di tutto il Decadentismo. Se da un lato col flusso di coscienza essa tende all'estroversione, dall'altro pone l'accento su quanto noi definiamo in rapporto al popolo anglosassone e nordico in genere come timidezza, in realtà sempljcemente il riconoscimento della distanza netta tra pubblico e privato.
A differenza degli Americani che tendono al Gossip perché mezzo con cui accaparrarsi fette di popolarità, il popolo anglosassone da sempre non tollera l'invadenza e pone un distinguo tra popolare e popolarità. Ciò si riflette nei contenuti della musica che per quanto riflesso di una condizione intima, esprime la tensione ad universalizzare quanto è vissuto dalla sensibilità non di tutti ma di chi rientra nella definizione di popolo.
Anche oggi la musica inglese ha una sua impronta identitaria che nonostante ciò richiama di attenzione gli esterni che si riconoscono in quei timbri e in quei fraseggi. Forse l'arte è il mezzo più efficace con cui proporre agli altri contenuti che sono propri ma anche comuni alla collettività di appartenenza e che vengono recepiti anche da chi appartiene a una cultura diversa. Ecco pertanto quel quid in più che fa dell'arte inglese una vera e propria esperienza immersiva e non di certo una distrazione passatempo. Se l'Italia figlia della classicità ha anteposto ai contenuti struttura metrica e costruzione erudita adattando mirando per scelta a un pubblico detto, l'Inghilterra ha pensato da sempre a veicolare attraverso l'Arte lo spirito del popolo anglosassone ben consapevole dei confini invalicabili tra gli stati che compongono il Regno Unito. C'è da dire che i popoli nordici e di matrice celtica avevano costumi affini perché veicolati da una sensibilità collettiva che ha permesso un'intesa empatica tra l'io e la collettività. Forse il.mito di re Artù che unifico' e seppe mantenere a lungo gli equilibri di pace tra le varie tribù celtiche esprime la devozione collettiva per la Natura tramite la quale i diversi popoli celtici, riconoscendosi in essa con la medesima sensibilità, hanno saputo superare contrasti e lotte di potere. Un indizio lo.lancia proprio il nome Arthur (Artù) legato alla radice di Terra e Verità.
La Natura è la culla inviolabile e non il limite insormontabile a cui l'uomo risponde piegandola alle proprie esigenze. Ciò, nonostante il clima nordico sia inospitale.
La casa è il territorio del confort e deve corrispondere in tutto e per tutto alle esigenze di chi la vive. È lo specchio dei suoi abitanti. Nonostante gli Inglesi trascorrano la maggior parte della giornata fuori, amano la casa e viverla interamente, a differenza di noi italiani e mediterranei in genere che concepiamo la casa come fosse una bomboniera da esibire. C'è ancora da noi specie in determinate aree del Sud, l'usanza di tenere il salone chiuso al buio e con i lenzuoli sui mobili per non sporcarli e di aprirlo solo nelle occasioni speciali.
In Inghilterra ogni spazio della casa è vissuto ma si ha l'accortezza di non invadere gli spazi degli altri componenti della famiglia. La "home" è lo spazio sacro della casa con cui si entra in intimità con sé stessi. È coccola e madre "home=mummy" ed è il luogo del raccoglimento interiore che collega "home" al suono orientale "Om".
Se per noi mediterranei si considera il rapporto individuo universale partendo dal più piccolo elemento in salita verso il più grande, gli Anglosassoni e i popoli germanici vedono il rapporto al contrario. Si parte dalla visione del tutto per scendere nello specifico, stimolati dall'ampiezza degli spazi e da una Natura che ancora governa una buona fetta del loro mondo e nei confronti della quale mostrano una venerazione totale.

[19:01, 24/1/2023] Sicoli Ippolita: https://images.app.goo.gl/irQiacGgWhebv3iW6

[08:25, 24/1/2023] Sicoli Ippolita: La casa e l'ape nella cultura anglosassone

Le apparizioni si hanno quando il cielo incontra la terra. E la casa è il luogo in cui le apparizioni si convertono in visite vere e proprie. La visita implica la notizia intesa come novità che nella casa trova accoglienza e terreno fertile. La Casa segue alla lettera A o Alfa: origine, ed è rappresentata dalla lettera B o Beta che indica il luogo in cui l'uomo è aderendo a sé stesso. "Casa" ha quattro lettere ed è la trasposizione terrena dell'Eden creato da Dio, ma è anche, riferita al pentagono, il corpo dell'uomo che contiene il Se'.
È interessante alla luce di quanto detto la voce verbale "to be" che in inglese significa Essere. L'essere è associato alla casa in una terra in cui il clima è poco clemente. La casa è il luogo del riposo e del lavoro interiore e alla stessa radice si riconduce Ape in inglese Bee. L'ape è un insetto da sempre oggetto dello studio dell'uomo per la sua struttura sociale organizzata. L'ape si posa di fiore in fiore ma poi ritorna nel suo alveare strutturato a forma esagonale. L'ape è un animale che corrisponde allo spirito anglosassone che tende a trasferire in tutto la sua idea di precisione e perfezione. Le case inglesi hanno la loro impronta stilistica ben precisa e sono costruite secondo una struttura tipica che consenta ad esse di incamerare quanta più luce e quanto più calore attraverso il bovindo. La casa inglese riproduce lo schema della villetta a schiera in cui lo spazio notte è al secondo piano e separato dall'area giorno. È molto significativa questa scansione perché ci introduce al senso di ordine tipicamente anglosassone che si riflette nel separare il lavoro dal riposo. È importante aggiungere l'attenzione e la meticolosa riproduzione secondo lo schema abitativo anglosassone dell'immagine archetipica di casa con il luogo privato che proietta nel piano sottostante il tetto verso il cielo che per i popoli nordici, come ho già in precedenza evidenziato, non è separato dalla Natura ma rientra in essa. Il Principio Creatore è oltre il regno visibile e riconduce col termine Celta al latino "coelo: coprire".
L'infinito verbale con la desinenza "ing" riconduce al greco "ghignomai" e riproduce il significato dell'infinito come trasformazione costante che inserisce l'essere nei processi spontanei che accadono nella Natura verso la quale i popoli nordici e anglosassoni mostrano un'importante attenzione e un reverenziale riguardo.

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[18:34, 23/1/2023] Sicoli Ippolita: Il cielo, la foresta e la presenza di Dio

L'uomo a immagine di Dio spalanca a una visione in orizzontale della religione, che riscontriamo anche nel Cristianesimo. A differenza delle culture politeistiche, quelle monoteistiche contemplano l'idea di un Dio fattosi uomo e ciò ovviamente comporta un'ingerenza maggiore del Principio Primo nella storia che segue e indirizza. È quanto si verifica nel Cristianesimo in cui la figura di Gesù Cristo fa da cerniera tra l'Ebraismo, la religione madre e il sopraggiunto Cristianesimo. Lo stesso processo verifichiamo nel Mitraismo successivamente assorbito dal Cristianesimo e nell'Islamismo dove Maometto rappresenta la via da seguire.
Dio fattosi uomo, con tutti gli elementi simbolici di contorno che riconducono a un'immagine di umiltà, comporta un indottrinamento a più livelli che coinvolge tutta la popolazione, dagli strati sociali più bassi a quelli più alti, in una realtà in cui l'istruzione non sempre coincide con la ricchezza. L'avvicinamento delle due avviene nelle società più recenti dove finisce col dare luogo a esempi di sovrapposizione. Nel mondo antico solo i dignitari di corte e il ceto sacerdotale detenevano lo scettro della cultura. Gli umili spesso con l'arguzia e un'intelligenza di ordine pratico salivano di reddito pur rimanendo ai margini della società politica. È quanto accade con la pastorizia e l'allevamento che dà luogo a nuove fonti di guadagno e inaugura nuove rotte commerciali.
Se le civiltà del deserto aprono all'ipotetica esistenza di altre civiltà sparse nell'Universo, in virtù di un cielo che si stende piatto sul silenzio di sabbia e pietre, il magico scenario delle algide notti polari o delle aree illuminate dall'emozionante fenomeno delle aurore boreali hanno concepito il cielo in modo diverso.
Il cielo in Egitto è una porta magica che apre ad altri sconfinati mondi dell'Universo perché turgidi e vividi si fanno costellazioni e pianeti incastonati nel blu che sovrasta il deserto. Nel Nord Europa la serica luminosità boreale accosta l'uomo a una diversa immagine del cielo che sembra impregnare di nuove forme di vita il regno di foreste e tundra. "Foresta" significa propriamente quanto è fuori dall'habitat umano ed è regolato dalle leggi della natura selvaggia. È un labirinto incantato quanto spietato di cui il romanziere London ci dà un emozionante assaggio. Ciò che è fuori è oltre rispetto al visibile e su questo principio si struttura la visione del reale delle culture nordiche. Il cielo è parte della natura paesaggistica e spalanca al volto di un dio che si esprime nella Natura. I gelidi veli di nebbia rendono percepibile la presenza di Dio come un tutt'uno con la foresta spesso visitata da creature che ricercano il contatto con la terra.
Il fenomeno è più della realtà studiabile e verificabile, è la maschera di Dio che cerca l'uomo, oltre cui si cela il noumeno. Il Pensiero kantiano a proposito di Fenomeno e Noumeno tiene conto di questi aspetti sopra riportati ed è di cerniera tra l'Illuminismo e i nuovi orizzonti romantici.

[18:37, 23/1/2023] Sicoli Ippolita: https://images.app.goo.gl/9WXHZitGnhXLr6SJ8