Pensare alla storia non è mai stato semplice e libero. Oggi poi, direi che sia impossibile. C'è sempre un prima e un poi, mai un perché.
La dittatura è figlia e causa del disordine che vorrebbe dominare e l'attualità ce lo conferma. Siamo in dittatura e pochi lo sanno perché rispetto al passato non ci sono vincoli fisici e quelli psicologici sono molto subdoli. Produciamo dittatura senza volerlo, oggi. Ognuno, proprio perché minoranza inascoltata, vorrebbe imporre le sue idee partendo dal passato e dai suoi condizionamenti al tempo d'oggi. Ma siamo sicuri che il nostro pensiero vada in un'unica direzione?
Si è portati a ritenere, perché questo ci dicono tra i banchi di scuola, che la Storia la facciano i ricchi, ma che di Storia muoiano gli ultimi. L'aristocrazia è sempre stata accusata di aver deciso della vita e della morte degli ultimi, e le interazioni con la Chiesa ce lo dovrebbero dimostrare, ma pochi vedono la Storia come una serie di meccanismi complessi che partono dal pensiero condizionante per tutti, che si riflette sul campo sociale. È la mentalità a segnare la Storia in un'epoca e parlare di vittimismo in questa luce è improprio, a meno.che non si voglia estendere il discorso e abbracciare tutte le classi sociali. La mentalità miete vittime dal principio, ossia dai vertici, incolpando e penalizzando i cosiddetti nobili schiavisti. Gli ultimi della gerarchia sociale ne fanno le spese, perché stranamente più liberi da un dogmatismo di protocollo.
È più facile essere schiavi di un pensiero che di una condizione disagiata e l'aristocrazia trova raramente posto nella letteratura del dolore destinata al riscatto dei poveri. Allora, chi sono i vincitori? Coloro che a posteri manipolano i fatti. Ciò è possibile tramite la tradizione tramandata di avvenimenti cronacistici che occupano i nostri rotocalchi quotidiani e gli archivi. Di storia si crepa e pochi pensano ai nobili, a coloro che portavano lo stendardo in testa ai eserciti. Ma di Storia i nobili morivano anche nel quotidiano dal momento che le scelte per ubbidienza ai dettami prescritti e non per obbedienza alla coscienza impedivano di esercitare un ruolo attivo tra le parti e nella Storia. Il privato irrompe negli accadimenti che poi vengono rivisitati da critici e opinionisti dinvenendo leggenda.
Il sunto qual è?
Il punto è che della Storia si conoscono solo le interpretazioni. A scuola, insegnano date e nomi, tralasciando le ragioni scatenanti alla base dei grandi conflitti. Così, si tende a tramandare la cultura della morte e le sue ovvietà, trascurando che la Storia è innanzitutto vita immortale.