La rivoluzione poetica shakespeariana si riscontra nello spessore psicologico infuso nei personaggi delle sue opere

Quando si parla di psicologia non si puo’ non tenere conto della presenza incisiva dell’universo femminile in una data opera. La donna è di per se’ emblema di quel mistero non intelleggibile che regna in ciascuno di noi e per questo richiama una certa cura nella teattazione e costruzione dei personaggi al fine di esaltarne gli aspetti piu’ intimi. Ella e’ la porta di accesso al regno istintuale, al dinamismo primordiale che orienta l’esistenza e contro la quale si scagliò a suo tempo la Chiesa del Seicento allestendo il tribunale dell'Inquisizione. La rivendicazione della cultura patriarcale passa attraverso i maggiori organi istituzionali e devia e marca gli aspetti di una data epoca. Di risposta all'Inquisizione troviamo la rifioritura della filosofia ermetica che attinge al tempio dell’arcano riportando la donna e la magia al centro delle sue riflessioni. Attribuire a Shakespeare una forma di misoginia e’ pertanto da ritenere inappropriato avendo egli stesso contribuito allo sviluppo di una cultura che andasse oltre gli stereotipi, riecheggiando il femminismo degli archetipi sul quale si soffermera’ la psicanalisi alle soglie del Novecento.

L’eta’ Elisabettiana in qualche modo sembra anticipare quella Vittoriana fine Ottocento e non solo per il carisma dei forti caratteri esercitato dalle due grandi regine , quanto per la grandezza delle idee e l'aver instaurato rapporti osmotici tra culture distanti. Il colonialismo inglese, nonostante le incrinature che sicuramente presenta, proprio perche’ rappresentato da importanti figure femminili ha contribuito a rafforzare, parallelamente all’ingresso di diversi elementi stranieri, un cuore identitario che e’poco definire patriottico. Sono le donne a porre e a tramandare il concetto di radici, e la radicalizzazione di valori e postulati culturali rende invincibile un popolo, in quanto attinge al suo back ground culturare antropico, ossia alla substato culturale indigeno. L’Inghilterra elisabettiana diviene depositaria e tutelatrice dei suoi avamposti culturali che fanno rifetimento al patrimonio celtico che la posero in rotta di collisione con la cristianità vaticana. Il Seicento ermetico che risolleva la magia dai suoi connotati più scuri non ignora l'Inghilterra e lo stesso Giordano Bruno trascorrerà un periodo della sua vita a Londra e poi in Germania fortificando il proprio pensiero sulle basi di un magico paganesimo. Il trattato sulla magia De vinculis è un vero e proprio omaggio alla cultura dei legami racchiusa e rappresentata nella cultura celtica col nome di Legge del wyrd e riconferma il carattere cosmopolita di uno studioso attualissimo oggi ma anacronistico in una rigorosa età papale. Il filosofo mago ci ha lasciato importanti contributi nel rapporto uomo Natura e uomo Universo, mettendo ai margini di un narcisistico e pretenzioso antropocentrismo l’uomo e una lettura manipolata dei grandi e intramontabili classici.