“E’ bello ciò che piace” era il motto della gioventu’ anni Ottanta oggi stravolto in “E’bello cio’ che raccoglie consensi”. La forte ingerenza della rete nei riscontri di opinione pubblica è tale da annullare totalmente l'individuo a favore della moltitudine. Non ha importanza se l'evidenza ribalta l'opinione comune. Fa testo il clamore mediatico.

E’ bello cio’ che si fa apparire bello e’ il principio universale alla base di ogni sistema che attualmente muove l’economia turistica. Nonostante i duri colpi della crisi, soprattutto in determinate aree del Paese frutta molto, apportando riconoscimenti ed introiti. I risultati più confortanti li stanno incassando quelle regioni che hanno saputo investire ingegnoso talento oltreché danaro nell’attuazione di una vera e propria strategia turistica a favore della promozione del territorio che ha visto partecipi congiuntamente istituzioni locali e forze politiche. Il rilancio di alcune aree a scapito delle altre ha presto avuto risonanze inimmaginabili, sfondando i confini territoriali. L’Italia si configura pertanto a macchie di leopardo, rivelando un forte richiamo turistico laddove la promozione supera di gran lunga la lamentela. In buona parte il lavoro a favore del territorio è svolto proprio dai semplici cittadini che sanno industriarsi sopperendo alla latitanza se non disimpegno delle istituzioni.
L’ultimo Giro d’Italia che ha percorso la costa tirrenica anche della Calabria paradossalmente ha lasciato scontenti proprio i Calabresi, per le informazioni rilasciate dal cronista. L’incanto delle nostre bellezze che rendono unica la regione nella sua complessita’ di paesaggi, di insediamenti antropici e microclimi ha ceduto il posto a mortificanti considerazioni montate anche su un evidente livello di disinformazione che ha escluso da ogni forma di menzione il meraviglioso parco marino dalle limpidissime acque che dall’isola Dino si estende fino agli scogli di Isca tra Belmonte e Amantea.
Dimenticanza o voluta omissione? Si domandano i cittadini di Fiumefreddo Bruzio annoverato tra i borghi più belli d’Italia e sprofondato nel silenzio del cronista.
A chi imputare la colpa di tanta superficialita’? A mamma Rai che succhia i soldi dell’abbonamento senza garantire ai cittadini un’adeguata informazione? Sicuramente, ma in questo caso non solo. Se e’ vero il principio secondo cui gli altri vedono cio’ che noi anche ricorrendo allo strumento parola mostriamo, una buona fetta di responsabilità ce l'hanno proprio i Calabresi educati a puntare il dito sempre sulle negativita’ che pure ci sono, e non sui ben superiori per numero primati di positivita’ che vanta la regione.
Invertire la rotta di questa farraginosa mentalita’ richiede tempo e tanta buona volonta’, soprattutto convinzione ed e’ proprio su quest’ultimo punto che sale lo sconforto.
A chi gioverebbe? All’economia generale della regione, senza dubbio. Ma come purtroppo sappiamo, lo spirito di condivisione e di sinergica collaborazione qui non ha mai attecchito e neanche serve risalire alle ragioni storiche che attribuirebbero a Murat e a Garibaldi la colpa di retrogradi e vittimistici atteggiamenti mentali. La voglia di cambiare è davvero di pochi, di coloro che vivono con impegno la propria terra rimboccandosi le maniche perché cambiare si può, basta esserne pienamente convinti, e soprattutto volerlo.