Definita espressamente da Proust Una scrittrice perfetta, Principessa Bibesco, per esteso Anna Elisabeth de Noailles Principessa Bibesco Bassaraba de Brancoban, si afferma nel panorama letterario europeo primo novecento per la sua vocazione innata a raccontare secondo i parametri della narrazione psicologico introspettiva, proponendosi con uno stile raffinato ma non pomposo.
Ciò si traduce contestualmente in uno stile di carattere che fa di Principessa, visibilmente dotata di bellezza e forte fascino, l’ncarnazione del l'ideale di femminilità in voga in quegli anni, con in piu quel tocco di originalità evidenziato in particolare nel romanzo Il pappagallo verde edito da Sellerio. in tale opera la raffinatezza della penna che non scade mai nel lamento soggettivo, incrocia i passi di un destiino infausto che all'interno della famiglia Bibesco, prestigiosa dinastia romena, causa morti e disgrazie.
Prendendo spunto dal decesso del fratellino, Principessa ripercorre la storia della sua famiglia, a tratti ricorrendo a una smoderata fantasia che non appesantisce la narrazione e porta il lettore ad uscire dal labirintico intreccio biografico e a confrontarsi con il salto epocale che, a chiusura della Bella Epoque, portò alla crisi della retrograda e conservatrice cultura aristocratica e all'affermazione di una borghesia refrattaria degli antichi stereotipi ma nel contempo incapace di formulare nuovi valori etici. La crisi del vecchio mondo s’imprimera nell'animo dell'avanguardia artistica francese che con dovuto distacco e perplessità segue l’insorgenza della borghesia imprenditoriale e capitalista.
I caffè parigini pulluleranno di poeti e pittori smarriti tra i fumi di una malinconia a tratti abbozzata, che abita più la dimensione del sogno che gli episodi di vita concreta, ed evidenzia il distacco da ogni partecipazione politica e concreta al contesto storico del tempo. Poeti, iscrittori e artisti in genere si concentreranno sui propri stati d’animo, dando ampio sfogo all'inconscio. Ad essi si assoceranno anche attori e ideologi di una nuova concezione del teatro (ad esempio Artaud col Teatro della Crudeltà) che cavalcheranno, divenendone interpreti, il disagio emotivo e sociale del nuovo secolo.
Gli artisti Bohemien si contrapporranno aspramente alla obsoleta concezione dell’arte, cosi come alla nuova civiltà che avanza contrassegnata dal capitalismo di alta borghesia. Siamo lontani dai tempi in cui una borghesia euforica, figlia della rivoluzione industriale, tracciava le linee guida ad una società in crescita, come ci suggerisce all'interno de I promessi sposi l’immagine metaforica di Renzo che cammina. L'Esposizione Universale che inaugura a Parigi il '900 dietro l'apparente propaganda positivista a sostegno della tecnologia, trascinera’ con se’ un'ondata di scetticismo e di sfiducia verso l’esilarante idea di una società fondata sullo sfruttamento della classe operaia, come ci suggerisce Charlie Chaplin in Tempi moderni.
L’economia capitalista primo novecento se da un lato si farà promotrice di una egoistica quanto fittizia idea di progresso, dall’altro condurrà all’oscuramento i principi del vecchio mondo. Di risposta, l’aristocrazia mostrerà la sua stoica reticenza ad abdicare in favore delle nuove teorie moderniste, appannaggio delle classi emergenti. Cio’ concorrera a determinare un clima di tensione tra i popoli che porterà come tragica conseguenza alla rottura degli equilibri politici e alla dichiarazione della prima guerra mondiale. Il rilancio dei principi nazionalistici coniugati alle ideologie razziali spianeranno la strada ad Hitler e troveranno crudele espressione nell’antisemitismo.