Vorrei che tornasse quel tempo in cui credevo che ogni cosa potesse avverarsi. Da bambini è così, non ci sono barriere tra il possibile e l'irreale, e per questo l'infanzia è l'età dell'anima.
La vecchiaia invece, è l'età del riposo dal raccolto e quindi, dello Spirito che trasferisce verso il cielo, lì da dove siamo caduti nascendo. Il riposo porta alla contemplazione ed è degli anziani la rivisitazione della propria vita che si fa trasmissione dei contenuti del Cielo consegnati alla terra. È il tempo della semina o della pioggia con cui il cielo fa visita alla terra. Pioggia, e neve come le teste canute degli anziani spogli di ogni amarezza perturbatrice.
È dei gatti essere inverno e primavera insieme. La coniugazione dell'infanzia alla vecchiaia.
È la cima della scala il riposo del saggio, da cui insegna senza volere, al discepolo giovane. Nel chiasso che ci sovrasta, sembrerebbe che fosse il rumore indispensabile alla formazione, perché nella convulsione dei suoni ci sono parole e informazioni. In realtà, per insegnare occorre conoscere il silenzio e la conversione al mutismo che contiene e non è rappresentazione del vuoto. È proprio dei vecchi saper trasmettere col silenzio e con la cura delle pause la loro ricchezza, senza correre dietro al tempo. E proprio in questa umanità di proclamazioni e di bandi, la vecchiaia assume i contorni della speranza che schiuma nel divenire.
È interessante a riguardo, il respiro che si fa soffio e trasporta messaggi nell'anzianità. Il soffio è figlio della stagione dei venti che sa dare rifugio a chi a loro non si flette ma si accompagna. Tutto ha inizio dal soffio che buca il silenzio antetempore e il suono della f già si rende parola nel greco "femì" che significa dunque "dire". Il soffio è l'azione del vento che spinge più in là col suo soffio e si fa dispersione e raccolta. "Venire" e "vento" hanno la stessa radice etimologica ed entrambi fanno capo all'arrivo trasportato dall'altrove che è luogo del passato e sta alle probabilità custodite nel destino e dell'inclinazione dell'individuo raccogliere o disperdere. Il vento è opportunità e riecheggia seminando insegnamenti che nella saggezza si ritrovano.
Il convento nasce come luogo o casa dei saggi che raccolgono e seminano rilasciando un patrimonio inestimabile fatto di cultura filosofica e pratica ai loro posteri.
Il vento porge la presenza di Dio e nell'Antico Testamento è infatti una delle manifestazioni principali dell'Eterno che si esprime nel Nuovo Testamento con lingue di fuoco generate da Dio. Dio genera lo Spirito della nuova umanità rigenerata attraverso l'esperienza storica della morte e quella ontologico metafisica di Resurrezione del Figlio. Lo Spirito Santo è vento catartico che brucia quanto è legato alla dimensione dell'ignoranza in cui versava l'uomo prima della testimonianza del Cristo. Il vento accompagna il fuoco e distrugge. Ma nulla nella dimensione del Sacro viene distrutto senza che disperda semi nuovi.