Occorre essere nelle viscere delle cose per apprezzare l'oltre e il sopra. Il nuovo tetto del mondo che di volta in volta si offre. Per chi vivesse sottoterra non sarebbe forse il cielo il prato cosparso di margherite bianche, le stelle? Cosa sarebbe il cielo se non espressione dell'esigenza insita nella nostra intimità di perdurare nell'eterno che ci sovrasta?

Ogni cosa ha il suo cielo, la spinta a spazi irraggiungibili. Ogni cosa e le profondità del mare che invitano alla risalita del suo volume per poi cogliere tra le increspature delle onde il baluginio della luce.
Siamo richiamati dall'immenso che si traspone nel finito preparato ad ospitare l'anima. Scendere nella dimensione delle radici è degli audaci desiderosi di ricercare un altro cielo che marchi il loro percorso di sconfinamento.
Nel mito di Persefone e Ade, lei viene rapita dal principe sotterraneo che risiede al di sotto del mondo. Lei rappresenta quindi la fioritura delle cose del tangibile che traggono respiro e linfa dalle loro viscere sotterranee.
L'episodio del rapimento sembra sottolineare il gesto forzato compiuto da Ade sulla vulnerabilità di Persefone. In realtà il rapimento in questo caso sta a significare il raptus impetuoso dei contenuti profondi della nostra sede emozionale che conservano traccia ed esprimono la nostra verità. La fioritura esterna è quindi non scollegabile dal profondo senso che soggiace alle nostre esperienze sensoriali, ma ne è la rivelazione. Proserpina o Persefone è colei che vede in Ade il regno della madre intuitiva poi tradotta in negativo dalle successive culture patriarcali e solari, come il Cristianesimo. Ade è l'effigie dell'amore a cui ci abbandoniamo. È il simulacro dell'arte che ha origini profonde che portano ad altre vite e trasmigrano a nuove dimensioni.
L'autenticità è espressione della verità che si diversifica attraverso l'originalità la quale unicizza ogni forma vivente e non solo, esprimendo bellezza.
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