Guardare verso la luce equivale a guardare indietro nel tempo. La conferma ci giunge dall'astronomia e dalla conoscenza dello spazio che ci sovrasta, attraverso l'osservazione degli astri. La distanza tra noi e questi misurata in anni luce ci spinge verso un passato immemorabile che si rende concreto dentro di noi costituiti di particelle dell'Universo.
La divulgazione della prima foto del buco nero e’ pertanto importantissima, nonostante le numerose polemiche in parte giustificate. La foto di per se’ non dice nulla ma racconta di una realta’ nella nostra realta’ che ci e’ impossibile tastare con mano e che sperimentiamo attraverso il nostro essere. L’orizzonte degli eventi gia’ inserito da Einstein nella teoria della Relativita’ da lui elaborata e’ molto piu’ di quella linea sfocata che appare nella foto. Esso indica il limite del nostro campo di azione governato dalla luce e l’immissione in una dimensione che potrebbe essere il portale d'accesso alla vita ultraterrena di cui parlano le antiche tradizioni spirituali. Il buco nero e’ un passaggio e non deve risultare casuale la sua individuazione in prossimita’ della Pasqua.
A ogni buco nero fa da contraltare un buco di luce che genera nuova vita governata da altre leggi fisiche che attualmente non conosciamo e non concepiamo. Il buco nero fotografato dista da noi 55 milioni di anni luce e c’è da chiedersi se tuttora sia ancora attivo. Una distanza cosi’ importante per la nostra logica abituata a valutazioni numeriche ben piu’ semplici dovrebbe indurci a riflettere sulla nostra vulnerabilità e a ridimensionare la nostra presunzione.
L'orizzonte degli eventi definisce tutto cio’ a cui noi diamo valore e che viene assorbito e automaticamente sgretolato da una forza di gravita’ che annienta la luce per rielaborarla in altra verita’. La promiscuita’ , l’importanza attribuita all’effimero crolla dinanzi al confronto con una realta’ che ci sovrasta dal Big bang dell'Universo. Basterebbe questo a farci riconsiderare la nostra umilta’ dinanzi alle piccolezze quotidiane e si spera contribuisca alla fondazione di una nuova coscienza orientata verso l'interiorita’ della vita che il corpo umano esprime e sintetizza nelle sue parti più intime. L’ombelico quindi, non e’ forse il segno di quel canale che ci collega alla dimensione prenatale, esperienza ignorata dalla quotidianita’ che ci assorbe?
Non siamo forse espressione del Cosmo? Da qui l'augurio che ritorniamo ad esserlo nel pieno rispetto della vita e della persona.