La logica forsennata del cambiamento che dilaga a macchia d'olio, incoraggiata da una certa politica, mina i valori portanti dell'attuale umanita’.

L'ingresso dell’Italia nell’Eurozona, oltre a renderci servi della moneta unica, ha introdotto una mentalità di rottura con il patrimonio non solo identitario ma di quell’assieme di principi che hanno tutelato l’imbarbarimento etico a cui stiamo assistendo oggi, impreparati o del tutto inconsapevoli. Se è vero che la libertà la conosciamo nel momento in cui viene a mancare, è altresi’ vero che la cultura, ben altra cosa rispetto all'indottrinamento, va di pari passo all'assorbimento e alla riconferma convinta dei valori insiti nell'uomo dei quali si avverte l’obbligo di preservarne le radici. Rispolverando l’antico concetto socratico di ignoranza legato all’incapacita’ di sapersi ricondurre alle origini nelle quali risiede l'umiltà dell’essere vivente, umano nello specifico, dietro la logica attuale si cela la subdola volonta’ di rendere l'uomo ignorante, ossia poco riflessivo e quindi manipolabile.
I vecchi maestri tuttora in carica conoscono bene il valore della formazione allineata alla trasmissione del sapere con la quale s’incrocia senza confondersi. La formazione di base alla conoscenza rilascia sicurezza, sedimenta nella mente ricettiva preparata ad accogliere i semi della cultura. Non si puo’ nutrire lo spirito se prima non lo si e’ predisposto a dovere in funzione dell’assimilazione dei concetti. La mente sede del pensiero è un campo che viene arato con cura prima della semina, affinché rilasci ottimi frutti. Non e’ casuale la familiarita’ etimologica tra cultura e coltura e i vecchi maestri delle elementari lo sanno molto bene.
E’ di questi giorni la notizia che il governo ancora in carica vorrebbe il licenziamento dei vecchi maestri non in linea con i nuovi canoni d'idoneità che prevedono la laurea anche per chi insegna nella scuole primarie. La destrutturazione della scuola elementare parte da molto lontano, da quando si è pensato di eliminare il maestro unico capace solo di dare un’infarinatura superficiale di tutte le materie di studio. Al di la’ di questa non convincente motivazione si cela l'oscura volontà di rendere vulnerabili gli alunni gia’ dall’infanzia, secondo gli obiettivi di un sistema di governo non piu’ a sovranita’ nazionale.
Dalla societa’ fluida si sta passando a quella dello scardinamento di tutti i valori vigenti. Il modello di società scomposta che tanto preoccupa gli intellettuali del presente, non ultimo il sociologo Francesco Alberoni, si consolida anche attraverso la concessione in apparenza solidale verso i lavoratori, di ridurre drasticamente le ore di lavoro, dando manforte all'utilizzo di robot. Se si attuasse questo provvedimento, crollerebbe il principio fondante la nostra Costituzione secondo cui l’Italia e’ una Repubblica fondata sul lavoro. La nobilitazione del lavoro in quanto collante della societa’ confligge con i principi disgregatori indotti attraverso la formazione impartita dalla scuola primaria. Il potenziamento dei team di docenti, facendo appello alle singole competenze che di fatto trasmettono un'idea del sapere frammentario e disorganizzato, è la conferma a quanto appena scritto. Su questa stessa linea il licenziamento dei maestri diplomati oltre ad essere incostituzionale, delegittimerebbe le prove di idoneita’ e gli stessi bandi di concorso senza alcuna motivazione sostenibile. I maestri titolari di cattedra formatisi in altri tempi, dimostrano ineccepibili competenze oltre ad una eccellente conoscenza della lingua e non hanno nulla da invidiare ai colleghi piu’ giovani dotati di specifica laurea.
La scuola è allo sbando, ma forse piu’ della scuola risulta essere allo sbando una società incapace di ravvedersi e di ritrovare quel senso di umilta’ che le consenta quel passo indietro nell'interesse non di un’oligarchia al potere, bensi’ di quella famiglia chiamata Nazione.