Il tempo appartiene al sogno della realtà. La Letteratura e l'Arte anche in carenza di questa consapevolezza operano in ogni epoca, sopperendo così alle gravi mancanze di cui l'individuo artista si fa portavoce. Esiste il sogno nella materia che conduce a desiderare carne e lusso, e poi il sogno vero e proprio che tiene testa alla concezione più alta dell'amore.

Questo la troviamo nel Romanticismo. Qui l'amore travagliato ospita dentro di sé la tragedia psicologica shakespeariana così come l'idillio cortese delle chansons epiche medioevali che sfuggivano ai rigidi dettami di corte e di cui erano altresì espressione. Il sogno da sempre nobilita l'uomo ma la differenza tra le epoche sta nella visione dello stesso che, a seconda dei periodi culturali, deve mantenersi staccato o altrimenti deve convertirsi in realtà, rivelando la sua pragmaticità.

Un esempio ci giunge da Shakespeare in cui, prendendo in esame Romeo e Giulietta, la morte dei due rende evidente la spaccatura inconciliabile tra sogno e realtà. In Shakespeare la dimensione amorosa epica risuona forte nelle tragedie in cui però necessario si fa l'incontro tra il sogno veicolato dalla profondità d'animo che non sorvola ma approfondisce i propri drammi (come vediamo nell'Amleto) e la conoscenza dei fatti. Il fatto è di per sé non racconto, ma prova inconfutabile che pertanto sconvolge. Nella tragedia shakespeariana il fatto è il reale che inevitabilmente con il suo carico di pregiudizi e rigidi schemi è incontestabile e spesso, come vediamo nelle tragedie, trionfa. Il fatto può essere il contrasto irrisolvibile tra le famiglie come in "Romeo e Giulietta" o anche una condizione del presente storico che finisce per sortire le sue ricadute sulla fragilità dell'uomo, minando la sua autorevolezza (il Giulio Cesare di Shakespeare).
La forza dell'uomo che si esprime come volontà di azione piega e s'impone al punto da realizzare e sconfiggere il sogno che è l'incipit della storia. Lo vediamo nel riscatto dell'individuo borghese riscontrabile ne "I promessi sposi" di Manzoni. L'idillio di Renzo e Lucia si consuma tra le pagine guidato da un presente storico sempre più compromesso ma in cui si respira l'intervento divino. Da quando l'affabulazione si fa intensa e assume connotati drammatici che hanno inevitabili ricadute sulla coppia, s'intuisce il lieto fine che comunque arriverà dopo una serie di accadimenti che travolgeranno e stravolgeranno i due giovani. Questi si ritroveranno alla fine cambiati col loro amore reso pesante e maturo dalle esperienze storiche e individuali vissute. È il fulcro del messaggio manzoniano l'intervento nella storia del sogno che ne esce assorbito. Il pragmatismo guidato dalla contemporaneità storica inserisce nel tessuto narrativo manzoniano una visione di Dio non intesa in termini solo di puro spirito, ma pregna di quella pragmaticità che gli permette di intervenire nella Storia a proposito dell'episodio della peste. Ignorare che oltre agli scrittori gotico romantici come Scott nel Manzoni ci sia anche Shakespeare è un limite grave.
Lo spessore psicologico della Letteratura a seguito dell'Età Elisabettiana non rimane confinato alla sola Gran Bretagna e ammettere il contrario è rendere una lettura distorta della Storia anche letteraria. Shakespeare irrompe nel mondo italico, ma occorre del tempo affinché il letterato assorba il suo pensiero e su esso rifletta. L'eredità di Shakespeare respira non solo nel mondo anglosassone ma si rende attiva ovunque, anche alle basse latitudini europee. Il travaglio amoroso risente nelle varie letterature dei caratteri dinamici propri dell'identità culturale di un popolo, rafforzandosi nel confronto col diverso. Da questo traspare il gioco tragico in cui il vissuto della coppia convinta di se stessa va a mescolarsi e a interagire con l'oltre e il di fuori di un mondo sempre più complicato.
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