Un tempo c'erano le Baccanali, le Saturnalia e le feste dionisiache a sfrenare il popolo in determinati periodi dell'anno, con la consapevolezza che, esaurito quel tempo, tutto si sarebbe ricomposto nell'ordine delle cose (vedi a riguardo "La violenza e il Sacro" di Rene' Girard).
Sbizzarrimento, fantasia e capovolgimento, imperversavano in determinati periodi dell'anno con l'intenzione di aprire nella realtà canali di coscienza tramite l'ausilio espressivo della satira, senza in talmodo compromettere l'accondiscendenza di chi era al potere. Al contrario oggi non ci sono periodi databili e circoscritti, né fantasia. È tutto una pagliacciata che da' sfogo alle frustrazioni individuali, purtroppo col rischio aggiunto di essere legalizzate. Che queste degradanti manifestazioni pubbliche siano il resoconto di un malato bisogno di distinguersi in un'epoca in cui tutto tende a uniformarsi, è solo una delle tante pretestuose ragioni. La deriva dell'età moderna si riscontra non tanto nella pochezza di idee che si riflettono su disdicevoli valori, quanto nella mancanza di una destinazione sensata che abiti a incominciare dentro l'individuo, e si estenda da qui ad abbracciare unanimamente e in senso spirituale nonché etico tutta la comunità.
Si ha l'impressione che oggi la vita sia un continuo carnevale per l'incapacità intrinseca al malcostume attuale di destituire una politica riflesso di una società apatica e nullafacente. Una volta c'erano gli artisti, oggi vuoti a perdere che deambulano in mancanza di un tracciato.
La fantasia nasce da una condizione di misurato ordine che consente alla mente di respirare e agire. Oggi pare che tutto sia assecondato ma manca la partecipazione dell'io pensante che permetta all'ego di confinarsi. L'eccessiva esuberanza dell'ego travestito da anarchico segna il trionfo di una decadenza che fa crollare tutte le basi di un sano vivere comune. Non ha più senso la spiritualità che viene ad essere spiazzata da un egoismo senza futuro. Non ha più senso la costruttivita' in una società che non riconosce paletti all'individualismo. Non ha più senso l'arte espressione del Vero ricreato, perché l'uomo si è allontanato da se stesso e dal Tutto.
Paradossalmente, nella disintegrazione del mondo conosciuto è parte attiva chi tende a spegnere la logica dei confini identitari, spazzando via in tal modo affinità e dialettica alla base di ogni confronto civile. Il superamento di ogni confine non è segno di evoluzione, ma di quell'anarchia ignorante a cui ci vuole dirigere chi ambisce a un oscuro e quindi egemonico controllo dell'uomo nel suo essere individuo e nella sua partecipazione al sociale.
Una volta si parlava di feste accompagnate da canti carnascialeschi, oggi assistiamo a uno stravolgimento delle stesse ad opera di saltimbanchi senz'anima né cervello al soldo di chi vuole ridurci a strumenti passivi al servizio del Sistema.