La voce è il sussurro del vento che parte dalle caverne dell'anima. Il finito corpo contiene l'infinito: l'anima che lo nutre di forza. Dimentichiamo che la voce nasce dalle oscurità finite che attraverso di essa assumono luce e forma, creando dal nulla lo spazio e il tempo. La voce è l'impronta degli astri che adoriamo e incanaliamo in noi trasferendoci nel letto della madre dove riprendiamo ad essere sostanza nella materia.
Il percorso contrario fa il fiume che giunge alla foce trasportato dal suo flusso. Fiume, foce e flusso sono entrambi caratterizzati dalla lettera "f"che indica emissione e corrente che trasporta. Il fiume come la voce cresce dal piccolo che contiene il progetto di potenza e s'ingrossa strada facendo per volontà del cielo innanzitutto, e della terra, fino a fondersi e a spegnersi nel mare, alla foce che ha la forma del delta o utero materno. Anche il fiume come l'anima nasce dal cielo e prende forma nella terra, per poi far ritorno all'immensità che lo contiene e rappresenta.
Anche noi ci diluiremo nel cielo che ci rappresenta nella nostra impronta eterea. Qualcosa di grande e meraviglioso che occupa le nostre geografie interiori già in questa vita. E allora, lasciamo che accada. Che l'amore ci pervada come succede a ogni cosa di questo esistere in cui la forma diventa ventre dell'immaginazione, terra di fiumi che tracciano rigogliose foreste tra le cui braccia il nostro amato si crogiola e rinasce, stendendosi al sole come un re padrone del suo trono. Ossia del luogo in cui non è mai solo perché in lui si perde il respiro della fonte nuova che lo ha spinto a viaggi audaci ed esplorativi, rendendolo un dio all'opera per i sentieri di un luogo che aspetta lui per nascere.
Quanto è nostro? Quanto invece appartiene al flusso creativo di chi amiamo e ci corrisponde sul piano infinito?
L'amore crea e ricrea e disfa per la volontà di ricrearsi. Quanto io vedo in me non è forse suggerito dalla visione dei tuoi occhi che esplorano il visibile per spingersi a disegnare l'inesistente? Tu sei il fiume e io la terra che ti accoglie per nutrirti delle sue vene e renderti infinito come le vie del mare. Ma anche lì nell'oceano aperto dove finiremo, valicati i cancelli della notte, io con me e in me ti porterò al punto da riconoscere la tua voce oltre i confini inesplorati. Tra i piani di alte stelle.
Leggi la poesia: Sul mio corpo infinito