L'improbabile nella vita di tutti i giorni. La mano che diamo a noi stessi tramite l'altro
Ci sono persone che entrano nella nostra vita in punta di piedi, o forse perché siamo noi a proporci a loro al fine di accoglierle. All'inizio un ingombro, poi una rivelazione di qualcosa a cui non avremmo mai pensato. Di una svolta che ci richiama offrendoci una vita migliore e tanto affetto che mai avremmo pensato di ottenere o di dare o di meritare. Non sono solo per noi questi ingressi imprevisti, ma per tutto un circondario che davano per scontato o che ignoravano anche. E non esiste che queste persone che accogliamo operino nel bene per alcuni a scapito di altri. Sovvertono a tutti e nel bene, lo stato di cose. Le incontriamo nella nostra vita, ci capitano all'improvviso, o leggendo un libro, e allora le sentiamo essere tra noi e di non averle mai considerate. E sta a noi proseguire quanto da loro tracciato o ispirato, perché a un certo punto se ne vanno, proprio quando ormai è tutto chiaro e pronto affinché operiamo il salto di qualità.
È anche qui che si materializza l'improbabile. L'Assurdo è la bocciatura completa di un progetto che invece d'incanto prende forma, se noi scuotiamo le corde della nostra letargia, inserendoci in un nuovo percorso. E piano piano, con dolcezza, scopriamo di non essere poi tanto male come invece prima credevamo. L'improbabile agisce così. Semina un germe che fiorisce lentamente e prende a gioire dentro di noi, portandoci ad amare la vita. È quanto di assolutamente creduto lontano dall'avverarsi che noi richiamiamo dal di fuori e ci porta a riscoprire affetti e una vita migliore. Non esistono luoghi preclusi a quanto possa stravolgere in bene le singole vite accomunate dalla nuova introduzione. Anche i quartieri di gente miserabile e malfamati possono incontrare d'un tratto chi porta la primavera nell'inverno più pieno. Questa sorta di incontro miracoloso cammina e abbraccia anche chi di voce in voce ne viene a contatto e si rende parte di questa meravigliosa avventura. Ti tocca il cuore e non ti lascia più, abbellendoti di speranze che neanche immaginavi di possedere dentro la scorza dei duri inverni.
Ti accorgi così di entrare nell'intimità celata di luoghi freddi e inabitabili, di gente che vive ai margini di chi produce e tiene testa alla società. Di quella gente che non a caso viene definita nullità. In un mondo precario che arranca nel marcio di esistenze mal vissute e in cui per chi non ci nasce restano lontane, fa rumore l'inconsueto che sboccia e ti sconvolge. È quanto succede divorando una pagina dietro l'altra il romanzo nuovo di stampa dell'esordiente Sara Gambazza, dal titolo "Ci sono mani che odorano di buono". Lo scenario è il quartiere periferico Cinghio dove la vita ha scelto di materializzarsi all'improvviso grazie all'umanita' nascosta di chi ci vive e che d'un tratto decide per mano di un incontro inaspettato, di fiorire.
L'improbabile allora non è l'assurdo che piomba dal cielo frantumando le categorie del pensiero, irrompendo nelle variabili spazio tempo col nome di miracolo. È ciò a cui l'uomo quando si sente pronto va incontro, a seguito di un'illuminazione nel deserto spento del silenzio. E ci cambia tutti di cuore in cuore, lasciando che la vita accada, completando il capolavoro da una persona semplice iniziato.https://images.app.goo.gl/Dus7JaMgppMxXpBj7
L'improbabile nella vita di tutti i giorni. La mano che diamo a noi stessi tramite l'altro
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