L'arte dello scrivere è di per sé un lavoro sottile e al tempo stesso elaborato che prevede la compartecipazione di vari fattori tra cui il dialogo tra lo scrittore e il mondo, e non ultimo, un chiaro confronto con se stessi.
Che ci sia una forte implicazione soggettiva o al contrario, che lo scrittore preferisca scomparire dietro un racconto oggettivo è una scelta non propriamente di stile, che risente degli stimoli letterari, nonché dei movimenti di idee del periodo. Nel Settecento, in piena epoca illuministica cosi come a fine Ottocento durante il Positivismo, l'autore si pone ai margini della narrazione per condurre, il più delle volte con l'utilizzo della terza persona, il filo della narrazione di cui assume la piena regia, con l'intenzione di dare risalto ai concetti che vuole esprimere, nonostante la forma romanzata. Le correnti di pensiero legate al Positivismo influenzano la scrittura e l'arte in genere, con particolare riferimento alla pittura in cui i colori vengono intesi come stati dell'anima, delineando un periodo di prospera serenità caratterizzato da una enorme fiducia nel mondo esterno. Quanto più l'artista interferisce con la narrazione, tanto più gli stati di disagio interiori sono presenti.
Quello del diverso è un tema ondivago e fluttuante, aperto a diversi scenari. Il diverso si connota di elementi specifici a seconda dell'epoca presa in esame, ma, in rapporto al discorso intimistico sull'uomo affiora a fine Settecento nel disincanto nei confronti del processo di industrializzazione che definisce l'Illuminismo, in seguito all'assunzione di una piena consapevolezza riguardo alla totale assenza di una politica a sostegno della classe proletaria impiegata nelle industrie dell'epoca, nonché dello sfruttamento dell'impiego femminile e dei minori. Solo a metà Ottocento Marx e le sue teorie riguardo ai nuovi orizzonti del Capitalismo andranno integrandosi con la condizione dell'uomo moderno, aggiungendosi a quanto espresso nel secolo precedente sull'analisi della società in rapporto agli individui che la compongono. Lo scetticismo etico ispirato dalla scienza agli esordi del capitalismo si rafforza con il progresso e le nuove ricerche come quelle ad esempio mirate a utilizzare l'elettricità non più solo in ambito scientifico, applicandola ai cadaveri con l'intenzione di risvegliarli dal sonno eterno.
L'Inghilterra e la Germania che hanno dato terreno fertile all'era industriale, elaborano dubbi e incertezze sul futuro dell'umanità che rischia di alienarsi dalle leggi naturali. E' su queste basi che prende vita il lavoro di Mary Schelley dal titolo Frankenstein destinato insieme al Faust di Goethe a diventare un cult della letteratura mondiale di tutti i tempi, al punto da ispirare i mostri protagonisti di future narrazioni. Il romanzo di Goethe e successivamente quello della Schelley accendono una spia di scetticismo sui rischi in cui può incorrere la società a causa dell'accellerazione con cui avvengono le scoperte scientifiche, espressione della bramosia nonché dell'ambizione e della sete di potere dell'uomo che vuole opprimere e comprimere la Natura. Nel romanzo della Shelley ridonda il mito di Prometeo il Titano che ha rubato dall'Olimpo il fuoco, emblema dell'ingegno, per distribuirlo agli uomini; mentre nel Faust c'è traccia di un'antica storia medievale il cui protagonista è un alchimista cultore di stregoneria che vende la propria anima al diavolo. Questa fonte originaria del Faust evidenzia la forte ingerenza della Chiesa medievale nell'antica sapienza alchemica spesso spacciata per diavoleria. Entrambi i lavori, sia il Frankenstein sia il Faust, aprono gli orizzonti al nuovo romanzo gotico non più incentrato su spettri e fantasmi, ma su mostri antesignani degli attuali robot elaborati da una scienza che va oltre l'uomo e pertanto imprevedibile e non circoscrivibile, in grado di compromettere l'ordine naturale delle cose e non ultimo, di assoggettare l'umanità.
Leggi la Poesia: Sogno di uno sconosciuto