Col sogno e col ricordo l'uomo ascende a Dio.
Nel primo caso diventa creatore di un mondo nel quale si trasferisce per un tempo indefinito che fluttua in un'altra corrente, in una dimensione che è partecipe della realtà se non rivelazione come negli stati d'illuminazione sciamanica. Col sogno ci si risveglia (psicanalisi junghiana) dal mondo empirico.

Nel secondo caso, il ricordo fa scendere l'uomo in se stesso, attraverso il dolore che è necessario affinché si determini il percorso all'incontrario, ossia l'alienazione dal mondo e la conseguente immersione nella propria interiorità. Le lancette del tempo si muovono a ritroso, fino a culminare nell'anno zero che corrisponde all'abbraccio di quel momento. La legge dell'attrazione trova anche qui il suo espletamento. Il ricordo sale richiamato da un agente esterno e risucchia l'individuo verso l' interno in un percorso di discesa. Salire al cielo equivale a penetrare negli strati del proprio io, trafiggere l'ego, fino a scardinarlo, per cogliervi l'essere. Come conseguenza l'uomo sconfigge il tempo e si ritrova dio.
Non c'è ricordo vero che non passi attraverso l'esperienza del dolore. Il dolore purifica e dona la bellezza. La bellezza è purificazione e tramite il dolore l'individuo ottiene la chiarezza. Determinante è il distacco. Il distacco da quel momento vissuto è necessario per astrarsi dalla ruota delle esperienze terrene calate nella dimensione spazio temporale che tocca l'individuo a livello epidermico. Il distacco spoglia e mette a nudo. Salva l'essenza che è riposta nel dolore. Questa è l'esperienza mistica per eccellenza.
Non esiste santo che non sia asceso all'incontro con Dio tramite il dolore. L'estasi mistica (l'uscita dal corpo) deve essere preceduta necessariamente dall'enstasi (ingresso in se stessi) e l'incontro di entrambi gli stati porta a un innalzamento dei livelli di coscienza, nonché alla beatitudine. Il sogno ha il sapore del ricordo. Col sogno azzeriamo il tempo, c'immergiamo nelle origini dalle quali parte una nuova vita, un racconto diverso, nel quale siamo noi stessi.
Immaginare invece, è spingersi verso un futuro che ha comunque il sapore dell'infanzia perché parla dei nostri desideri impronunciabili che di per sé purificano. Senza il sogno, il ricordo e l'immaginazione saremmo semplici burattini nelle mani di Qualcuno che ci dominerebbe dal suo Olimpo. Con questa triade ci riconosciamo figli dell'Essere Primo che manifesta in noi il suo amore.
Leggi le poesie: Estasi, Voli della mente, Febbre, L'aria aveva un colore diverso e Solitudine