Solo alcune donne vogliono essere amate, molte altre pretendono di essere adorate e non è la stessa cosa.

L’amore implica non solo responsabilità ma corresponsabilità tramite la consapevolezza che implica il dare attraverso il ricevere e viceversa. Nel momento in cui tale reciprocità non viene esaudita, il dare perde la specularità dell’altro che connota il rapporto esaustivo e vero.
Lo specchio è un’immagine archetipica in riferimento allo stato fermo dell’acqua, elemento riconducibile al regime femminile dei simboli. L’acqua riflette cielo e luce, ma in assenza di movimento trasmette angoscia e viene accostata al quadro nero della morte. La dinamicità e’ scambio e vita ed energia pulsante di una reciprocità matura. Nel momento in cui il dualismo non viene ad essere traslato sul piano della reciprocità, l'individuo viene assorbito dall'immagine nera dello specchio che lo immortala e riflette come narcisistica monade.
Il binomio donna acqua ha generato tante inflessioni rappresentative. L’acqua, in quanto elemento naturale liquido e riflettente, la troviamo associata alla vanità femminile in relazione alla dea Venere. Ancor più di Narciso, Venere per alcuni versi rappresenta la sfuggenza esperienziale che nella vita si accorda alla giovinezza. Eterna bellezza e frivolezza fanno della dea oggetto di inafferrabile desiderio che si traduce nell'arte come controparte e sorriso di una vita cosparsa di sofferenza. La gioia mantiene giovani, ma la gioia è uno stato che si assapora dopo che quel momento è fuggito via. Non resta che consolarsi con l’arte che resuscita dai profondi abissi ciò che vorremmo salvare per sempre nello scrigno del cuore. Libertà e difesa, la passione artistica si traduce in poesia mai fatua e piuttosto incisiva laddove forti sono gli urti della vita. Venere esplicita la passione della gioventù, proiettando su una dimensione estetica desideri e ambizioni. Dea multivalente, nel suo sguardo ambiguo e autorevole di chi suggestiona e non vuol essere guardato, rievoca la rappresentazione dei re che ai loro piedi avevano il mondo. Venere li supera ridondando in episodi di sensualità sanguinaria, come quello di Salomè a proposito della decapitazione di Giovanni il Battista. Versatile e capricciosa, Venere e’ passione associata a morte, dolore e vecchiaia. Diversi sono i miti sulla sua nascita, particolarmente incisivo quello che la vuole nata da una conchiglia, come una perla generata dal dolore della valva morente.

Arcana e primordiale, in lei risuona l'arma della vita che si emancipa attraverso la passione trionfando tra ghirlande e profumi. Donna e femmina, Venere riecheggia nel pantheon femminile ancestrale nelle vesti di Inanna e Ishtar, come precisa Anna Rita Zara nel suo saggio Il palazzo di Venere. Qui l’autrice partendo dalle fondamenta della femminilità traccia un profilo della dea che si arricchisce e muta nelle epoche mantenendo la sua primitiva essenza. Amore poesia e arte si profondono e mai si confondono tra le pagine del libro, appassionando e incuriosendo sul senso della bellezza e ciò che permane nella vita.
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