Dicembre. La calma e il silenzio. L'attesa per chi stravolgerà la conoscenza e la percezione dei mondi.

Parlo al plurale perché ognuno di noi è parte di un universo a sé stante che obbedisce a proprie regole e leggi. La particella più piccola è essa stessa una dimensione nella quale coesistono altri infiniti e infinitesimali corpi. Ogni universo è una placenta e per noi esseri umani è possibile sconfinare in altre placente pur restando nel proprio universo.
Il simbolo del pesce rimanda al senso di confinamento che indirizza e circoscrive le nostre capacità di comprensione e in questo si afferma la sua sacralità.
Il presepe di San Pietro sta facendo molto discutere in rapporto alle figure che lo rappresentano. Si tratta di figure steliche e monolitiche che rimandano all'antica configurazione dell'uomo in rapporto al Cosmo. È un voler forse catalizzare l'energia dell'Universo a cui chiedere sostegno. La mascherina ci sta separando dal contatto con l'aria, allontanandoci nel concreto dalla percezione del cielo da cui lo spiritualista sente di provenire. Siamo creature celesti innanzitutto, briciole della polverizzazione delle stelle e l'invito a orientarsi verso il cielo è da interpretarsi come una richiesta di aiuto pronunciata dalle figure del presepe.
È costituito da statue particolari ben distanziate tra loro, contestualizzando nell'attualità il concetto che ognuno è una dimensione a parte che va recuperata agendo dal proprio interno.
Una figura ricorda un astronauta e qui ci sarebbe da riflettere non poco dal momento che in tanti sostengono che la Chiesa conservi dossier e testimonianze sul rapporto terrestri creature aliene. O forse l'astronauta suggerirebbe e lascerebbe aperta l'ipotesi di un trasferimento su altri pianeti, dal momento che il nostro appare totalmente compromesso?
Sicuramente il presepe di quest'anno si presta a letture sconcertanti sulla base di percezioni che rendono necessaria l'interpretazione ermetica. Ci sarebbe anche una figura dall'aspetto mostruoso o forse si è voluto rappresentare l'omaggio di tutte le forme di vita al Salvatore del Mondo, anche da parte di creature impensabili e sconosciute che l'uomo potrebbe intendere come negative? Un invito ad andare oltre ogni confine considerato e ad affacciarsi su altre realtà inesplorate che sono però sempre arti del grande corpo del Creato. In fondo, la propaganda sull'accoglienza di cui l'attuale papa si è fatto paladino potrebbe essere il punto di partenza verso svariate forme d'incontro che potrebbero verificarsi in futuro. Affermo questo basandomi anche sugli strani eventi astronomici che accadranno nella volta del nostro cielo. Congiunzioni particolari tra pianeti, il passaggio della cometa... tutti fatti che potrebbero essere colti come segnali.
Il presepe di quest'anno sta facendo discutere perché non in linea con la tradizione a cui siamo abituati. Però, proprio perché diverso ed estremamente laconico, potrebbe voler comunicare altro, spingendoci ad andare oltre la semplice rappresentazione legata all'evento Natale. È un presepe che rimanda alla storia più antica, alle ombre stese dal tempo sulle civiltà mesopotamica e sumerica, suggerendo di riconsiderare la cultura egizia secondo criteri oggi poco utilizzati e che avevano come perno il viaggio verso altri mondi.
È un presepe quello di San Pietro che a me non suggerisce le sfere basse del male, ma tutt'altro. L'incontro con altre vite disperse nell'Universo che forse da sempre ci stanno cercando, ma che noi non eravamo più preparati a ricevere.

