E' inopportuno parlare di Stati potenza, giusto invece sarebbe parlare di lobby all'interno degli Stati. Ossia, di particolarismi ideologico finanziari che gestiscono tutto.
Siamo nell'epoca dell'anarchia liberale in cui chiunque abbia una fetta di dominio nella torta dei mercati finanziari, può smuovere tutto e muovere il mondo, sottraendosi alla Legge del popolo. È in atto la restaurazione di una nuova establishment di tipo feudale, costituita di tante piccole oligarchie che scendono a patti tra loro per mantenere la rete di equilibri sulla quale si fonda il potere.
"Potere" e "Potenza" seppure nelle loro debite differenze peculiari, nell'anarchia coincidono e vanno a collimare con la stessa esigenza di svettare sulla corda spaziotemporale. L'anarchia è immobilismo e immobilità senza scampo. È l'ordine nel disordine, uno status che dall'esterno è inosservabile e incomprensibile. L'anarchia è per il popolo degli esclusi l'altra faccia del potere che si bea del suo totalitarismo incontestabile.
Le Ong, come già detto in precedenza in un mio articolo, sono esempi evoluti dell'autogestione anarchica maturata negli anni Novanta. Si è partiti allora dall'autogestione delle scuole e delle Università, attraverso il movimento filorusso studentesco che oggi definiremmo radical chic: la Pantera. Era quello il periodo dell'affermazione dei centri sociali, luoghi non luogo in cui persino le retate della polizia non sortivano alcun effetto. Quali alcune tipologie di setta che comprimono gli adepti, assicurando in cambio l'elevazione della coscienza spirituale tradotta in libertà, i centri sociali sono luoghi in cui l'anarchia si dimostra ma non sussiste, perché compressa da una leadership che sa autoregolamentare tutto e tutti. Lo stesso dicasi delle Ong che non prendono ordini da nessuno, ma si trovano piegate a fare ciò che la legge del più forte nell'alta finanza impone.
Stiamo bypassando il fenomeno delle Mafie e questo sembra non impressionare alcuno.