Chi sogna è sempre dentro la sua casa. Anche chi protegge esprime e suscita tenerezza. La tenerezza degli angeli si esprime nei sogni che sono non aspettativa o rifugio, ma tessuto della nostra anima.
Ciò che siamo prova a ritrovarsi in un viaggio all'indietro, in retrospettiva. Chi è scucito dal passato perde la sua capacità di ritrovarsi e di sognare. È quanto accadrà ai nostri posteri se non si pone un freno alla dimensione virtuale.
Stiamo incappando in una ambiguità dissolutrice che porta a confondere il sogno con l'illusione.
Il dio ancestrale sciamano sogna ma non illude. Nelle antiche civiltà cacciatoriali lo Sciamano crea il mondo con il sogno. Il primo uomo e il dio creatore in lui si identificano. Il sogno è unione quindi, di cielo e terra. L'illusione è invece ciò che sperimentiamo ogni giorno e ci allontana dal Sacro. Il Sacro non può essere se non nel ricongiungimento alle proprie radici e su questo s'intavola il dibattito tra la Chiesa secolarista e la conservatrice che teme la pesante ingerenza della ideologia virtulistica nella verità.
Il sogno coltiva oltre a contenere la Verità, ragion per cui Jung scrisse che chi sogna si risveglia. Sognare quindi, è aprire gli occhi sulla Verità che contiene l'identità rintracciabile quindi nei tessuti ancestrali e nell'inconscio.
Illusione e Sogno sono entrambi veicolati e rappresentati da immagini. Il livello di profondità fa la differenza. La realtà di oggi è fortemente illusoria e farcita di nonsenso in cui ogni elemento è portatore di inganno. Immaginiamo di trovarci al luna park dove le luci creano tanti effetti e forme suggestionabili irretendoci in una realtà fittizia. È così che la realtà agisce sul piano della coscienza. L'illusione la ritroviamo nelle Sacre Scritture dietro le vesti di una realtà idolatra. L'idolatria venera ciò che è frutto dell'inganno apparecchiato da una cultura che non trasferisce contenuti, in quanto supportata da immagini vacue. "Immagine" da "imago" contiene la parola "magia" che è propriamente rappresentazione dell'invisibile che il profano non comprende perché catapultato nella realtà idolatra.
Anticamente, quando le culture mesopotamica ed ebraica conobbero la crisi della tradizione sapienziale, gli idoli s'impossessarono dell'uomo seducendolo e allontanandolo dal cielo interiore. Gravi ripercussioni si ebbero sul fronte della parola che da simbolo divenne mezzo di comunicazione. Non più collante tra l'uomo e Dio ma strumento di mercificazione che portò l'uomo a emanciparsi sulla rotta del commercio e ad abbandonare il riferimento al suo tempio interiore, come ben ci racconta il Vangelo, a proposito della cacciata dei mercanti dal Tempio.
Anticamente, quando le culture mesopotamica ed ebraica conobbero la crisi della tradizione sapienziale, gli idoli s'impossessarono dell'uomo seducendolo e allontanandolo dal cielo interiore. Gravi ripercussioni si ebbero sul fronte della parola che da simbolo divenne mezzo di comunicazione. Non più collante tra l'uomo e Dio ma strumento di mercificazione che portò l'uomo a emanciparsi sulla rotta del commercio e ad abbandonare il riferimento al suo tempio interiore, come ben ci racconta il Vangelo, a proposito della cacciata dei mercanti dal Tempio.