L’archetipo della filatrice da sempre è alla base di ogni immaginario collettivo, improntato alla lettura del destino. Di esso rievoca l'esistenza e, al tempo stesso, il mistero.

Il filo ha un punto di origine, un suo cammino e infine, un punto di rottura. L'origine e la rottura coesistono in un tempo muto, inintelleggibile, la cui conoscenza è riservata a una nicchia ristretta di maghi e veggenti. È della natura semidivina di eroi e grandi re abitare nella cecità di un tempo ordinato secondo un codice di regole finite, e la necessità di affidarsi a qualcuno che navighi nelle acque calme del l'Assoluto e li aiuti a inquadrare la giusta rotta da seguire.
il ragno in relazione al suo teriomorfismo è associato al Femminile e per l'istinto vorace e per la tessitura della tela a cui ogni essere vivente sembra ricondursi. La trama della morte nasconde al suo interno il germe della vita. Il ragno quindi è il simbolo del destino ordito dall'interno che segue un suo corso immutabile , e il Principio (Femminino) a cui fa riferimento è elevato a tal punto da essere riservato a pochi.
La tessitura è opera della donna che accudisce il suo Femminino insito nelle radici più intime, e trova la più alta conferma nel lavoro minuzioso del ricamo. Sembrerebbe da quanto detto che tale arte più che lavoro da sempre spettasse alle donne, ma così non è. Difatti, proprio perché richiede eccessivo zelo e precisione, nei secoli scorsi in Europa il ricamo di gran pregio era riservato ai sarti impegnati al servizio delle grandi corti o degli alti prelati.

Diversamente da ciò, il mondo arabo, seppur basandosi sulla ripetizione degli stessi motivi decorativi, considerava il ricamo un lavoro espressamente femminile e proprio sul confronto dei due mondi, europeo e musulmano, verte la trama appassionante del romanzo Il decimo dono della scrittrice inglese Jane Johnson. In esso s'intrecciano i destini di due donne vissute in due epoche distanti tra loro e accomunate dalla passione per il ricamo.
La ricamatrice di ben quattro secoli prima risulterà la guida maestra alla scoperta del destino della seconda. All'origine, il ritrovamento di un antico diario della ricamatrice guida la cui esistenza verrà condizionata dall'accettazione della cultura esotica di adozione e dal ruolo che il sesso forte, quello maschile, li occupa. Sovviene allora la domanda: il destino non è forse il frutto di un lavoro a due mani, la prova evidente di un disegno bellissimo, un'autentica opera d'arte espressione di un'identità nascosta? A voi lettori dell'opera, la risposta.