Ognuno è cieco verso se stesso.

Gli occhi sono porte e finestre che immettono verso il fuoco dell’interno o spalancano al cielo. La vista e’ quindi il mezzo di un’azione introspettiva che apre ai mondi interiori o al contrario e’ esternazione di un’esigenza di ampliamento insita nell’individuo. Ognuno di noi e’ concepito per osservare il mondo e rinchiudersi nel proprio guscio. Il sogno è l’elemento alchemico di raccordo tra le due esperienze di apertura e raccoglimento. Siamo sull’uscio mentre dormiamo, o sul davanzale di un paesaggio meraviglioso che i nostri occhi perlustrano e all’occasione inventano.
Il mito della caverna esprime questa interazione, traendo il suo incipit proprio dagli archetipi che portano l’uomo a ribaltare il concetto di conoscenza. L’uomo si volge all’interno e da esso estrae come da una miniera d’oro le proprie forze. La caverna è l'inconscio che contiene i pilastri culturali dai quali germinano parallelamente individualita’ e umanita’, portando il singolo ad elevarsi oltre la soglia del tempo. Il terzo occhio e’ l’apertura superiore che raccoglie le energie basse della terra, per convogliarle in energia sottile che consente l’ingresso nella dimensione eterica. Se non ci fosse la terra, non potrebbe esistere il cielo, motivo per cui i giganti, i ciclopi vivono nelle caverne. Pensiamo a Polifemo con un unico occhio situato al centro della fronte, un mostro attraverso cui Ulisse si confronta con le proprie forze intellettive.

La cecità dei grandi savi consente l'apertura ai mondi interiori che va solleticata attraverso prove ed educazione graduali, vere e proprie esperienze iniziatiche. La magia e’ figlia della caverna come le pietre preziose e i cristalli che orientano alla purezza del cielo. Merlino, il mago druido, è figlio della terra che rappresenta il microcosmo di cui indaga le leggi, riuscendo a interpretarle e a gestirle. Il mago druido prepara la strada alla stirpe eroica di Artù attraverso le energie della Natura che trovano compimento nella strada verticale che trascende il tempo e si conclude nel grande cosmo, come ci insegna il mito di Artu’ in relazione alla sua tavola rotonda. Cielo e terra comunicano, aprendo e chiudendo alle reciproche prospettive e l’uomo e’ il frutto di questo equilibrio. La scrittrice Mary Stewart nel suo romanzo La grotta di cristallo, il primo della trilogia, ci introduce all’esperienza della grotta, una vera e propria esperienza sciamanica. Merlino, mentre vaga in cerca del padre, viene richiamato dall’incontro con se stesso e iniziato ai misteri dell’essere e della Natura da un maestro mago, vero e proprio spirito guida. La grotta richiama a se’ il giovane druido come tramite di rivelazione. La sua natura magica gli si svelera’. Insieme egli scoprira’ l'identità del padre naturale, punto di snodo di tutto il ciclo arturiano.
Mary Stewart nel suo La grotta di cristallo recupera il valore archetipico della caverna, facendoci anche comprendere che non esiste frattura tra interno ed esterno, tra l’io e l’altro, solo dialogo e continuita’ nel momento in cui si accede alla visione profonda dell’intimo e di tutte le cose.