La Storia si ripete. All'epoca chiedemmo aiuto all'America contro la tirannia interna ed europea.

Adesso molti di noi sperano che l'America intervenga per liberarci dai mali estremi per offrirci cosa in cambio?
Conosciamo a fondo Trump e i suoi propositi? E dopo di lui chi verrebbe?
Intanto pensiamo al presente e alla nostra incapacità di riuscire a sbrigarcela da soli, mentre spero sia diventato chiaro che le alleanze hanno un che di fittizio e che sopra ogni cosa c'è l'imperialistica rivalsa di chi ci vorrebbe, con la scusa di rifondare l'uomo, ancora suoi sudditi.
Ecco, finita l'era del Sovietismo, emerge la dura faccia della Cina, altro Comunismo, mentre l'India scalda i motori. Non solo l'Occidente sembra essere arrivato al capolinea, ma ovunque il progresso non si allinei all'evoluzione competitiva sana della società, si respira un'aria malsana e nell'era telematica se uno schieramento va a fondo, tutti gli altri periscono. Un tempo era diverso. Esistevano le distanze. Oggi non più e l'invadenza è un fenomeno ormai politico.
Invasione e invadenza sono prodotti dello stesso meccanismo che ha per responsabile la rete in cui tutto è messo sul piatto e sembra che gli intrighi non esistano più. Nulla di più sbagliato. Se da un lato questa realtà ci spinge ad essere malpensanti, dall'altro opinionisti e nuove figure emergenti ci invitano a riflettere su ciò che non traspare, spesso articolato da loro.
Picasso e il Cubismo riproducevano un'umanità spigolosa e sconnessa nelle sue parti, partendo dal singolo. Oggi siamo in apparenza connessi secondo i criteri di un'artificiosità determinata a proprio uso e consumo, mentre i legami magici della natura solo da nuclei ristretti di simpatizzanti della cultura dello spirito sono contemplati. Troppo pochi in confronto al marasma di ignoranza e, a volte, con la disonesta intenzione di immettere nuovi guru in una umanità già di per sé compromessa.