Vado alla ricerca di una dolcezza segreta, adagiata tra le rughe del mondo. La dolcezza non ha parole. È pudicizia. Non ha nulla a che vedere col moralismo e per questo si distingue dal pudore.

La dolcezza è di chi la possiede e di chi la percepisce ed è una finestra spalancata su infiniti azzurri. Tende a scomparire perché discreta. Non è luce e non è buio ma si allontana da qualsiasi definizione voglia ingabbiarla. È pertanto sentimento ieratico che si flette al mondo spingendosi fino a sfociare nella comprensione.
Non può esistere dolcezza senza comprensione o quella capacità di negarsi al giudizio che pone cancelli invalicabili dove occorrerebbe il dialogo o un fremito di voci. Quindi la dolcezza è pronunciamento di un'intesa profonda, tenace dove le contrapposizioni spingono acredini e giudizi. Per questo è legata all'intelligenza del cuore che intravvede senza fare troppa luce e risultare invadente. La dolcezza delle attrici è propria di coloro che abbracciano il mondo dispiegando le proprie ali. E' sogno e rifiuto non aspro della materia. È ricerca dell'armonia nei contrasti accesi. È richiesta di pace che si alimenta mentre si dona. La dolcezza è rivolo d'acqua che spacca la durezza del mondo imprimendo sulle cose che sfiora il suo sorriso.
Esiste poi la dolcezza delle lacrime che rotolano libere per il dolore di chi attonito o impotente resta a guardare. Allora è una lama affilata che squarcia il cuore dei sensibili che da dietro un vetro rotto restano imperterriti e incapaci di smuovere la situazione per non sciupare quella grazia sconosciuta. La dolcezza è visione ed è il saluto di Dio che appare e poi scompare rinchiudendosi nel cuore delle cose che mostrano così un volto sovrumano. È dei santi e delle statue e non conosce sesso né materia specifica. È nei monti ripidi e aspri come nelle leggiadre nuvole. La rintraccia il poeta nel temporale che si annuncia e nella gradualità di tutto che non è tempesta ma fioritura lenta e un lento morire mentre la vita continua a scorrere liberamente nel suo letto di lenzuola bianche. Perché la dolcezza è la vita stessa che culla il nostro dolore.
Leggi la poesia: La pineta