Il tempo dell'illusione e il giorno delle Ceneri. Il ruolo di Arlecchino
L'illusione è un argomento che trova plauso e attecchisce nelle epoche di passaggio. Va di pari passo con i processi di trasformazione che hanno bisogno di maturare per offrire visioni nette e risposte plausibili sulla Verità. L'illusione è associata all'esigenza di apparire che dà man forte alla forma, togliendo vigore alla sostanza. È il rovescio della medaglia del Carnevale che nel Cristianesimo trova il suo contrattacco nel giorno delle Ceneri che apre al rigore quaresimale.
"Ricordati che sei cenere e cenere ritornerai" dice Dio all'uomo e questo ammonimento è un duro monito a tutte le banalità che prendono il sopravvento sull'umiltà. È quanto si verifica con l'uscita dal Medioevo e con la fioritura delle Arti e l'Umanesimo che portano l'uomo diametralmente su posizioni avverse a quelle medievali i cui stili di vita si fondavano sulla cultura della pietra e del Sacro. Lo sfaldamento del Cristianesimo tra Cattolici e Protestanti amplifica le aspirazioni di prestigio del Papato, offrendo modelli che distolgono dall'austerità del Credo. L'illusione è quanto ammiriamo seppur suggestionati dall'avvenenza artistica, nella cappella Sistina che offre uno spaccato della vanità e illusorietà di cui si macchia la Chiesa tra Quattrocento e Cinquecento. La magia è figlia dell'illusione estetica. Il mago faccendiere e affabulatore è condotto in corteo durante il Carnevale nelle vesti del servo bugiardo e arraffone. Che si chiami Pulcinella o altri è sempre il prototipo di colui che gioca a carte false in vista di un proprio tornaconto e viene sbugiardato da colui che è sveglio. La decadenza della Chiesa insieme a tutte le sfaccettature degli ambienti di potere viene ridicolizzata e poi condotta al macero terminato il Carnevale. Le Ceneri offrono uno spaccato del mondo consapevole. Il rogo, l'inquisizione e la ghigliottina travolgeranno la Chiesa prima dei ceti abbienti, lasciando sopravvivere le macchie alle esecuzioni individuali.
Non c'è fiera o illusione che non si poggi sui colori. Anche la Natura si veste spuntando dal bianco universale e ritornando al nero del ventre che l'ha generata. Di contro alla Primavera che assurge ad emblema della fioritura delle Arti nell'allegoria di Botticelli, c'è Arlecchino che nel suo costume riassume tutti i colori del mondo. È un personaggio che tutto sommato conserva nella sua espressività un filo diretto con l'estetica del buongusto. "Arlecchino" deriva dall'anglo germanico col significato di "Re dell'Inferno" e nel suo ruolo di prestigio è colui che frammenta il mondo in tanti piccoli pezzi, schegge di colore che diventano niente. È l'illusione del mago che viene smontata dal di' delle Ceneri.
Era usanza nel Medioevo, prima ancora che il Carnevale prendesse una sua forma vera e propria, bruciare un fantoccio che rappresentava il Re delle illusioni terrene. È quanto avveniva l'ultima sera che precede la Quaresima. La cenere è la dissoluzione dell'inganno smontato in tutto e per tutto dalla semplicità del re dei Cieli, il Cristo in vesti umane che, nel deserto affronta Satana, l'avversario che propone e offre vanità e illusione.
I coriandoli che lanciano i bambini sono i frammenti del mondo ricomposti in un quadro di falsità dal prestigiatore mago. È bello il Carnevale. Tutto è lecito, ma è bello solo per chi ha la consapevolezza che tutto è un gioco da vivere entro determinati ambiti e in un tempo misurato. Per gli antichi esisteva il Carnevale perché c'era di contraltare una coscienza del Vero. Oggi purtroppo, nell'epoca dell'inganno universale, così non è più.
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