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Dal Superuomo al Supereroe. Gli anni Settanta e Ottanta del Novecento nella nuova prospettiva del mondo

Il modello di Superuomo nicciano apre a numerosi dibattiti sui temi da lui lasciati senza soluzione, tra questi quello etico e della tradizione. La tradizione è un percorso, dalla stessa radice deriva la parola Strada. Come ogni percorso è suscettibile di varie interpretazioni che portano la traduzione attraverso le varie correnti esegetiche a svilupparsi sulla tradizione e a orientarne il percorso. È quanto accade alla vita che tutti i giorni noi realizziamo creandoci ognuno la propria strada. La stessa strada riveduta da chi la percorre, può affermarsi come giusta e bella o nel suo opposto come sbagliata e brutta. Sta di fatto che è l'uomo a realizzare la strada più che la strada a determinare l'uomo. Ciò come ogni principio e posizione assunta a riguardo potrebbe aprire numerose interpretazioni sul concetto di strada come viaggio e su quello di destino.
A proposito di quest'ultimo, esso va a collegarsi a quello della cometa, congiungendosi al divenire oggetto di una superiorità che seppure interiore e ricavata dall'uomo dentro sé stesso, può suggerire forme di immanentismo, sviluppando nuove vedute sul concetto di relativismo. Di fatto il Superuomo va a detronizzare il Principio Primo trascendente e immanente. Il Superuomo è altro dal Supereroe che trova forte riscontro nella società post sessantottina in cui l'uomo viene smembrato nel puro relativismo sartriano insieme ad ogni contenuto di immagine. Il supereroe rimbomba di suoi accenti epici che legano alla tradizione dell'eroe. Questo accade attraverso la nuova cultura nipponica che tende a rivaleggiare con quella vincente del secondo dopoguerra di estrazione americana o comunque pienamente filoamericana. Il Giappone va proponendo il modello dell'eroe in relazione al carattere di semidio, che fa riferimento alla patria delle stelle.
Sono anni quelli a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta in cui quasi come specchio avveniristico rispetto al secolo prima tendono a riproporre l'uomo in uscita dai propri limiti e una forma di Superuomismo trascendentale. Nei manga giapponesi non erotici si ritrovano i concetti di un'epoca che ritorna a suggerire questa volta lo spartiacque tra bene e male e in forma veritiera a preparare quanto accadrà di seguito, ossia la presa di coscienza tra i più svegli, che esistono nel mondo diverse provenienze in lotta tra di loro.
Il mondo dell'occulto va a coniugarsi talora con quello delle apparizioni di corpi luminosi non identificati riflettendo quanto si compie al di là della guerra fredda tra America e Russia sull'egemonia degli spazi celesti. I manga giapponesi al di là delle ovvietà epocali spalancano la strada su un nuovo modo di sentire dando libertà di apparire a quelle realtà sommerse che vivono all'ombra delle metropoli, legate a percezioni sui multiversi e sull'origine stellare di determinati individui. Si inizia a parlare di bambini indaco, reincarnatisi più volte e che mostrano di essere riusciti a registrare situazioni inerenti alle vite precedenti.
L'horror anni Settanta sposa queste nuove realtà che sembrano fiorire nell'oscurità di molti, e lo fanno battendo sul tema dell'infanzia sconosciuta nei suoi aspetti più oscuri, traendo conclusioni spettacolari quanto controverse. Si muove tutto un apparato sul tema degli alieni che trova l'appoggio anche di talenti del rock mondiali come Davide Bowie mentre sorgono quasi dal nulla nuove religioni che insistono proprio sulla dimensione extraterrestre, finendo col trarre conclusioni a volte bizzarre o fantasiose ma comunque capaci di coinvolgere le fedi religiose.
È interessante l'impatto emotivo che esercitano nell'immaginario collettivo personaggi animati come Actarus - Goldrake, Mazinga e altri che prendono quota in una realtà che aveva visto fallire l'autodeterminazione sul fronte dei temi etici, non fornendo conclusioni plausibili che non fossero di stampo teologico, sull'inspiegabile origine del bene e del male. In un mondo sempre più legato nelle logiche consumistiche e che vede in figure come quella della Tatcher trionfare il modello neoliberista americano, la riscoperta dell'epos in chiave extraterrestre fornisce un significativo impulso pedagogico alla formazione delle generazioni di quell'epoca. Il supereroe riscrive il percorso che il consumismo avrebbe tracciato a seguito della crisi economica fine anni Sessanta e va a incontrare il modello etico formativo dei tradizionali romanzi di formazione trasposti in forma di cartone animato, primi tra tutti Heidi e Candy Candy ai quali seguiranno Remi', Charlotte e gli altri. Prevale in questi l'ambientazione trasposta all'indietro di un secolo a voler suggerire un legame tra le due epoche e rendere più efficace il messaggio formativo che non riguarda solo, come in apparenza sembrava, il mondo della pubertà femminile ma anche maschile. Il Supereroe viene quindi affiancato dal tema del poeta errante decadente camuffato da trovatella o trovatello che riesce, facendo leva sulle proprie doti immaginative, ad affermare se stesso. È una versione dal finale positivo del disadattato romantico fine Ottocento che trasmuta nella figura del poeta maledetto.
Sembra un'epoca lontanissima quella delle serie animate anni Ottanta se pensiamo che quelle figure sono state oggi sostituite da influencer nullafacenti il cui unico scopo è quello di destabilizzare i giovanissimi, offrendo loro modelli diseducativi da emulare che distruggano quanto attraverso le arti, la filosofia e anche le religioni tradizionali positive era stato tracciato. Il supereroe era il contrario del prototipo transumano che con l'emergente realtà del Metaverso va imponendosi. Era per la costruzione dell'uomo e apriva ragguardevoli orizzonti sull'Improbabile che tramite lui trovava collocazione nella realtà sociale e prima ancora intima

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Il divenire e il modello del Superuomo

Alla cometa è legato il tema del divenire. Come abbiamo visto la chioma rende la cometa una stella dalle particolari proprietà. La chioma rappresenta nella configurazione umana la corona di raggi del sole e di ogni corpo splendente. La forza di Sansone era proprio nei capelli, e questo stesso principio figura nelle culture originarie autoctone degli indiani d'America.
Shimshon è la traduzione nei caratteri occidentali del nome ebraico Sansone dal significato di "Piccolo Sole". Risalta nel nome visivamente la radice Sh che ritroviamo associata al significato di splendere ( in scia e in charme) così come per traslato in ciò che è di dimensioni contenute. Abbiamo già parlato in precedenza della relazione tra il piccolo, quale concentrazione di energia, e la luce. È interessante però come questa radice si sia mantenuta tale nella lingua anglosassone in Short (corto) e in Shirt (camicia, ossia camice corto) e come Shon ( sole) lo ritroviamo in To Shine (splendere) e in Son (figlio), riconducendoci al principio secondo cui il sole è il figlio della notte e che ogni figlio è la luce dell'eredità trasmessagli dal padre. Ciò conferisce vigore al significato di Tradizione avvertito fortemente nei popoli anglosassoni, germanici e scandinavi. Sun in inglese è difatti propriamente Sole e in questo la cultura anglosassone si discosta dal legame tra l'astro del giorno e la sua altezza, lasciando la lettera S che rimanda al carattere splendente del sole.
Quanto discende dall'alto è legato alla logica filosofica del divenire che in sé raccorda stabilità e mutamento. La definizione di Divenire è molto significativa perché spesso si associa ed erroneamente al cambiamento. Divenire significa proprio "Quanto deriva dall'alto" contrassegnato dalla preposizione semplice Da che conferisce al verbo il valore di moto da luogo. Unita al tema verbale vero e proprio (venio is) crea l'effetto di fare derivare il divenire da Dio (dive = deva= Dio). Dio è luce e in quanto tale dimora al di là delle cose e nelle cose, guidandole.
Al tema del divenire è legata la posizione del superuomo che è l'eroe moderno introdotto da Nietzsche capace di condurre la storia verso la propria affermazione recuperando così il concetto non di un Dio entità esterna all'uomo ma che è capace di sviluppare l'uomo al suo interno. Un Dio non astratto ma che sia figlio del carattere decisionale e attivo dell'uomo che tramite il Superuomo diviene padrone di sé stesso. Sarebbe necessità dell'uomo evoluto in Superuomo quella di raccordare la Storia secondo i processi umani con la volontà di potenza che quindi darebbe senso all'agire del soggetto.
Quale il ruolo in tale discorso della tradizione? Per Nietzsche che tutto sommato non si discosta dalla considerazione di Marx secondo cui la religione sarebbe l'oppio dei popoli, la libertà di cui godrebbe il Superuomo sarebbe comunque forgiata sul rispetto della tradizione sempre e comunque ricondotta al valutazione del Superuomo. L'uomo è se stesso quando ritorna alla Natura smantellando ogni sovrastruttura inerente all'epoca moderna che ha guidato le dinamiche del tempo tradottosi in Storia. La tradizione è quindi la culla ancestrale dell'uomo, partendo dalla quale può fiorire il Superuomo.

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L'eroe e l'antieroe dal Mito a Leopardi

L'eroe è l'eccesso rispetto all'ordinarieta'. Quando parliamo di eroe ci riferiamo sempre a un modello positivo da emulare. Di contro abbiamo gli antieroi che, come c'insegnano da bambini, intralciano le azioni degli eroi. L'eroe e l'antieroe sono entrambi designati da qualità straordinarie nel bene e nel male ed è il valore etico che le connota a conferire loro il carattere distintivo di eroe o di antieroe.
Eroe è un termine polisemantico che in più attinge a diversi bacini di derivazione. Lo ritroviamo collegato ad Eros, Ira, persino ad Errore e ad Errare. La figura dell'eroe errante la ritroviamo in diversi miti e non ultimo nei poemi epici cavallereschi di origine bretone. A dire il vero ogni mito dovrebbe contenere tutti questi riferimenti e le variazioni tra un mito e l'altro dovrebbero essere forgiate dalla trama.
Nell'Iliade è proverbiale l'ira di Achille che è un semidio, figlio di Peleo e della ninfa Teti. Come spesso accade nei miti, il carattere divino dei protagonisti non toglie valore al loro spirito eroico, ma anzi lo esalta. Il carattere divino diviene quindi la predisposizione seguita a muoversi nella direzione dal semidio decisa. Di contro al proprio destino rappresentato spesso dalla furia del mare o da un naufragio, l'eroe mostra una determinazione che supera la propria fallibilità, portandolo a riappropriarsi della sua identità rappresentata dal tema del ritorno.
L'ira di Achille è proverbiale. L'ira può essere espressione o della cecità causata dalla luce o al contrario dal buio. È la dimensione della fallibilità dell'eroe che, per quanto circoscritta a un luogo fisico o spirituale, lo fa rientrare nell'alveo della comune umanità.
Non c'è eroe che non sbagli e questo è un dato indispensabile all'aspetto pedagogico del Mito stesso.
Il carattere pedagogico o didattico del Mito diventa un punto di riferimento importante della cultura neoclassica e soprattutto romantica. Ciò non va a confliggere con il respiro puro di libertà che riecheggia nei componimenti dell'epoca. Lo spirito è espressione dell'anelito di libertà che si configura nella Natura sulla quale va ad operare l'artista o il poeta. Ciò che è finito secondo la razionalità dell'uomo mostra il suo aspetto infinito che riferito all'eroe slitta sulla dimensione metaempirica che ci riporta ai Campi Elisi. Il Mito è lo spunto e la torcia del poeta errante che per primo incarna il modello dell'eroe. Storia e metastorica si profondono, a volte di confondono, azionando le capacità creative dell'uomo che invadono il campo dell'infinito.
In Leopardi e nella sua poetica si ravvisa il limite allo spirito eroico, un limite che non è dialettico ma fisico, oltre il quale si stende lo sconfinato mondo della serenità per lui impossibile. L'antieroe è la siepe che circoscrive la conoscenza razionale illuministica del poeta con la quale lui lotta, affinché lo spirito realizzi la sua eternità per tramite della libertà. Alla serenità del suo spazio circoscritto nel quale egli si muove esercitando la sua azione poetica, fa da contrappunto il richiamo ad andare oltre, ad essere oltre quel granello sperduto tra le maree dell'infinito a cui lui anela e che al contempo respinge.

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Dalle comete ai corpi siderali. L'annuncio di un nuovo mondo

È un passaggio epocale straordinario quello che ci aspetta. Troppi asteroidi e corpi luminosi non catalogati che percorrono in notturna o in pieno giorno i nostri cieli, illuminandoli all'improvviso.
La cometa per gli antichi era una stella che viaggiava a tutta velocità allo scopo di portare un nuovo ordine divino e cosmico qui sulla terra. Annunciava una rinascita attraverso l'intervento divino nella storia. Di fatto così è accaduto in relazione alla nascita di Gesù. Che si trattasse allora di una cometa o di un corpo meteoritico, non è stato ancora stabilito. Ciò nonostante ha indicato un nuovo verso nella ciclicità della storia avviandola al cambiamento. Il cambiamento effettivamente c'è stato, nonostante fosse annunciato da tempo e senza propagandismi inutili, come invece avviene oggi, con la volontà di inculcarci dolcemente il seme della distruzione.
Cometa vuol dire "stella con la chioma" e la chioma per gli antichi designava una posizione di regalità. La chioma fluente fu durante le antiche teocrazie sacerdotali sostituita da tiare e corone coprenti, così come da tube di oro e gemme preziose, allo scopo di esaltare il ruolo a cui era stato chiamato il grande dignitario sacro e di corte. La regalità è il simbolo del governo assoluto che poi nelle monarchie è stato particolarizzato e circoscritto al dominio terreno. Per lo meno è stato questo il fine di svolta dalle teocrazie alle monarchie. In realtà il confine tra i due regni con il Vaticano è stato sempre alquanto sottile. Ciò ha determinato confusione e quell' instabilità nei rapporti di fede, portando ad accrescere il numero di presunti cristiani o dei discredenti. L'agnosticismo è la posizione di chi pur ponendosi domande non è raggiunto dalla rivelazione e nuota in una notte senza fondo. La cometa è il simbolo della Rivelazione che seguirà alla Parola di Dio sparpagliata per il mondo. Sarà la Parola quindi, la nuova Rivelazione per le genti future al prodigio della Resurrezione, affinché credano convintamente nella vita oltre la morte.
La cometa è anche vista come l'anima dei defunti che splende e raggiunge la terra informandola che c'è luce oltre la notte della morte. C'insegna altresì che la notte non è altro che l'illusione del vero credente che sempre incontrerà la luce sul suo cammino.
La cometa è la congiunzione tra cielo e terra ma definisce anche il ribaltamento dei simboli, processo psichico che porta i simboli ctoni a ricollocarsi nel regime diurno. È quanto viene operato grazie alla presenza della chioma a diversi simboli teriomorfi ctoni, tra questi il cavallo e il leone che vengono in riferimento alle rispettive criniere espressioni della corona solare, riscattati dal regno della luce.
La luce ci governa e in questo dà corpo e senso alla notte, terreno dell'immaginario interiore che conduce l'uomo lungo la linea del futuro tramite la creatività.Dalle comete ai corpi siderali. L'annuncio di un nuovo mondo

È un passaggio epocale straordinario quello che ci aspetta. Troppi asteroidi e corpi luminosi non catalogati che percorrono in notturna o in pieno giorno i nostri cieli, illuminandoli all'improvviso.
La cometa per gli antichi era una stella che viaggiava a tutta velocità allo scopo di portare un nuovo ordine divino e cosmico qui sulla terra. Annunciava una rinascita attraverso l'intervento divino nella storia. Di fatto così è accaduto in relazione alla nascita di Gesù. Che si trattasse allora di una cometa o di un corpo meteoritico, non è stato ancora stabilito. Ciò nonostante ha indicato un nuovo verso nella ciclicità della storia avviandola al cambiamento. Il cambiamento effettivamente c'è stato, nonostante fosse annunciato da tempo e senza propagandismi inutili, come invece avviene oggi, con la volontà di inculcarci dolcemente il seme della distruzione.
Cometa vuol dire "stella con la chioma" e la chioma per gli antichi designava una posizione di regalità. La chioma fluente fu durante le antiche teocrazie sacerdotali sostituita da tiare e corone coprenti, così come da tube di oro e gemme preziose, allo scopo di esaltare il ruolo a cui era stato chiamato il grande dignitario sacro e di corte. La regalità è il simbolo del governo assoluto che poi nelle monarchie è stato particolarizzato e circoscritto al dominio terreno. Per lo meno è stato questo il fine di svolta dalle teocrazie alle monarchie. In realtà il confine tra i due regni con il Vaticano è stato sempre alquanto sottile. Ciò ha determinato confusione e quell' instabilità nei rapporti di fede, portando ad accrescere il numero di presunti cristiani o dei discredenti. L'agnosticismo è la posizione di chi pur ponendosi domande non è raggiunto dalla rivelazione e nuota in una notte senza fondo. La cometa è il simbolo della Rivelazione che seguirà alla Parola di Dio sparpagliata per il mondo. Sarà la Parola quindi, la nuova Rivelazione per le genti future al prodigio della Resurrezione, affinché credano convintamente nella vita oltre la morte.
La cometa è anche vista come l'anima dei defunti che splende e raggiunge la terra informandola che c'è luce oltre la notte della morte. C'insegna altresì che la notte non è altro che l'illusione del vero credente che sempre incontrerà la luce sul suo cammino.
La cometa è la congiunzione tra cielo e terra ma definisce anche il ribaltamento dei simboli, processo psichico che porta i simboli ctoni a ricollocarsi nel regime diurno. È quanto viene operato grazie alla presenza della chioma a diversi simboli teriomorfi ctoni, tra questi il cavallo e il leone che vengono in riferimento alle rispettive criniere espressioni della corona solare, riscattati dal regno della luce.
La luce ci governa e in questo dà corpo e senso alla notte, terreno dell'immaginario interiore che conduce l'uomo lungo la linea del futuro tramite la creatività.

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Dall'idea all'ideale. La concezione storica e metastorica dell'Eroe

Lo studio della Filologia che si approfondisce nel Neoclassicismo porta a una ridisegnazione in termini anche qualificativi oltreché storici, del passato. Si scopre che per passato non si intende un'epoca risoltasi in un tempo definito ma che, privata dei suoi tratti contingenti, ritorna di volta in volta attuale. È così che il passaggio dal Settecento all'Ottocento riconsidera il Mito come una materia elevata rispetto alla Storia inquadrando in tale prospettiva non solo il pensiero di Vico ma anche quanto considerato sull'Empirismo dai filosofi inglesi e tedeschi, tra i primi Kant.
Alla rilettura esegetica dei documenti storici, analizzati con maggiore scientismo rispetto a quanto fatto dalla Filologia durante l'Umanesimo, contribuiscono senz'altro poeti e scrittori tra cui Pindemonte e Foscolo. Il carattere criptico conferito ai poemi neoclassici e alla poetica in genere di quel tempo, vede la sepoltura di quel fervido sentimento di sostegno dai toni propagandistici alla ragione che ha caratterizzato l'Illuminismo. La morte è di contraltare alla verità suprema che s'innalza sulla storia e che coincide al di là del credo soggettivo nell'anelito unanime di Eternità. Se c'è il pensiero in cui viene tradotta l'idea platonica unendo l'ontologia alla metafisica, sussiste il contenuto. Altro è invece l'ideale che è l'idea trascesa a sposare l'uomo oltre se stesso e le proprie aspettative. Si può non avere fede nella vittoria ma il tessuto dell'ideale lascia un suo seguito in chi resta, e va oltre la morte del singolo. Qui il passaggio storico individuale e il sentimento di eternità trovano il loro punto d'incontro conferendo all'immagine del ciclo storico d'impostazione vichiana un'ulteriore iniezione di vita che si approfondisce nel presente, creando una convergenza di profusioni.
È su questo principi che va organizzandosi il profilo del poeta vate attingendo dal passato e proiettandosi verso il futuro. Quando ci riferiamo al Futurismo non possiamo precludere quanto ora detto. Il Futurismo è il movimento che forse per la maggiore ha inseguito il concetto di Ideale adempiendolo nel presente storico e fondendolo all'interventismo patriottico. Nella corrente futurista di fatto l'azione rincontra attraverso le aspirazioni dell'eroe non fine a se stesse ma attraverso il sacrificio per la propria identità e comunità, il concetto di eternità che poggia in Dio. Dio scende al fianco dell'uomo che lotta non per sé stesso ma per gli ideali nati prima di lui e in ciò si ravvisa il ritorno in auge delle aspirazioni di Wagner nell'Ottocento.
Possiamo ricavare il valore dell'ideale riconducendoci alla scomposizione dell'etimo che compare così formato dalla congiunzione di "idea" e della radice "el" di "elevato". L'ideale è quindi l'idea che trascende se stessa e sposa l'eternità di Dio. È l'idea in senso platonico che si confronta con la storia per assumere connotati metastorici che dirigono l'uomo verso le frontiere delle prospettive umane, superate le quali si stagliano i campi dell'eternità.

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Il ruolo della Filologia e la nuova visione storica

Il pensiero classico dialettico emerge anche dal comportamento di alcuni verbi. Affermare il contrario partendo dalla verità di base è quanto riscontriamo ad esempio nel verbo "accedere". È composto dalla particella Ad che si antepone al verbo Cedere. Cedere ci immette a un'azione di abbandono e rinuncia all'azione. La particella iniziale ne combatte l'intenzione e apre al movimento. Accedere difatti significa "entrare".
Le particelle che sono le preposizioni proprie diventano parte integrante del discorso e fluidificano il linguaggio parlato e scritto. Hanno una loro struttura ben elaborata che però si traduce in una funzione semplificatrice.
L'idea del contrasto suggerisce un'apertura del campo di azione sorretto da quello immaginifico. È quanto esploriamo nella scelta stilistica di Leopardi ben impostata sui principi propri della dialettica greco latina. Leopardi era anche un filologo e la Filologia è parte integrante del Neoclassicismo che si afferma parallelamente all'Illuminismo.
Abbiamo visto Canova e la sua arte scultorea. È un presupposto importante del Neoclassicismo quello di suggerire l'idea del movimento attraverso l'immortalità quale obiettivo centrato dall'utilizzo del marmo bianco che raccorda alla primitiva purezza. La primordialita' quale tema che spazia tra svariate evoluzioni, è il pilastro fondante la cultura di fine Settecento e di tutto l'Ottocento, periodi che mostrano una rilevante attenzione verso la nascita e l'origine esplorabile tramite lo studio delle etimologie e della struttura del discorso. Abbattere l'idea di confine e approcciarsi all'Eterno tramite la dialettica è un modo di allungarsi all'utilizzo plastico della parola e sposa le idealità di conquista e di difesa della propria identità che connotano l'Ottocento.
Nel Barocco invece,il movimento suggerito dall'arte scultorea tende a definire e a rimarcare il principio di conservatorismo che porta alla giustificazione dei privilegi nelle mani delle classi aristocratiche, offrendo attraverso le scene spaccati di un mondo idilliaco e ovattato, arroccato su se stesso come le divinità sulla vetta dell'Olimpo. La classicità è dunque al servizio di quella superiorità acquisita sulla base delle relazioni di sangue e costruita sugli abusi di potere. È specchio e riflesso di quanto già sta avvenendo con Luigi XIV in Francia e che su questa linea condurrà alla Rivoluzione Francese resasi necessaria ma che per le modalità con cui è stata realizzata ha comportato un furioso accorpamento da parte dei rivoluzionari, con la conseguente assenza di critico discernimento tra le varie parti sotto accusa. Sembrava che la Rivoluzione Francese avrebbe determinato una scioccante rottura dei vecchi equilibri della storia che invece si sono riproposti anche se in modo meno acceso, rendendo ciechi di fronte agli accessi di violenza successivi commessi sempre dal popolo ma dietro regie nascoste che facevano capo sempre ad ambienti di potere frustrati dalla loro mancata autorevolezza.
Siamo soliti credere che la Rivoluzione Francese sia stata operata dal popolo, ma così in vero non è. La mancata scolarizzazione del quarto stato ha permesso ai ceti dominanti di agire sottocoperta, lasciando che il lavoro sporco venisse eseguito dalle parti deboli, strumenti del potere.

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Accadere e Succedere e il ruolo di Dio

Quando pensiamo al libero arbitrio, non teniamo conto di un aspetto. Della richiesta a Dio che le cose accadano, inoltrata nella forma di preghiera. Su questo punto ci sarebbe molto da dire rischiando di inoltrarci nel labirinto di riflessioni filosofiche e teologiche che hanno portato al costituirsi di diverse scuole di pensiero. Volendoci inoltrare in quegli spazi propri dell'indagine sull'origine delle parole, approprinquiamoci a questo viaggio dalla prospettiva dell'analisi etimologica.
"Accadere" significa propriamente "realizzare la caduta". Questo verbo nasce da una visione metafisica secondo la quale è la volontà di Dio a fare piovere dall'Alto un evento.
"È accaduto un fatto" esprime l'evento come incidente che ha in sé un'impronta celeste che avrà conseguenze importanti di ricaduta sul singolo. Nonostante questa premessa, non dobbiamo credere che l'uomo sia esentato dallo scatenarsi dell'evento e che non abbia il suo peso nell'espressione decisionale di Dio. L'accaduto è spesso una risposta o una reazione del Cielo al comportamento umano. Per accaduto gli antichi intendevano anche cataclismi naturali, così come epidemie e invasioni considerati tutti flagelli di Dio. Certo sulla premessa di "accadimento" è andata a incidere la superstizione che ha orientato verso l'oscurantismo l'età medievale e non solo.
Il verbo "succedere" indica un'azione che scaturisce sul piano orizzontale e pertanto stimolata o voluta dall'uomo. L'accadimento è una sorpresa spesso tragica che grava come un macigno rotolato dal cielo. Anticamente i tuoni si credeva fossero presagio di un fatto tragico che avrebbe colpito l'intera comunità, come ad esempio la morte improvvisa di un'alta carica di rappresentanza come un sacerdote o il sovrano.
Al contrario di quanto accade, ciò che succede è responsabilità dell'uomo. "È successo" indica spesso un fatto nuovo subentrato a seguito di un'azione o di una decisione intrapresa. Esso può riferirsi benissimo a un nuovo rapporto instaurato, come anche alla decisione di infrangerlo.
Al verbo "succedere" è legato anche il sostantivo "successo" che indica la risposta collettiva a un traguardo di tutto rispetto. È l'esplicazione di una presa di posizione convinta e accompagnata da volontà e impegno che incontrando anche un pizzico di fortuna inteso come benevolenza divina, porta a conclusioni che superano e di molto le speranze di partenza.

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L'Arte e la Critica come necessità del creativo e del mondo

L'improbabile è il contrario di falso. È quanto non si sa potrebbe realmente realizzarsi. Pende più dalla parte del no che del sì. È il terreno degli eroi che lottano per aderire a sé stessi e al loro credo, a prescindere che la vittoria si concretizzi. L'improbabile possiamo definirlo quindi il terreno del concreto interiore a cui non sempre corrisponde il disegno del reale. L'improbabile è ciò che se poi si realizza in questo spazio tempo, fa urlare al miracolo. È Dio che offre la sua spalla all'eroe.
La campagna bellica in passato era il banco di prova della verità dei valori che sorreggevano il soldato che a sua volta in essi si riconosceva. Il soldato, per quanto la parola lo faccia derivare da "soldo" perché di fatti pagato, partiva non sconsideratamente ma per aderire ai suoi contenuti nei quali credeva. Oggi si pensa che la retribuzione a un lavoro nel quale si creda tolga valore al soggetto. La retribuzione per chi opera nell'arte è un fatto dovuto. È d'incoraggiamento costante a credere in quello che si fa e si compie, che è al di sopra di ogni valore. Forse perché oggi ci hanno abituato a considerare l'Arte come passatempo e chi lavora nel settore della critica un hobbista che vi si dedica per passione fine a se stessa, si va con l'idea che entrambe le attività non siano da considerarsi professioni. La passione non può che essere sorretta e perpetuarsi che tramite la coscienza di un lavoro vero e proprio. Questo dovrebbe andare ben oltre gli slanci personali di chi analizza un'opera, sapendo di avere sotto gli occhi o tra le mani il tessuto immaginifico delle trame dell'esistenza dell'artista. Il lavoro ti fa scendere in profondità nello studio e conferire l'approccio di oggettività all'opera in questione che va denudata e scandagliata a fondo, lasciando andare il critico ben oltre quelle che sono le barriere del proprio gusto e interesse personale.
La verità e il sostegno profusi all' arte e alla critica portano l'uomo a scoprire ben altri orizzonti che restano ristretti e confinati in chi porta avanti la passione fine a sé stessa. Anticamente gli artisti erano ben retribuiti perché depositari di tradizione e innovazione. Perché propositori del divino anche se non sempre in convincenti vesti. Bisogna essere convinti in quello che si fa e allora l'Arte tornerà ad essere vessillo di gloria per l'artista e la società che lo ha formato e lanciato. Oggi è tutto molto difficile e l'artista si muove su un terreno di sabbie mobili. Molti si lasciano cogliere dal raptus immaginazionale visivo o vergato e risolvono il loro impeto in una manciata di momenti, creando obbrobri senza alcuna definizione o orientamento. Contro questa concezione che conduce alla dissoluzione del linguaggio artistico al servizio della verità, nonché estetico, occorre muoversi e in fretta, incominciando dalla giusta operazione di valutazione dell'opera che dovrebbe vedere scesi in campo al suo fianco innanzitutto gli artisti con la giusta consapevolezza di quanto hanno creato, nonché l'apparato critico capace di andare oltre se stesso e così facendo, di qualificarsi come tale.

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Nel viaggio dal Mistero all'improbabile

La Conoscenza "Gnosi" è di chi possiede il respiro di Dio. Essa nelle società sacerdotali era chiamata "Sapienza". È la luce che viene accolta dai sapienti ed è sprigionata dal Mistero. La colonna portante del Mistero è la tradizione. Il Mistero è il sogno. Il richiamo dell'abisso insondato che ci attira col sogno. Nel Mistero l'uomo è stato prima di avere coscienza di essere. Il Mistero l'uomo lo respira continuamente attraversando i campi di quella che definiamo vita.
Il deserto nelle Sacre Scritture si contrappone alla terra dove scorre latte e miele. Il deserto è il luogo della non esistenza che grazie all'uomo, quale eco di Dio, diventa luogo florido. Ossia terra. Ecco che legato al deserto troviamo in ambito biblico il significato di persona, ossia di colui che percorrendo la retta via consigliata dal Signore, partecipa all'arte creativa del Principio ispiratore.
La creatività è parte della definizione di persona, in qualsiasi cultura di riferimento. Il Principio è innanzitutto origine e non potrebbe essere altrimenti. Non esiste autorevolezza che non si diparta dal nucleo dell'origine. Questo fa sì che la tradizione da lui ispirata conferisca altra energia allo stesso, potenziandolo anche nel tempo e con lui, potenziando anche la comunità che gli si rivolge.
Se la tradizione riporta l'uomo all'origine, partendo da qui la creatività sbilancia l'uomo verso l'improbabile, proiettandolo oltre i confini del domani. Il domani è figlio dell'oggi e sua emanazione. L'imprevedibile è la proiezione dell'uomo oltre il tempo che viene racchiuso dal concetto di realtà tangibile. L'improbabile è la definizione dell'immagine capace di slittare l'uomo su piani distanti finanche dalle coordinate del tempo conosciuto o intuibile nel suo manifestarsi.
Che senso può avere e quale necessità sprona l'uomo su altre coordinate che non siano quelle conosciute? Nell'uomo c'è Dio e questo spiega tutto, anche l'inspiegabile. Ciò ha portato a un arduo terreno di confronto la posizione degli Gnostici e degli Psichici. I primi viaggiano orientandosi tra il Mistero e l'improbabile accarezzato anch'esso dalla presenza di Dio. I secondi, agendo sotto la guida della razionalità si perdono nei meandri della ragione che li porta a snaturare il Verbo scindendolo dal suo Mistero, e a impelagarsi nel dibattito infinito del libero arbitrio e della responsabilità dell'uomo. Gli Psichici sono gli scientisti che sviluppano il linguaggio matematico a sé stante rispetto alla configurazione assunta da Dio in rapporto al Cosmo e al mondo. Sono coloro che si muovono nell'ambito dei segni e non dei simboli.
Il vero creativo è colui che è in serio e stretto rapporto con l'origine che lo slancia col suo fuoco perenne sulla strada dell'invenzione immaginaria che abbatte i confini tra realtà e improbabile. Ed è qui che splende il Vero.

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L'Anima e il Respiro nella visione dell'essere

Avere dignità significa innanzitutto avere cura della propria intimità a incominciare da quella fisica. La società odierna ci sta inculcando l'idea che avere cura e proteggere la propria intimità equivalga a nascondere e a non trarre profitto da quanto verrebbe invece ostentato.
Dimentichiamo così che anche l'ostentazione ha un suo che di magico e prezioso in rapporto a quanto si esclude alla visione sconsiderata di tutti. "Ostia" deriverebbe proprio da "ostentare". "Hostis" in latino "nemico" deriva dalla stessa radice etimologica. Ciò apre a discussioni interessanti. Il nemico è colui che violenta la nostra dignità. È in contrapposizione all'essere. Avere cura del proprio essere significa intenderlo come una finestra che si apre per fare sì che l'intimità esca dal proprio mistero, e a fin di bene per se stessi e per l'ambiente, instaurando tra le parti rapporti di armonia. Occorre rapportarsi all'immagine della finestra chiusa a proposito dell'intimità, quando occorre che l'essere ritorni alla sua dimensione di sacra inviolabilità.
Oggigiorno si considera il centro dell'essere un peso più che una responsabilità. Si dà troppa importanza a quanto si mostra. Ciò ha dato vita a una dicotomia tra il dentro e il fuori. Il nemico è legato a "ostentare" per il fatto che anticamente i nemici venivano legati e mostrati al dileggio del pubblico, come trofeo di vittoria. Ciò in un tempo in cui la contrapposizione tra dentro e fuori, essere e apparire, serviva a dare valore a entrambi e quell'autorevolezza che era la forma eloquente di dignità.
Sangue in greco ha la stessa origine di "anima" . "Emas ematos" da' l'idea di quanto scorre dentro e che determina la vita. Ciò che è interno una volta che fuoriesce sconvolge sulla base di quanto ha determinato la fuoriuscita.
Il sangue mestruale nel mondo ebraico ma non solo, impediva alla donna di presentarsi pubblicamente nei giorni del ciclo in quanto sangue morto o impuro, che non avrebbe determinato la prole. All'opposto, anticamente, il sangue sversato dal soldato in battaglia era considerato sacro e faceva di quel soldato un eroe.
All'origine di Emas e di Anima c'è la radice sanscrita di Atma, per gli induisti spirito dell'Universo da intendersi come respiro. Da qui "pneuma pneumatos : respiro, principio vitale" in greco. Che cos'è lo spirito se non il respiro dell'Universo che attraverso il sangue rende vivo l'organismo? Su Pneuma e sui suoi significati si è intrattenuto il dibattito del pensiero gnostico che collega lo spirito divino alla Salvezza alla quale vengono destinati coloro che sono raggiunti e coltivano il respiro di Dio.

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Il cratere e il racconto della terra. Alle sorgenti del Mito

Lac Pavin significa "Lago di pane e vino". La forma perfettamente rotonda del cratere vulcanico ricoperta di acqua rende l'idea del pane che nella sua antica definizione greca "Pas pasa pan: tutto" riconduce proprio al cerchio e alla sfera. L'associazione del suddetto lago al vino è dettata dall'illusione melmosa e dai riflessi rossastri determinati dall'alta concentrazione nell'acqua di metalli ferrosi e minerali. Il colore rosso del vino e del sangue nel lago che, pur non essendo profondissimo non è stato mai sondato a sufficienza, riconducono alla vicina fontana delle Anime responsabile della nascita di diversi miti e credenze sulla reincarnazione. L'Alvernia è il cuore della Francia e pullula di riferimenti al regno degli inferi, relativi proprio alla presenza di vulcani spenti. Il cratere del Pavin sembra collegarsi alla vicina Provenza per i riferimenti al vino rosso e al sangue di Cristo, rimescolandoli alle preesistenti tradizioni che vedono la cultura patriarcale incrociarsi con quella matriarcale in Provenza collegata alla figura della Maddalena.
Il vulcano è il luogo della creatività. Connette le energie del sottosuolo con quelle del cielo. Intorno ai vulcani sono fioriti civiltà e miti e anche quando spenti, sono fucine d'incontro delle anime più sensibili con l'energia della Terra. La radice di Tellus ci riporta proprio all'arte del raccontare, traendo ispirazione dalla concezione della superficie come luogo di assenza su cui imprimere i contenuti stimolati dal sottosuolo. "To tell" il verbo inglese "raccontare" pone in relazione la circolarità dei racconti primitivi trasfusi in Mitologia con la forma della terra e il suo sottosuolo che eruttato dal camino dei vulcani traccia il percorso della vita e della storia della superficie terrestre. Il vulcano espelle e nutre come fosse la mammella di una madre in allattamento. Il culto della Madonna del Latte lo troviamo diffuso prevalentemente nei luoghi impervi e collegato alla dimensione notturna delle grotte, prime dimore dell'uomo primitivo.
Il deserto e il vulcano seppur agli antipodi, risentono il primo del fattore di adattamento dell'uomo all'ambiente, tradottosi in un rapporto industrioso intessuto dall'uomo con suoli aridi e impraticabili. Il secondo invece ci pone in relazione alla scoperta dei metalli che hanno rivoluzionato la storia dell'uomo e introdotto agli studi alchemici. I vulcani ancora oggi pullulano di credenze che vedono i luoghi interessati da essi infestati di streghe e anime infernali che sperimentano, partendo dal suolo ricco di metalli e minerali, nuovi influssi energetici. Sono luoghi interdetti dalla tradizione popolare e considerati al di fuori del governo di Dio e Cristo. Eppure, tanto dobbiamo ai vulcani che espletano la loro azione benefica in epoche lunghe definite ere geologiche. Ciò insegna all'uomo l'importanza dell'apprendimento diretto da maestro ad apprendista in ambito artigiano, nonché il rispetto verso la terra concepita come materia vivente e capace di rinnovarsi e autodefinirsi. Anche per questo rappresentata dalla forma di cerchio o sfera.
La sfera c'immette nel giardino della conoscenza attraverso una relazione di energia che si diparte dal centro, quale fulcro della narrazione e dell'apprendimento per poi dare forma e definizione al tutto che si lascia appartenere nonostante le posizioni periferiche, seguendone l'influsso. Il discepolo per definizione riconduce a "disco" per i riferimenti all'armonia che si traduce in moderazione e spirito di pace, ma anche perché l'influsso energetico che si diparte dal centro e che definiamo raggio, lo inclina al senso di ordine impartito dal Maestro e rispettato in periferia da ogni parte dell'insieme. Essere sfera significa essere parte di una comunità legata da traduzioni e culture che ne orientano corso e luce.

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Il Seicento e altri orizzonti. Dalle teorie della Metamorfosi ai nuovi Lumi

"Tellus" in riferimento alla struttura interna della terra ci insegna a considerare la realtà partendo da dentro. Ogni cosa cresce, si sviluppa a iniziare dalle sue profondità ed è quanto il Seicento considera in rapporto al Metamorfismo. Questo è difatti inteso come passaggio evolutivo dall'interno che comporta l'approccio agli studi sulla Natura in altra prospettiva. In una prospettiva che tiene conto delle nuove conquiste del Rinascimento e che condurrà allo scientismo del Settecento. È una prospettiva quella seicentesca che porta all'incontro dei meccanismi convertiti per tramite degli studi in leggi fisiche e dei comportamenti della Psiche. La Metamorfosi che per altre vie interesserà la letteratura kafkiana agli inizi del Novecento, parte proprio dalla considerazione classico greca della psiche come farfalla. La farfalla si sviluppa e modifica consequenzialmente alle sue metamorfosi dall'interno, cambiando la prospettiva dell'uomo sul concetto di Bellezza. I camuffamenti buffoneschi della commedia dell'arte che nasce nel Cinquecento su un'impostazione plautina vanno a coincidere con il Carnevale che in essa trova il suo fondamento, spalancando così a una nuova visione della vita e della Bellezza.
Il trucco del Seicento si fa abbondante ed esagerato nella sua vistosita', corrispondendo in tutto e per tutto allo stile del Barocco dal significato di "smisurato, Sgraziato". Nonostante l'inseguimento di un manierismo studiato e affettato, il Seicento apre al divario senza alcuno spiraglio di conciliazione tra aristocrazia e popolo. In quest'ultimo dimorano le identità dai respiri pagani che per quanto rivisitati dalla nuova concezione esistenziale tesa a snobbare i collaudati precetti morali, riconduce al mondo austero del Sacro.
Il Naturalismo dei filosofi seicenteschi non può non tenere conto di questa ispirazione al vero, rivolgendosi ai meccanismi inossidabili che organizzano la Natura dall'interno e che riscontriamo oggi in ogni singola materia.
Il di dentro ci rivolge per afflato al mondo dell'Alto e qui si esplica l'impegno di Giordano Bruno ben vicino all'accademismo neoplatonico di Ficino. Così come ai contenuti rilevati da Pico della Mirandola che riflette sui passi più ostici ed enigmatici del Cantico dei Cantici e sul tema della Mors Osculi. L'amore attraverso il bacio eleva e trasforma dall'interno tramite un passaggio che si compie dall'interno e che si conclude con la ricomposizione androgenica della diade. Il principio si evolve comportando la stessa evoluzione in Dio che viene supportato e ampliato dalla creatività dell'uomo la cui scintilla è stata infusa dal Principio Supremo al tempo della Creazione. L'evoluzione di Dio sulla base di questi concetti che contemplano con Bruno l'esistenza probabile di altri mondi tra le stelle e di altre civiltà, portano la Chiesa a dissentire e ad assumere atteggiamenti di avversativa chiusura.
La fiducia smoderata della Scienza che si afferma in chiave dialettica nel dissidio tra ragione e spirito nell'Illuminismo sarà il risultato della nuova teoria naturalistica seicentesca e della resistenza della Chiesa che imporrà nuove forme di immobilismo che si rifletteranno negli assiomi della nuova fede illuminista.

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